2024-04-09
Il «Vangelo» del Cav Prima dello Stato ci sono la persona e la sua libertà
Il faro filosofico di Berlusconi: la fede nei diritti che il potere non può violare e che sono strumento di critica dei governi.Fare della libertà il centro del programma politico fu una scelta chiara da subito. L’intuizione di Silvio Berlusconi fu quella che il pensiero liberale conteneva tutto ciò di cui la società italiana avesse bisogno da un punto di vista sia generale sia dei singoli soggetti che vi operavano (famiglie, imprese, associazioni, eccetera). La centralità della persona e la sua libertà sono il leitmotiv di tutto l’insieme degli altri diritti umani. La persona è il fondamento stesso dei diritti umani che, nei secoli, sono stati individuati e scritti nelle varie carte dei diritti fino ad arrivare alla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Tali diritti derivano direttamente dalla dignità della persona. Persona-dignità-diritti risulta essere una triade che viene letta e statuita in questa precisa successione. È la persona la fonte dei diritti che le appartengono in quanto tale. Non è il diritto la fonte dei diritti della persona. Sono diritti uguali per tutti i membri della famiglia umana e sono diritti inalienabili: non sono nella disponibilità di alcuno. Qualsiasi potere è tenuto a riconoscerli e a rispettarli. Tutti i firmatari della Dichiarazione del 1948 e di tutti i documenti successivi riconoscono questi diritti come ideale comune da raggiungere per tutti i popoli e tutte le nazioni. La persona, al momento stesso della nascita, porta con sé, oltre al suo codice genetico, un suo vero e proprio «codice dei diritti» che le appartengono in quanto persona, ovunque si trovi a nascere, qualsivoglia siano le sue condizioni socio-economiche, etniche, religiose e culturali. Le appartengono in quanto persona e non in quanto cittadino. Questi diritti non le sono concessi dai pubblici poteri, ma devono essere da essi riconosciuti, garantiti, protetti. La sequenza giusta nella quale considerare il rapporto tra la persona, i diritti, lo Stato e le leggi, così come emerge più o meno esplicitamente dalle carte dei diritti umani e dalle costituzioni, e riferibile allo spirito di esse, è la seguente: persona-diritti; pubblici poteri; leggi. In questa sequenza, infatti, la persona è fonte e fondamento dei diritti che lo Stato non crea, ma riconosce, garantisce e protegge attraverso le leggi che legittimamente emana. È il caso dello Stato di diritto. Un governo democratico è tale proprio perché anche la maggioranza dei partecipanti alla sovranità non può adottare leggi che violino i diritti individuali, della persona. È sbagliata, invece, la seguente sequenza: pubblici poteri; leggi-diritti; persona. In quest’altra sequenza è lo Stato che crea i diritti che, successivamente, impone alla persona attraverso le leggi che quest’ultima è tenuta a rispettare. È il caso dello Stato totalitario, che assume connotazioni «etiche» e non riconosce una fonte dei diritti a esso precedente. La libertà della persona è la condizione dell’esercizio stesso dei suoi diritti e l’unico limite legittimo di tale libertà è quello stabilito dalla legge per assicurare il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri. L’individuo ha diritto a tutto ciò che è indispensabile alla sua dignità e al libero sviluppo della sua personalità. Il concetto di «libero sviluppo della personalità» ha un valore centrale perché, in relazione ai diritti della persona, indica una vera e propria filosofia politica che affida alla società e alle istituzioni, un compito tanto complesso quanto ineludibile: di operare in modo che la persona possa perseguire il proprio personale e irripetibile progetto di vita. È una sorta di limite a qualsiasi forma di omologazione della persona (e della sua personalità) a qualsivoglia modello o schema che non sia scelto da essa stessa in modo libero. Questo diritto disegna implicitamente un modello di società - e di Stato - nel quale viene riconosciuta come ricchezza e risorsa fondamentale l’unicità della persona e della sua singolarità.La libertà della persona di autodeterminarsi è lo sviluppo logico e conseguente del suo riconoscimento come fonte e fondamento dei diritti. Questo diritto all’autodeterminazione sarà esteso anche ai popoli, come vedremo in seguito, ma la logica sottesa è la stessa: la singolarità della persona al pari di quella che può esprimere un popolo sono, oltre che un diritto fondamentale, la ricchezza principale che va rispettata, tutelata, garantita, incentivata. C’è dunque un diritto di libertà della persona che esiste prima di tutto e di tutti. E, quindi, anche prima dello Stato, che quel diritto è tenuto a rispettare e a garantire, nel suo esercizio concreto. La persona ha il primato assoluto sullo Stato. Del pari lo hanno la famiglia, le associazioni, la società civile. La prospettiva politica liberale si radica nella consapevolezza dell’esistenza di diritti inviolabili precedenti allo Stato. È una prospettiva che, ponendo i diritti di libertà al centro, pone il suo fulcro fuori della politica stessa. In un certo senso trova la sua legittimità nel rispetto di un principio che viene prima di lei e al quale deve sempre riferirsi se non vuole calpestare i diritti di coloro dei quali è tenuta a occuparsi in forza del mandato che il popolo stesso le conferisce.Oltre a fornire legittimità alla politica, questi diritti della persona, della famiglia, delle libere associazioni, delle imprese formano il bagaglio teorico che funge, continuamente, senza requie, da stimolo e da strumento critico all’azione politica stessa. Non c’è infatti, e va detto una volta per tutte, un sistema che meglio degli altri sia, di per sé, garante del rispetto di quei diritti. Qualsiasi sistema, democrazia inclusa, può e deve essere sempre sottoposto a un vaglio critico, a un’analisi spietata. Non esiste un regime politico che vada bene di per sé. Del resto, la stessa libertà è una medaglia a due facce: libertà di e libertà da. E in questa doppia dimensione sta proprio il convergere delle due tradizioni culturali, liberale e cattolica.La libertà di è la libertà di fare, di intraprendere, di dare spazio, fiato, futuro alla propria creatività. La politica, in questo caso, ha il compito di creare le condizioni perché ciò avvenga. La libertà da è, in sostanza, la libertà dai bisogni, dalla povertà, dalla paura, dall’insicurezza. La politica, in tal caso, ha il compito di operare direttamente, in un certo senso in prima persona, attivandosi e attivando strutture, risorse, interventi diretti perché i cittadini siano liberati da tutto ciò che non consente loro di vivere dignitosamente. Il governo liberale cerca la sintesi di queste due azioni: creare le condizioni perché si esprima la libertà di e intervenire direttamente perché coloro che non lo sono divengano liberi da. Pubblicato per PIEMME da Mondadori Libri S.p.A.© 2024 Mondadori Libri S.p.A., Milano