2021-06-25
Il centrodestra vuol vincere o fa solo finta?
Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Getty Images)
La coalizione Lega-Fdi-Fi può avvicinarsi al 50% dei voti o addirittura superarlo. Ma il primo banco di prova sono le amministrative e le divisioni interne stanno lasciando senza candidati la metropoli lombarda, Napoli e Bologna. Un regalo per una sinistra a pezzi.Nonostante Enrico Letta si sia dato da fare per accreditare un Pd in crescita, tornato addirittura a essere il primo partito italiano, i sondaggi danno sempre in testa la Lega e Fratelli d'Italia. Secondo le più recenti rilevazioni, Matteo Salvini potrebbe contare su un consenso che oscilla fra il 20,8 e il 20,6%, a seconda dell'istituto che interroga gli elettori, mentre Giorgia Meloni avrebbe una forbice più ampia, che va dal 20,5 al 19,1%. E il Pd? I più generosi lo danno al 18,6, cioè inchiodato alla percentuale ottenuta da Matteo Renzi nel 2018, sull'onda della quale fu costretto a lasciare la segreteria. I più pessimisti invece, lo stimano al 17,6. Quanto al Movimento 5 stelle, è ormai stabilmente il quarto partito, da primo che era appena tre anni fa, con valori che si aggirano intorno al 16%. Segue Forza Italia, intorno al 7%, e poi Italia Viva, Azione di Carlo Calenda, Coraggio Italia di Luigi Brugnaro: in pratica, le briciole. Ma al di là di chi sia davanti e da quanto distanti siano la Lega e Fratelli d'Italia, se cioè il partito della Meloni abbia o meno messo la freccia per il sorpasso, ciò che balza all'occhio mettendo insieme i numeri è che, se si votasse domani, il cosiddetto centrodestra unito sfiorerebbe il 50%, mentre la sinistra, anche sommando persone che si odiano, come per esempio Renzi e Letta, a malapena arriverebbe al 40 e alle prossime elezioni è destinata molto probabilmente a perdere. Certo, questi sono conti fatti senza l'oste, cioè non tenendo in considerazione un'area molto ampia di indecisi, che il giorno del voto potrebbero svegliarsi e mettere la croce sul simbolo del Pd o su quello dei 5 stelle, risollevandone le fiacche percentuali. Ma della indecisione potrebbero valersi anche i partiti di centrodestra, i quali potrebbero perfino scavalcare la soglia della metà più uno.Sia come sia, al momento possiamo solo dire che Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia sono avanti di parecchi punti e a oggi spopolerebbero. E però, pur avendo potenzialmente la maggioranza degli italiani dalla propria parte, il centrodestra sta facendo di tutto per perdere. Non le elezioni politiche, che ancora non sono state fissate e per le quali - a meno di un'improbabile caduta del governo e di un anticipato scioglimento della legislatura - bisognerà attendere, ma quelle amministrative. Che non sono nel 2023, ma fra pochi mesi e alle quali Salvini, Meloni e Berlusconi si avviano nel migliore dei casi separati da idee diverse e nel peggiore senza neppure un candidato.Il caso più eclatante è quello di Milano, dove da mesi si sfoglia una margherita che ormai è rimasta senza petali. Prima c'era Gabriele Albertini, ex sindaco con un passato molto stimato, che però dopo settimane di chiacchiericcio e ipotesi alla fine ha ringraziato e si è sfilato. Qualcuno ha rispolverato il nome di Letizia Moratti, vice presidente della Regione Lombardia e anch'ella con un'esperienza da primo cittadino della capitale finanziaria d'Italia. Pure lei però ha gentilmente declinato l'offerta. Quindi, sono stati passati in rassegna i nomi di stimati professori della Bocconi, quello dell'ex ministro dei Lavori pubblici, Maurizio Lupi, alcuni manager della comunicazione. La roulette a un certo punto sembrava essersi fermata sulla figura di Oscar di Montigny, dirigente del gruppo Mediolanum e genero di Ennio Doris, ma dopo giorni di attesa, anche lui ha preferito il passo indietro, con la motivazione che le divisioni interne alla coalizione non lo facevano sentire molto gradito. Ora Salvini ha annunciato che entro la settimana scioglierà il mistero della candidatura a sindaco, ma la stessa cosa l'aveva detta settimane prima e purtroppo il giallo è rimasto senza soluzione. Così, al momento, in campo c'è solo Beppe Sala, che pur non essendo di sinistra, da cinque anni si è accomodato con la sinistra sulla poltrona di sindaco, assecondando tutti i voleri dei compagni, da quelli sulle piste ciclabili a zig zag, all'accoglienza indiscriminata dei migranti, per finire ai restringimenti delle carreggiate, che dovevano servire a ridurre il traffico stradale, ma fanno aumentare solo l'inquinamento, perché le auto con i motori accesi s'incolonnano. Tralascio per carità la politica che ha incentivato l'uso dei monopattini elettrici, che hanno creato più problemi (chirurgici, perché la gente si rompe la testa) di quelli che hanno risolto. Mi limito però ad annotare che se il centrodestra non ha un candidato spendibile, alla fine il rischio di un Sala riciclato si fa concreto, con quel che ne consegue: più immigrati per tutti, più gas di scarico e più monopattisti (ma io li chiamerei monodisfattisti) rotti. Pensate che il caso Milano sia un unicum? No, purtroppo la stessa scena si ripete a Bologna e a Napoli, dove nonostante la scellerata gestione di Luigi De Magistris, rischia ancora di vincere la sinistra, perché il candidato Catello Maresca (magistrato in servizio alla Dda campana) non si mette d'accordo con i partiti e sulla presenza nella scheda elettorale del loro simbolo. A Roma si è rischiata un'analoga impasse e alla fine il rebus è stato risolto con un candidato caro a Giorgia Meloni (Enrico Michetti) e un aspirante vicesindaco in quota Salvini-Berlusconi (Simonetta Matone). Una scelta al fotofinish, che però altrove rischia di arrivare fuori tempo massimo. Al punto che, alla fine, viene spontanea una domanda: ma il centrodestra vuole vincere o fa solo finta di provarci?