2024-07-27
Il cdm riforma i pedaggi autostradali e manda in pensione il Redditometro
Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini (Imagoeconomica)
Lo Stato incasserà direttamente i soldi degli automobilisti. Concessioni più brevi. Addio al Grande fratello fiscale. Progetto per la Zona speciale unica nel Mezzogiorno. Il premier: «Mattone del piano Mattei».Informativa di Roberto Calderoli: «Sono già state trasmesse le richieste di Veneto, Piemonte, Liguria e Lombardia». Antonio Tajani frena: «Rischiamo tante piccole politiche estere locali».Lo speciale contiene due articoli.Via libera ai pedaggi autostradali di Stato e stop al Redditometro. Sono le principali novità, ma non le uniche, approvate ieri dal Consiglio dei ministri che aveva sul tavolo il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza.Partiamo dalla misura spinta dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, sulle concessioni autostradali, che sono state oggetto di approfondimenti anche con l’Europa e hanno richiesto diverse modifiche rispetto alle prime bozze circolate. Dal 2025 cambia dunque il modello tariffario per i pedaggi con un nuovo sistema di regolazione (già sperimentato in quattro concessioni) che distingue la tariffa in tre componenti: una di gestione e una di costruzione, entrambe di competenza del concessionario, e la componente tariffaria per oneri integrativi, di competenza dell’ente concedente, cioè l’extragettito, i cui proventi saranno utilizzati per gli investimenti autostradali, senza incrementare i pedaggi. Le future concessioni non supereranno i 15 anni, mentre per quelle in essere restano ferme le regole esistenti, con scadenze tassative per la revisione del piano economico finanziario. Con la nuova disciplina, dunque, sarà lo Stato a incassare i pedaggi, riconoscendo al concessionario un canone per la manutenzione e i nuovi lavori. Una centralizzazione che cozza un po’ contro l’autonomia differenziata sulla cui attuazione, sempre nel corso della riunione di ieri, ha svolto un’informativa il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli.Il cdm ha poi approvato una delibera, su indicazione di Salvini, che dà mandato all’Avvocatura dello Stato per depositare il ricorso nei confronti dell’Austria, davanti alla Corte di giustizia della Ue contro i divieti unilaterali di Vienna al Brennero. Per il ministro delle Infrastrutture si tratta di una iniziativa finalizzata «a chiudere con l’arroganza austriaca e ridare certezza del diritto agli autotrasportatori europei». Sul fronte tasse, lo stesso Salvini ha annunciato che il cdm di ieri ha approvato lo stop al Grande fratello fiscale con il superamento definitivo del Redditometro. «Lasciamo lavorare gli italiani perbene, assicurando che a essere individuati e puniti - senza sconti - siano coloro che non hanno mai dichiarato niente», ha sottolineato il ministro sui social. Ma ci sono altre novità. Il ddl stabilisce che entro un anno dall’entrata in vigore della legge è prevista l’emanazione di un altro decreto per riordinare e coordinare la concessione ai pubblici esercizi di spazi e aree pubbliche di interesse culturale e paesaggistico per l’installazione di strutture amovibili funzionali all’attività, i cosiddetti dehors. Si prevede, inoltre, che i Comuni adeguino i propri regolamenti per garantire, in particolare, adeguate zone per il passaggio dei pedoni e delle persone con limitata o impedita capacità motoria nel caso di occupazione di marciapiedi. Fino al 31 dicembre 2025, e comunque fino alla data di entrata in vigore del dl, vengono prorogate le norme del 2020 connesse alla pandemia di Covid. Rientra nel decreto anche la portabilità delle scatole nere: alle compagnie assicurative sarà vietato prevedere clausole contrattuali che impediscano o limitino il diritto dell’assicurato di disinstallare i dispositivi elettronici (senza costi e alla scadenza annuale del contratto), o penali in caso di restituzione dopo la scadenza. Viene stabilito un meccanismo di portabilità dei dati registrati dalle scatole nere che il consumatore potrà richiedere, tramite la compagnia assicurativa, all’impresa che gestisce i dispositivi elettronici. Un capitolo è poi dedicato a taxi e Ncc: per fronteggiare il fenomeno dell’abusivismo, si prevede l’applicazione di sanzioni in caso di mancata iscrizione al registro, che vanno dalla sospensione alla revoca dal ruolo dei conducenti. I Comuni potranno accedere al registro verificando la veridicità dei dati e comunicare al Mit i dati relativi agli eventuali provvedimenti di revoca o sospensione adottati. Tra gli altri interventi, viene resa più funzionale l’attività di monitoraggio dei prezzi e delle tariffe effettuata dalle Camere di commercio, attribuendo al Garante per la sorveglianza dei prezzi il potere di individuare i prodotti da sottoporre a controllo. Il dl introduce inoltre una misura di contrasto alla cosiddetta «shrinkflation» che consiste nel ridurre la quantità di prodotto, pur mantenendo inalterato il confezionamento: viene introdotto un obbligo di informazione in favore del consumatore che prevede l’apposizione di una specifica etichetta sulla merce esposta. Sempre ieri il governo ha infine varato il piano strategico per la Zona economica speciale (Zes) unica del Mezzogiorno, «che contribuirà a disegnare la politica di sviluppo del Sud per i prossimi tre anni», ha sottolineato Giorgia Meloni. Aggiungendo che vengono sostituite le precedenti otto Zes limitate alle aree retroportuali «che non hanno funzionato come avrebbero dovuto e, grazie a un serio confronto con la Commissione europea, estende i benefici della zona economica speciale all’intero territorio di tutte le Regioni del nostro Mezzogiorno». L’obiettivo è quello di rendere il Sud un luogo dove sia conveniente investire individuando nove filiere strategiche e tre tecnologie prioritarie da promuovere: il digitale, il cleantech e il biotech. La Zes unica, ha osservato la Meloni, «è un mattone in più che noi mettiamo per costruire quel nuovo modello di cooperazione, sviluppo e partneriato con l’Africa che è alla base del piano Mattei».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cdm-riforma-pedaggi-autostradali-2668821840.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="autonomia-negoziati-in-4-regioni" data-post-id="2668821840" data-published-at="1722032842" data-use-pagination="False"> «Autonomia, negoziati in 4 Regioni» L’autonomia differenziata «non è un dogma di fede». Parola del vicepremier Antonio Tajani sulla legge Calderoli che continua a sollevare dubbi e interrogativi all’interno della maggioranza di governo anche se nessuno si starebbe mettendo «di traverso». Ieri, in cdm, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha svolto un’informativa sull’attuazione della legge numero 86 del 2024, quella dell’autonomia differenziata. La legge definisce i principi generali per l’attribuzione alle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e le modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione. La legge fa una distinzione tra materie e ambiti di materie Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) e materie e ambiti di materie non Lep. È su queste nove funzioni, ha sottolineato Calderoli, che il governo ha già ricevuto da Veneto, Piemonte, Liguria e Lombardia la richiesta di avvio di un negoziato considerato che, su nove materie, quattro sono già al centro del preaccordo firmato con il governo Gentiloni a fine 2017. Ovvero politiche del lavoro, istruzione, sanità e tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Accordo allora firmato anche dalla Regione Emilia Romagna per mano del governatore dem Stefano Bonaccini, oggi contrario all’autonomia così come tutto il Pd, talmente contrario che ieri il senatore Francesco Boccia ha presentato - all’insegna dello slogan «Mobilitiamoci e firmiamo tutti per evitare lo spacca Italia di Calderoli, il sito Referendumoautonomiadifferenziata.com, la nuova piattaforma per raccogliere le firme online per la prima volta in Italia. In cdm è stata la stessa Giorgia Meloni a chiedere alcuni chiarimenti al ministro leghista, soprattutto sulle tempistiche degli accordi tra le Regioni e lo Stato su ciò che non concerne i Lep e Calderoli avrebbe indicato in 60 giorni il termine prima dell’eventuale mediazione tra i due enti. Nel frattempo per la determinazione dei Lep si procederà con i vari passaggi dell’iter procedurale di attuazione disciplinato dalla legge. A chiedere il confronto con la Meloni, subito dopo la pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale, è stato il governatore del Veneto Luca Zaia che vorrebbe gestire entro fine anno le nove competenze, essendo fermamente convinto che l’autonomia è «uno strumento che migliorerà la vita dei cittadini e stimolerà la crescita dei territori». Non la pensa «del tutto» così il presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto di Forza Italia e ieri in cdm il ministro degli esteri di Fi, Tajani, si è fatto portavoce dei dubbi che tutto il suo partito ha in ogni parte d’Italia. Il vicepremier ha spiegato il suo timore: «Affrettare l’attuazione dell’autonomia può creare problemi tra le varie Regioni». Il leader azzurro avrebbe poi fatto un esempio per quanto riguarda le sue competenze: «Se una Regione stipula un’intesa sul commercio estero con uno altro Stato, potremmo rischiare di avere tante piccole politiche estere regionali, che rischiano di confliggere con quella nazionale. Questo non sarebbe accettabile». Poi ha chiesto a Calderoli una copia della relazione per studiarla nei dettagli. A margine di un convegno sempre ieri pomeriggio Tajani ha ribadito: «Noi daremo il nostro contributo costruttivo, noi l’abbiamo approvata con delle osservazioni e continueremo a vigilare perché non è un dogma di fede. Quindi noi vigiliamo affinché venga ben applicata. Dire vigilare non significa mettersi di traverso, ma girando l’Italia capisco le preoccupazioni delle Regioni del Sud».
Simona Marchini (Getty Images)