2025-09-02
Sullo scempio di Firenze il Pd ha perso la lingua
Dario Nardella, Pd, ex sindaco di Firenze (Ansa)
L’housing sociale sacrificato dal Comune in cambio di 2 milioni. Il centrodestra lascia Palazzo Vecchio.Se diamo un’occhiata a tutte le aree dismesse e trasformate negli ultimi 20 anni, si capisce l’opportunità sprecata da chi ha governato Firenze dal Duemila a oggi. Si contano più di 30 interventi sul corpo della città, lungo i viali ottocenteschi e nei quartieri aristocratici: beni venduti da enti pubblici, grandi officine dismesse delle Ferrovie, il complesso dell’ex Ospedale militare, ex cliniche, sedi di banche importanti come la Cassa di Risparmio, ville ai confini del centro storico. Mai c’era stata una possibilità di queste dimensioni per disegnare la Firenze del nuovo secolo: poteva essere una rivoluzione urbanistica senza precedenti e anche l’occasione per creare alloggi a prezzi bassi. Certo ci voleva un’idea chiara e organica di città e non una navigazione a vista, che ha avuto come obiettivo principale soprattutto quello di fare cassa e consegnare il patrimonio dell’Unesco a una gigantesca operazione economico immobiliaristica, che non ha niente a che vedere con la cultura e con le nuove frontiere dell’architettura. Tutto questo con il benestare del Comune e della Soprintendenza, che non ha battuto ciglio, mentre spesso interviene anche su piccole modifiche edilizie richieste da semplici cittadini. Politicamente è un clamoroso scivolone della maggioranza di centrosinistra che guida Palazzo Vecchio. Che è rimasta disorientata dalla sollevazione popolare dei fiorentini che, per la prima volta, hanno scoperto di essere d’accordo fra loro e si sono rivoltati contro l’obbrobrio dell’ormai celebre cubo nero, cioè quel cazzotto in un occhio che è sorto sulle ceneri del vecchio Teatro comunale. La maggioranza di Palazzo Vecchio prima si è rifugiata nell’arroganza per confondere con spiegazioni imbarazzate, poi ha cercato di giustificarsi con il rispetto delle regole urbanistiche vigenti e ieri, che avrebbe avuto l’occasione pubblica di rispondere sull’argomento nella prima riunione del Consiglio comunale dopo l’estate, si è rifiutata di parlarne. Provocando l’uscita dall’aula per protesta di tutto il centrodestra, guidato dall’ex sovrintendente degli Uffizi, Eike Schmidt.Il cubo nero non è solo il cubo nero, è l’ultimo capitolo di una svendita della città a chi si è presentato con i soldi e con il desiderio di fare business. Che di per sé non sarebbe un peccato, ma questa smania va ricondotta dentro scelte coerenti indicate dall’amministrazione pubblica, che ha il dovere di vigilare sulla speculazione e rispondere alla necessità di creare alloggi per chi è senza casa e ha pochi soldi. Invece il Comune è andato nella direzione opposta a quella che sostiene da anni, specialmente dopo il Covid: e cioè la promessa di riportare la residenza nel centro storico per renderlo vivo e riconsegnare ai fiorentini un luogo abitabile, di socialità e aggregazione. Dario Nardella, quando era sindaco, ha dichiarato guerra agli affitti brevi che sottraggono abitazioni ai residenti per destinarle ai turisti. Ma allora perché - come ha denunciato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa - lo stesso Comune, in cambio di poco più di 2 milioni di euro, avrebbe rinunciato al 20 per cento di case a canone sociale proprio all’interno dell’obbrobrio che è venuto su al posto del Teatro comunale, destinato poi a suite super lusso per turisti ricchi? La Nazione ha rivelato che un appartamento di 42 mq in affitto, costerà 3.500 euro al mese. Non proprio un equo canone. Dalla collina di San Miniato che domina Firenze, dove sono sepolti i grandi fiorentini, l’abate Bernardo Gianni ha tuonato: «La città è stata svenduta a pochi eletti. Così hanno attratto clientele internazionali, allontanando residenti e funzioni». Padre Bernardo confida che la reazione sdegnata dei fiorentini verso il bussolotto nero sui tetti, sia il risveglio di una coscienza lapiriana, perché qui si sono dimenticati che Firenze «è una città universitaria, con carenze di alloggi per studenti e famiglie, e con liste di attesa lunghissime per le case comunali». Se la maggioranza che governa Palazzo Vecchio butta la palla in calcio d’angolo per non affrontare il dilemma, una risposta bisogna pur darla. Nell’attesa che si concluda il lavoro della magistratura, che sull’onda della sollevazione internazionale ha aperto un’inchiesta, qui ci si chiede che cosa succederà. Finito il tempo dello scaricabarile, una decisione andrà pur presa. Il sindaco, Sara Funaro, si è messa l’animo in pace dicendo che se è tutto in regola non c’è motivo di discutere, e in quanto all’estetica, a lei l’aspetto non interessa; l’ex sindaco Dario Nardella ha rivendicato che lui il progetto non l’avrebbe approvato, ma si è dimenticato di essere stato per dieci anni al governo della città; l’ex sindaco ed ex amico di Nardella, Matteo Renzi, ha accusato Dario di essere caduto dalle nuvole e che non si fa così, perché doveva essere lui a controllare i lavori. Il Soprintendente, dice che non ricorda di aver firmato un obbrobrio del genere: ne consegue che quando ha visto il progetto, non doveva essere così brutto. Stando così le cose si capisce perché Firenze sia in queste condizioni, senza capo né coda, una città dove tutto può succedere. Anche di svegliarsi una mattina con un altro fungo nero sulla testa, che spunta fra i palazzi beige dell’Ottocento, e nessuno se n’è accorto.
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