2019-05-06
«Ci serve una cura trumpiana: grande choc fiscale e deficit»
Il ministro Riccardo Fraccaro: «In un'Italia piena di corruzione il caso Siri sarà d'esempio, ma la questione finisce qui. La democrazia diretta? Sì, ma con tempi molto lunghi per poter meditare».Riccardo Fraccaro, uomo di punta dei 5 stelle, è ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta. In un weekend di alta tensione tra M5s e Lega, ha conversato a tutto campo con La Verità. Avete forzato la mano sul caso Siri.«No, abbiamo semplicemente chiesto agli alleati ciò che chiediamo anche al nostro interno. In un Paese in cui uno dei problemi più importanti è la corruzione, le forze politiche devono essere di esempio. Era doveroso dare un segnale chiaro in una situazione che poteva diventare complicata in termini di credibilità».Dopo molti bocconi amari per voi, volevate farne ingoiare uno a Salvini? «No, anche su questo le parole del premier sono state condivisibili. La Lega non deve assumere un atteggiamento di difesa “corporativa", né noi dobbiamo cantar vittoria. Se iniziassimo a prendere decisioni per ripicca, non andremmo da nessuna parte». Guardiamo la questione in termini generali. Giocando a scacchi, si considera la mossa successiva. E se adesso arriva un avviso di garanzia a un vostro uomo pesante? «Il problema non è l'avviso di garanzia in sé. Secondo l'eredità di Falcone e Borsellino, la politica non deve aspettare le decisioni giudiziarie, ma assumersi subito la responsabilità di decidere caso per caso». Ma non le pare che, con questo precedente, un pm possa eventualmente azzoppare chiunque nel governo?«Ho piena fiducia nel lavoro della magistratura. La politica dev'essere rispettosa nei confronti della giustizia e fare la propria parte valutando le singole circostanze». Avete ricevuto gran sostegno dai “giornaloni". Non le sembra che un certo establishment sia lieto di usarvi contro Salvini?«Quell'establishment e certi media in conflitto d'interessi usano quotidianamente qualsiasi tema. L'hanno fatto verso di noi, ora verso la Lega. Per questo è bene non farsi condizionare».La litigiosità di queste settimane vi ha giovato? Salvini continua a veleggiare sopra il 30%, 11-12 punti sopra di voi. «La campagna elettorale ha ancora 20 giorni. Per certi versi, è naturale che le forze politiche sottolineino peculiarità e differenze, rispetto a ciò che le unisce. Ed è anche un bene che l'elettore possa giudicare le diverse sensibilità. Ma in Aula realizziamo sempre gli obiettivi comuni. Questa settimana voteremo in seconda lettura la riduzione del numero dei parlamentari, quella scorsa abbiamo votato il ritorno dell'educazione civica a scuola». Lega e M5s hanno un piano B dopo il 27 maggio?«Abbiamo un solo piano: attuare il contratto di governo. Io sono entrato in politica senza piani B. Prima del 4 marzo, abbiamo presentato un programma; dopo, abbiamo scritto con la Lega un contratto che intendiamo attuare nel corso della legislatura. Senza alcun dubbio». Come andrà a finire questa tensione con la Lega? «Per noi il caso può considerarsi chiuso. Non credo che la Lega voglia mettere tutto in discussione per una poltrona, abbiamo altre priorità di cui occuparci. Pensiamo a lavorare per il bene del Paese». La scorsa settimana il Pd ha fatto un'apertura, e voi l'avete respinta. Però magari dopo il 27 maggio qualcuno potrebbe voler ripartire da lì…«Questo “qualcuno" non lo conosco. Per carità: se su qualche provvedimento, come per l'educazione civica, anche le opposizioni votano a favore, ci fa piacere. Ma anche per credibilità nei confronti dei cittadini, noi abbiamo un dovere di correttezza verso chi ha scritto con noi il contratto di governo». Se i risultati rispecchiassero i sondaggi, vi adattereste al nuovo ruolo di junior partner di Salvini o scatterebbe un istinto di rottura?«Ma no. Ci accusavano di essere succubi a inizio legislatura, e non era vero, quando eravamo sopra la Lega come voti e come sondaggi. Continueremo a non essere succubi in futuro. Tra l'altro, penso che le Europee andranno bene per noi: non lo dico solo come auspicio, ma anche in relazione ai primi dati economici positivi della scorsa settimana. Ci avevano descritto come le cavallette, come incompetenti senza progetto. E invece…».Al di là dei 10 punti citati da Di Maio, non pare chiarissimo il vostro profilo europeo. Volete meno Europa o più Europa? «La criticità principale di quest'Ue è aver assoggettato Stati e cittadini ai mercati. Manca una Banca centrale che sia anche prestatrice di ultima istanza. Pensi poi al meccanismo dello spread, o agli effetti dell'austerity…».Ma quest'impostazione come si traduce in 2-3 cose fattibili?«Primo: più diritti sociali, occorre partire dal salario minimo. Si può creare un popolo europeo sulla base di diritti davvero inviolabili. Sviluppo sostenibile: vogliamo archiviare la fase dell'austerity puntando sulla crescita e mettere al primo posto la tutela ambientale. E poi più democrazia, far contare di più il Parlamento»Che ruolo gioca la componente non partitica del governo? Non temete che, sottotraccia, ci sia un lavorio per usare i tecnici per anestetizzare e commissariare il governo? «Questo timore non ce l'ho. Certo, ci sono sensibilità diverse anche legate ai caratteri delle persone. Ma nei momenti di difficoltà c'è stato un buon mix tra “irruenti" e “moderati". Pensi alla manovra: siamo arrivati al limite di un'infrazione poi scongiurata, e anche quelle componenti hanno collaborato». Prossima manovra. Flat tax o no, siete pronti a uno choc fiscale trumpiano? Senza un megataglio di tasse, si resta prigionieri dello zerovirgola.«In effetti gli Usa sono usciti dalla crisi anche grazie a un deficit straordinario. Invece le politiche Ue sono procicliche, ti dicono di investire meno, e finiscono per favorire la crisi. Sì, ci vorrebbe un grande choc». Ma ce lo vede -che so - uno come Moavero a battagliare con Juncker e Moscovici?(Sorride) «Ce lo vedo perché sarà accompagnato dai vicepremier… Battute a parte: il vero tema saranno i nuovi equilibri nell'Europarlamento e di conseguenza nella Commissione. Ma mi faccia dire ancora una cosa sulle Europee».Prego.«C'è rischio di astensionismo: è come se una parte degli italiani non si sentisse interessata. Occorre far capire che l'80% delle decisioni che arrivano qui derivano dall'Ue».Cambiamo tema. Lei è nato in Veneto, poi è vissuto a Trento, conosce bene il tema delle autonomie. Perché apparite ostili alla proposta della ministra Stefani, che scioglie il nodo delle competenze concorrenti, cioè quelle che ballano tra Stato e Regioni creando confusione?«No, non è così. Sono estremamente favorevole all'autonomia, la voglio fare e si farà. Il nostro impegno deriva dalla necessità di spiegare bene le ragioni della riforma. Spiegare che il cambiamento non avverrà a detrimento di altre Regioni, e garantire che le cose vadano proprio così».Ma la disuguaglianza (penso alla sanità, anche a parità di risorse) molto spesso dipende - già oggi - dalla cattiva amministrazione di molte Regioni del Sud. «Appunto. Occorre che sia lo Stato sia le Regioni si prendano tutte le responsabilità. Il percorso verso l'autonomia è virtuoso ma va fatto bene. Si andrà in Cdm e poi ci sarà un passaggio parlamentare».Ma se portate le singole intese Stato-Regione in Aula sottoponendole a centinaia di emendamenti, finiranno impallinate…«Alt. Il percorso parlamentare lo decidono i Presidenti delle Camere».E lei cosa gli suggerirà?(Sorride) «Lo suggerirò a loro, non tramite intervista. Ma garantisco che le due forze politiche non vogliono nessun tiro al bersaglio in Aula. Vogliamo portare a casa il risultato». Tra poche settimane saranno 3 anni di giunta Raggi a Roma. Onestà impone di dire che ha ricevuto un'eredità difficile, ma la città è al disastro, tra bus, rifiuti, buche… Non è per voi un biglietto da visita di fallimento amministrativo?«È più difficile fare il sindaco di Roma che il ministro… Quando hai giunte precedenti che hanno portato il debito a una voragine di 12 miliardi. E se almeno l'avessero fatto per offrire buoni servizi: invece hanno depredato tutto…».Ok, ma dopo 3 anni di M5s in Campidoglio cosa dice a un cittadino alla fermata del bus che vede sulla app un tempo d'attesa di 28 minuti?«Che sono stati messi a bilancio 600 nuovi bus che piano piano arriveranno. È una sfida: nessuno ha la bacchetta magica».Lei ha in mano la questione della democrazia diretta. Chi le parla è un antico referendario. Non teme che il referendum propositivo, anziché essere un'arma delle minoranze, possa diventare un'arma di chi è in maggioranza? «Il rischio di un uso plebiscitario c'è sempre, però vale pure per i decreti… Vogliamo dare più democrazia ai cittadini e porteremo avanti la riforma: mercoledì il Senato riprende l'esame del referendum propositivo, che consentirà ai cittadini di partecipare direttamente alla formazione delle decisioni pubbliche».E che accorgimenti propone?«Tempi adeguati di meditazione e discussione prima del voto, affinché la votazione non avvenga in base a fattori emozionali. La procedura può durare, dalla raccolta di firme, anche due anni e mezzo».Come eviterete che a poter raccogliere le firme siano solo organizzazioni potentissime?«Primo: tagliando tasse e costi sui banchetti. Secondo: eliminando tanta burocrazia su autenticazione e certificazione delle firme. Per il resto stare in piazza a raccoglier firme fa solo bene…».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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