
Il presidente della Fondazione Gimbe mercoledì sarà a Montecitorio a presentare il nuovo rapporto dell’ente. Che in passato «premiava» le Regioni che lo finanziano.L’ottavo Rapporto Gimbe sul Servizio sanitario nazionale, che sarà presentato mercoledì prossimo nientemeno che alla Camera dei Deputati, nientemeno che in presenza del ministro della Salute Orazio Schillaci, delle due vicepresidenti di Camera e Senato Anna Ascani e Mariolina Castellone e del Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, sarà davvero la cartina di tornasole dei rapporti di potere che ruotano intorno alla salute pubblica e condizionano - per ragioni che non sembrano esattamente correlate alle performances regionali - le valutazioni sulle prestazioni sanitarie in Italia. L’evento è già stato annunciato da un comunicato che si distingue, come sempre, per l’oratoria roboante e disordinata del presidente Gimbe, il gastroenterologo siciliano Nino Cartabellotta: «La Fondazione ha avvisato che la perdita del Ssn non sarebbe mai avvenuta con il fragore di una valanga, ma come un silenzioso e inesorabile scivolamento di un ghiacciaio, nell’arco di decenni». Non mancano gli appelli in ultima istanza ai diritti costituzionali e ai principi fondanti del Ssn («universalità, uguaglianza, equità»), né le lagnanze intrise di retorica sulle «ricadute sanitarie, economiche e sociali che colpiscono soprattutto le persone più fragili e meno abbienti». Certo, qualche verità Cartabellotta la sussurra a mezza bocca, ad esempio quando scrive che lo «scivolamento del ghiacciaio» affonda le sue radici «nell’imponente definanziamento pubblico che ha profondamente indebolito il Ssn nel decennio 2010-2019», ossia quello in cui l’Italia è stata governata dal centrosinistra (esecutivi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte) e la salute è stata affidata al montiano Renato Balduzzi (2011-2013), alla piddina Beatrice Lorenzin (2013-2018), alla grillina Giulia Grillo e al piddino Roberto Speranza, come ha confermato anche Milena Gabanelli nel suo Dataroom, quantificando i tagli in 37 miliardi in dieci anni. È a questo, del resto, che serve la fondazione di Cartabellotta, esegeta dei famosi Lea (livelli essenziali di assistenza): valutare le prestazioni sanitarie delle regioni italiane. Con un piccolo particolare, documentato dalla Verità : il rapporto del gastroenterologo «indipendente», che tra quattro giorni sarà ricevuto in pompa magna alla Camera per rilasciare le sue pagelle annuali, vede casualmente promosse le Regioni che finanziano la sua Fondazione. Come se un docente rimandasse un alunno per poi offrirsi come insegnante di ripetizioni durante l’estate, promuovendolo a settembre. È sicuramente un caso, ma le 13 regioni che nel 2023 hanno rispettato gli standard essenziali di cura sono, fatalità, tutte governate dal centrosinistra. E, coincidenza, le «diseguaglianze regionali» rispetto al Nord evidenziate dal fondatore di Gimbe vedono promosse soltanto la Puglia (governata dall’indipendente di centrosinistra Michele Emiliano), la Campania (amministrata dal piddino Vincenzo De Luca) e la Sardegna (in mano alla grillina Alessandra Todde). Al Nord la Lombardia, governata dal leghista Attilio Fontana, sembra quasi una regione del Terzo Mondo, a differenza delle virtuose Emilia Romagna e Toscana. Alcune amministrazioni di centrodestra hanno capito l’antifona e si sono piegate al metodo Gimbe: la Calabria di Roberto Occhiuto (Forza Italia) gli ha affidato uno studio sulle liste d’attesa da 80.000 euro più Iva. La Fondazione del gastroenterologo siciliano l’ha punita a metà: è sempre inadempiente ma meno di prima. Anche la Basilicata di Vito Bardi (Forza Italia) a fine 2024 ha concordato con Gimbe un progetto formativo biennale, così come la Valle d’Aosta, che si è rivolta alla Fondazione (guidata, per inciso, da Cartabellotta, dalla moglie Giuseppina Drago e da due dei suoi tre figli, consiglieri del Cda): chissà se mercoledì le loro performances risulteranno migliorate o no.
Fcas jet
- Il progetto del velivolo, esposto nel 2017, è tuttora un modello in cartapesta paralizzato dagli interessi. La francese Dassault rivendica la leadership, no di Airbus che sonda altri partner. In ballo 100 miliardi.
- Bruxelles vuole utilizzare i fondi congelati senza sapere se potrà rimborsarli a Mosca.