2022-10-17
Caro Zan, lo striscione è come la sua legge
Caro onorevole Zan, le scrivo questa cartolina dopo averla vista sui banchi di Montecitorio con uno striscione in mano contro il presidente Lorenzo Fontana, appena eletto. In questo ha dimostrato, ancora una volta, di avere con i principi democratici lo stesso rapporto che ho io con Miss Universo e l’astrofisica nucleare. L’avevamo già capito leggendo il famoso (e liberticida) disegno di legge che porta il suo nome. Ne abbiamo avuto conferma l’altro giorno alla Camera quando lei ha accusato di «omofobia» la terza carica dello Stato, per il semplice fatto che è cattolico (pensa che scandalo) e parla di famiglia e di figli (inaudito) e porta al collo una croce anziché i simboli arcobaleno della parrocchietta Lbgt (inammissibile). Non c’è da stupirsi, per altro: per lei chiunque non le dia ragione è omofobo. Chiunque la critichi è omofobo. Chiunque non condivida il suo pensiero è omofobo. Immagino già come giudicherà questa cartolina. Eppure non riesco a trattenermi dallo scriverla.Ho sentito infatti che lei sarebbe candidato dal Pd come vicepresidente della Camera, secondo il principio delle nuove quote arcobaleno: se a capo di un’istituzione sale qualcuno che non è dichiaratamente omosessuale, bisogna che lo sia almeno il suo vice. Ora che ci penso si potrebbe anche proporre un emendamento alla sua legge per imporre lo stesso metodo anche a tutti gli enti pubblici: il presidente dell’Inps è etero? Il direttore generale dev’essere omosessuale. Il governatore di Bankitalia è regolarmente sposato? Il suo vice lo si scelga al Gay pride. Del resto lei è sempre stato un maestro nell’usare l’omosessualità per far carriera politica: da giovane era appassionato militante della Lega. Poi entrò nella sinistra tramite il portone dell’Arcigay. E capì che la strada era spianata.Nel libro «Senza paura» ha confessato il suo obiettivo: distruggere le famiglie tradizionali che sono «luoghi pericolosi»: «Scardinare questo modello è il vero progresso», ha scritto. In quelle pagine ha anche raccontato di aver visto a Mykonos un deputato leghista contrario alla sua legge che baciava un uomo. Una dichiarazione (vera? Falsa? Chi lo sa) che, fatta da qualsiasi altra persona, sarebbe valsa l’etichetta di «omofoba». A lei è valsa invece un sacco di interviste adoranti e probabilmente qualche copia venduta in più. L’omosessualità, si sa, funziona anche come etichetta commerciale, oltre che come telepass politico. Quando il ddl Zan fu abbattuto in Senato lei ci rimase male, del resto come dicevamo la democrazia non è mai stata il suo forte. Definì il raduno di Verona per la famiglia tradizionale come una «piazza dell’odio» (come si permettono? Parlare di uomo e donna? Persino di figli?) e ora definisce Giorgia Meloni come «oscurantista» perché vorrebbe aiutare le donne che non desiderano abortire (come si permette pure lei? Con tutti questi bambini che nascono in Italia..). In campagna elettorale le hanno dato l’onore del primo video Pd su Tik Tok. E lei l’ha sfruttato per chiedere di ristabilire il «diritto a tenersi per mano». Noi non sapevamo che fosse mai stato negato, ma adesso finalmente abbiamo capito perché nessuno, tenendola per mano, l’ha ancora accompagnata fuori dai maroni.