2018-12-02
C’è l’intesa: «Autonomia a dicembre». Ora la sfida è evitare l’ingorgo in Aula
M5s-Lega: «Si parte con il Veneto». Da gennaio gioco di incastri per le altre riforme. Il calendario di Camera e Senato, da gennaio in poi, rischia di essere intasato: reddito di cittadinanza e quota 100, con i provvedimenti delega, la legittima difesa, e ora l'autonomia.Ci è voluto un mese e mezzo in più rispetto alla promessa fatta su queste pagine dal ministro competente, Erika Stefani: «Porterò in Consiglio dei ministri il testo sulle autonomie entro il 22 ottobre, anniversario dei referendum». Ma una manciata di giorni in più alla fine è poca cosa, rispetto ad aspettative frustrate e battaglie (solo) di principio durate anni e anni. «In uno dei Consigli dei ministri di dicembre affronteremo il tema», parola del vicepremier e ministro del Welfare e dello Sviluppo Luigi Di Maio, al quale hanno fatto immediatamente eco quelle dell'altro vicepremier, e ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «Nelle prossime settimane si passerà dalle parole ai fatti, come previsto dal contratto di governo. Di Maio ha confermato l'impegno di tutti, il provvedimento inizierà il percorso, in accordo per ora con i governatori di Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e presto con tante altre regioni che vorranno gestire meglio soldi e competenze». In particolare Di Maio, in visita a Spresiano, in provincia di Trieste, ha assicurato che «l'autonomia del Veneto si deve dare il prima possibile, perché i veneti hanno votato un referendum che non deve essere disatteso». Uscita che ha trovato ovviamente il plauso del governatore Luca Zaia: «Ringrazio i vicepremier per aver lanciato questo fondamentale segnale, un segnale che ci fa ancora più ben sperare. Vorrei ringraziare anche il ministro agli affari regionali Erika Stefani che, collaborando, ci ha permesso di presentare questo bel progetto. Per noi il progetto c'è, è completo e confermiamo la richiesta per tutte le 23 materie. Questo è un governo che passerà alla storia con l'autonomia del Veneto». In effetti questa è la Regione che si è mossa per prima chiedendo l'autonomia per lo spettro più amplio possibile nel rispetto dei paletti costituzionali, 23, cosa che poi ha fatto anche la Lombardia: dalla sanità ai trasporti, dai rapporti con l'Ue, dal coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario ai porti e aeroporti civili, se andrà in porto la riforma queste competenze passeranno sotto il cappello del governo locale, mantenendo fermi i saldi di bilancio. In sostanza, lo Stato non verserà più denaro alle Regioni, ma al trasferimento di una competenza corrisponderà il trasferimento delle risorse per poterla gestire. Finora al ministro Stefani sono arrivate richieste di autonomia da otto Regioni: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Piemonte e Marche e Umbria (in forma congiunta), ma da indiscrezioni sarebbero 13 le Regioni pronte a chiedere di poter gestire autonomamente una serie di materie.Ora, con il via libera ufficializzato da entrambi i leader dell'alleanza di governo, con l'esplicito riferimento al contratto che corrisponde - nel linguaggio gialloblù - a un impegno vincolante, si apre la partita delle tempistiche. Sulla carta, se l'esecutivo decidesse di procedere spedito, il provvedimento, almeno per il Veneto, istituzione che ha trovato l'accordo definitivo con lo Stato (la Lombardia è leggermente più indietro, l'Emilia ha intrapreso la strada istituzionale, senza passare da un referendum), potrebbe vedere la luce anche in due o tre mesi. Quindi in tempo per le europee. Il particolare non è, ovviamente, secondario. Potersi presentare davanti agli elettori con una lista di obiettivi raggiunti la più lunga possibile è di importanza strategica per i gialloblù. La partita dell'autonomia è un tassello importante e non solo, come è evidente, per la Lega. Essere passati attraverso una consultazione popolare, nel Lombardoveneto, conferisce alla questione una patente di legittimità particolare anche agli occhi grillini. I quali non possono permettersi uno strappo con un elettorato, quello del Nord, che sta mostrando pericolosi segni di insofferenza. Il problema è che il calendario di Camera e Senato, da gennaio in poi, rischia di essere intasato: reddito di cittadinanza e quota 100, con i provvedimenti delega, la legittima difesa, e ora l'autonomia. Punti programmatici sui quali Lega e M5s si giocano milioni di voti. Portarli a casa, o almeno incardinarli in un percorso parlamentare, diventa fondamentale. Poi, come spiega un esponente di governo, si può anche pensare di dividere le proprie strade. Non certo prima però.