Cassazione, bimbi con due padriBrandi e Coghe: «Sentenza decisiva, battaglie non vane. Le donne non sono incubatrici!»

Cassazione, bimbi con due padriBrandi e Coghe: «Sentenza decisiva, battaglie non vane. Le donne non sono incubatrici!»
notizieprovita.it

«È una sentenza decisiva. Le donne non sono incubatrici e i bambini non sono merce. Finalmente i giudici hanno detto un no chiaro e netto alla vergognosa trascrizione all'anagrafe degli atti di filiazione di bambini comprati all'estero tramite utero in affitto. Il verdetto su un caso che proveniva dalla Corte d'appello di Trento e definito 'a tutela della gestante e dell'istituto dell'adozione' dà ragione alle nostre battaglie e ci dice che non sono vane oltre che rispettose della legalità e della ragione»: hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del Congresso Mondiale delle Famiglie e di Pro Vita & Famiglia, rispetto alla decisione che è stata presa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 12193, in cui viene spiegato che «non può essere trascritto nei registri dello stato civile italiano il provvedimento di un giudice straniero con cui è stato accertato il rapporto di filiazione tra un minore nato all'estero mediante il ricorso alla maternità surrogata e un soggetto che non abbia con lo stesso alcun rapporto biologico, il cosiddetto genitore d'intenzione».

«Preoccupa tuttavia la porta lasciata aperta dalla Cassazione che ha sottolineato che per le coppie omosessuali esiste comunque la strada "dell'adozione particolare". Non cesseremo di combattere per il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà», hanno però aggiunto Brandi e Coghe.

Poi i due hanno rilanciato l'appello, già contenuto nel Manifesto di Pro Vita & Famiglia e rivolto ai candidati in corsa alle Europee che vorranno sottoscriverlo, in cui si chiede «che i parlamentari europei si adoperino anche loro in quella sede per arrivare a una moratoria internazionale contro l'utero in affitto, argine al commercio di donne e bambini e alla nuova schiavitù del 2000». Per Brandi e Coghe infatti «è in gioco la dignità umana».

Love, peace & Hitler. L’ignota passione delle grandi rockstar per il Terzo Reich
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Un saggio riscrive la storia della musica: Lennon si ritraeva come il Führer e Clapton amava il superconservatore Powell.

L’ultimo è stato Fedez: dichiarando di preferire Mario Adinolfi ad Alessandro Zan e scaricando il mondo progressista che ne aveva fatto un opinion leader laburista, il rapper milanese ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sia avventata la fiducia politica riposta in un artista. Una considerazione che vale anche retrospettivamente. Certo, la narrazione sul rock come palestra delle lotte per i diritti è consolidata. Non di meno, nasconde zone d’ombra interessanti.

Carofiglio, il samurai della giustezza in camicia bianca
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Magistrato, politico in quota Pd per un breve periodo e romanziere. Si fa predicatore del «potere della gentilezza» a colpi di karate. Dai banchi del liceo insieme con Michele Emiliano, l’ex pm barese si è intrufolato nella cricca degli intellò scopiazzando Sciascia.
I veicoli elettrici non fanno calare la CO2
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.

Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.

«Sulla droga sentenze stupefacenti»
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Terminata la due giorni della Conferenza nazionale sulle dipendenze nella capitale. Mantovano: «Per certi giudici qualche chilo di sostanza è per uso personale».
Le Firme

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