2019-01-13
Chiudere i porti è l’unica soluzione. A regime anche le richieste d’asilo
Solo 53 arrivi da inizio anno (contro gli 840 del 2018), rotta libica chiusa e ottima cooperazione con Tripoli. Caos finito sulle domande d'ingresso, ora si può espellere. La Stampa ammette: la musica è cambiata.Solo 53 arrivi dal primo gennaio a oggi contro 840 dello stesso periodo del 2018. Nel 2017 ne sbarcarono 729. La rotta libica è ormai chiusa. La Verità lo afferma da tempo. E mentre Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale, si lagna per gli Sprar sempre più vuoti, il quotidiano La Stampa lo riconosce: «In tema di migranti, nelle statistiche del ministero dell'Interno ci sono alcuni numeri che fanno sorridere Matteo Salvini. Innanzitutto il calo drastico degli sbarchi». Lo scrive Francesco Grignetti in uno dei servizi che compongono le due pagine di primo piano dedicate dal quotidiano torinese all'immigrazione. L'analisi di Grignetti è documentata: «Nell'intero anno scorso sono sbarcate 23.371 persone, quasi 100.000 in meno rispetto al 2017. Pochissimi erano quelli che venivano dalla Libia; piuttosto erano barche provenienti dalla Tunisia o dalla Turchia». La propaganda delle lobby dell'accoglienza a tutti i costi, poi, proprio non riusciva a mandare giù gli interventi del governo pro Guardia costiera libica. Si è scritto di tutto: che i guardacoste libici erano assassini, che sparavano sui migranti, che erano dei torturatori senza scrupoli. Ora, però, una voce neutra scrive: «Di contro, la Guardia costiera libica sembra funzionare abbastanza bene: sono stati almeno 15.000 i migranti che hanno recuperato in mare lo scorso anno. E poi, come si è visto, sono state bloccate le imbarcazioni umanitarie delle Ong, il cui ruolo è ridotto ai minimi termini». La situazione, viene riconosciuto, a questo punto è radicalmente cambiata. La strategia avviata dall'ex ministro Marco Minniti e la linea dura messa in atto da Salvini stanno dando i loro frutti. Il 10 luglio 2018, a conferma che gli investimenti sulla Guardia costiera libica stanno a cuore al governo Conte, con un decreto legge l'Italia ha ceduto alla Libia, a titolo gratuito, 12 unità navali in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto, Guardia costiera e Guardia di finanza, per garantire in particolare «la corretta gestione delle attuali dinamiche del fenomeno migratorio, con particolare riferimento ai flussi provenienti dalla Libia, attribuendo priorità all'esigenza di contrastare i traffici di esseri umani, nonché la salvaguardia della vita umana in mare». Il primo dato è che sono crollate le domande di asilo politico: nel 2018 hanno presentato una richiesta di protezione internazionale in 53.596. Erano stati 130.000 l'anno prima e 123.000 l'anno ancora precedente. Numeri, spiega Grignetti, che erano figli della grande emergenza aperta nel 2015. Nel frattempo, le commissioni territoriali che devono decidere sulle domande di asilo, ormai lavorano a pieno ritmo. Ecco i dati che fornisce La Stampa: nel corso dell'anno appena trascorso, le commissioni hanno esaminato 95.576 casi (ne restano pendenti 98.000). Di questo passo, nel giro di 12 mesi, l'arretrato (che in Italia ha spesso innescato rivolte all'interno dei centri d'accoglienza, dove i migranti lamentavano i tempi troppo lunghi per avere una risposta alla loro richiesta di asilo) sarà quasi azzerato e a quel punto sarà facile applicare il piano di Salvini, come prefigurato nel famoso decreto Sicurezza. «E cioè», scrive ancora Grignetti, «discriminare rapidamente chi ha diritto a restare in Italia e chi no». Quale sarà il prevedibile risultato di questo nuovo meccanismo, infatti, lo si legge sul sito del ministero: «Riducendosi il numero dei richiedenti asilo in attesa di valutazione, le commissioni potranno velocizzare la trattazione e quindi la decisione, riconoscendo l'asilo a chi ne ha diritto in tempi decisamente più brevi rispetto ai circa due anni attuali». Con la cancellazione del cosiddetto permesso umanitario e con il diniego quando si commettono reati, oppure quando la domanda è reiterata con scopi strumentali, si è infatti ristretta grandemente la porta di ingresso in Italia. Alla fine, saranno pochi fortunati (attualmente ci si è attestati su un 18 per cento di accoglimenti) quelli che avranno lo status di rifugiato e potranno accedere allo Sprar, che non è stato chiuso, come vorrebbe lasciar credere l'Avvenire. In più ci saranno anche i tribunali meno congestionati, perché era lì che ricorrevano i migranti ai quali veniva respinta la richiesta di asilo. «In sostanza», spiega ancora La Stampa, «prima del nuovo corso veniva concesso con larghezza l'asilo umanitario, che ora non esiste più. Ed era un escamotage giuridico che assomigliava tanto a una sanatoria». E, così, in Italia le porte erano sempre aperte. Per chiunque. E con qualsiasi curriculum, anche criminale. Ad ogni scadenza, d'ora in poi, questi permessi non verranno neanche più rinnovati. Per questo motivo, si stima che ci saranno 5.000 irregolari in più ogni mese. Ma è un effetto collaterale che non sembra preoccupare più di tanto il Viminale, che registra soprattutto il risparmio economico: «Il sistema di accoglienza va decongestionandosi. Ancora oggi sono attive oltre 9.000 strutture, con una spesa di oltre 2,7 miliardi di euro a carico dell'erario». Per questo dalla Conferenza episcopale piangono. Il business dei migranti, in buona parte, era proprio nelle mani delle organizzazioni dei vescovi. E per gli irregolari? «Tutti quelli che hanno diritto di stare in Italia avranno assistenza e un tetto», ha spiegato più volte Salvini. «Quelli che non hanno diritto, invece, dovranno prima spiegarci perché sono in Italia e, se provengono dai Paesi con i quali ci sono accordi per il rimpatrio vengono espulsi, altrimenti verranno controllati e trattenuti».
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