2021-03-22
Caro Magrini, perché non si è ancora dimesso?
Caro Nicola Magrini, caro direttore dell'Agenzia italiana del farmaco, perché non si è ancora dimesso? Che cosa sta aspettando? Come raccontato ieri da Patrizia Floder Reitter sulla Verità, lei avrebbe barattato la dignità dell'importante istituzione che dirige con la riconferma sulla sua poltrona. Sembra impossibile ma le date sono impietose: domenica 14 marzo alle 19.28, infatti, l'Aifa ha emesso un comunicato per rassicurare sulla sicurezza del vaccino Astrazeneca e attaccare gli «ingiustificati allarmismi»; lunedì 15 marzo alle 17.11 ha emesso un altro comunicato per sospendere il vaccino Astrazeneca in tutta Italia, creando allarmismi a questo punto non più ingiustificati. Una decisione definita «politica» proprio da lei, caro Magrini. Che però, in quello stesso giorno, con tutto quello che stava succedendo, ha trovato il tempo per aggiornare il suo curriculum e inviarlo al ministro Speranza. Il quale, guarda caso, l'ha immediatamente riconfermata al suo posto. Tutte coincidenze?Di sicuro lei, ammettendo in modo così esplicito la sudditanza dell'Aifa nei confronti della politica, ha commesso (già solo per questo) un atto grave. L'Agenzia del farmaco, infatti, è un organo tecnico e scientifico, e in quanto tale non può essere il braccio armato della politica. Anzi. Esso esiste proprio per garantire che le decisioni su un tema così delicato, come quello dei farmaci, siano assunte in base alle conoscenze scientifiche e non in base agli interessi politici. In questi mesi ci siamo sentiti ripetere mille volte che dobbiamo fidarci della scienza. D'accordo. Ma come si fa chiedere ai cittadini di fidarsi della scienza, se la scienza si dimostra così prona alla politica? E se non fa nulla per difendere la propria autonomia? Se poi viene il sospetto che tutto ciò sia stato fatto solo per amore di una cadrega, lei capisce che sarebbe insostenibile…Lei ricorderà che un paio di anni fa la Corte dei Conti ha condannato l'Aifa a risarcire un danno all'erario di 200 milioni di euro. I dirigenti di allora, infatti, secondo i magistrati contabili non avrebbero autorizzato un farmaco per gli occhi che costava undici volte di meno di un altro farmaco sul mercato (il famoso caso Avastin-Lucentis). Ricordo che in quell'occasione ci furono interventi solenni e grandi dichiarazioni per difendere l'autonomia e l'indipendenza dell'Agenzia del farmaco dalle interferenze di chicchessia. Ebbene tutta quella (proclamata) autonomia lei l'ha distrutta in un attimo. Peraltro su input di un Paese straniero. E forse soltanto per difendere il suo stipendio. Ripeto il dubbio: come possiamo ancora fidarci?Mi creda: il danno ormai è irreparabile. Ma per cercare di salvare il salvabile lei deve andarsene. Così almeno eviteremo anche quegli insopportabili siparietti litigiosi con il suo presidente, Giorgio Palù, con cui pare che vi accordiate solo quando c'è da trovare la strada per la poltrona. E magari possiamo recuperare un po' di celerità su altri temi fondamentali per la salute dei cittadini. Sulle cure monoclonali, infatti, la sua Agenzia ha colpevolmente dormito per mesi. E ora è in ritardo nel dare risposte sulla cura al plasma (che fine ha fatto lo studio che vi hanno presentato?) e sulle terapie domiciliari. Chissà che un altro al posto suo possa fare meglio. Peggio, del resto, sarebbe difficile.