2020-09-07
Caro De Benedetti, lei di imbrogli se ne intende
Carlo De Benedetti (Ansa)
Caro Ingegner Carlo De Benedetti, lei che dà dell'imbroglione a Silvio Berlusconi, mi permetta, è come il cervo che dà del cornuto allo scoiattolo.Conservo un bel ricordo dell'unico incontro personale che abbiamo avuto nel suo ufficio nel cuore di Brera, per un'intervista che non si è mai realizzata, ma non posso che associarmi a quanti in queste ore hanno sottolineato il cattivo gusto delle sue espressioni sul rivale di sempre, oggi in ospedale con il Covid. Per altro, come è stato giustamente ricordato, uno come lei che è passato attraverso le tangenti Olivetti, la bancarotta del Banco Ambrosiano e le accuse di insider trading, dovrebbe usare la parola imbroglione con assai più attenzione. Eccetto quando si trova davanti a uno specchio.Ma c'è un'altra cosa, nel confronto fra lei e Berlusconi, che mi ha sempre colpito. E che forse vale la pena ricordare in questa disdicevole circostanza. Il Cavaliere può piacere o no, gli si possono imputare tutti i difetti e si possono avanzare tutti i sospetti, ma indiscutibilmente è uno che nella vita ha creato. Neppure il suo più acerrimo nemico può negare che dietro di sé lasci una scia di aziende fondate, fatturati accresciuti e posti di lavoro fatti nascere dal nulla. Lei, Ingegnere, che cosa lascia dietro di sé? L'unica scia che si vede è quella della sua barca. Aziende costruite: zero. Aziende rilanciate: pochine. Aziende distrutte: tante. A cominciare dall'Olivetti che era un gioiello. E che lei ridusse cenere proclamando «Missione compiuta». Ricordo che gli operai, rimasti disoccupati, la ricordarono con una pièce teatrale intitolata “L'Ingegner De Maledetti".Marina Berlusconi parlò di «capitalismo cannibale». E in effetti lei ne è un perfetto esemplare. Soldi per fare soldi per fare soldi per fare nulla. Tutto qui. Il governo Ciampi, quando già era dimissionario, poche ore prima di decadere anche formalmente, le assegnò la licenza per il secondo gestore della telefonia. Nacque Omnitel. E lei che fece? La vendette subito ai tedeschi della Mannesmann. Rapace come sempre. Alla Fiat rimase 4 mesi. Al Banco Ambrosiano 40 giorni. Con M&C doveva salvare le aziende, ma a parte qualche sciopero di operai (Domopak) si ricorda poco, sui guai provocati dalla centrale a carbone di Vado Ligure stendiamo un velo penoso, visto che quello penale è stato rimosso. Dicono che gli imprenditori sono la spina dorsale di un Paese. Ma se gli imprenditori fossero tutti come lei avremmo la spina dorsale di un mollusco.Ora sta per partire con una nuova avventura editoriale. Auguri ai colleghi, naturalmente. E auguri anche a lei che per la prima volta fonda una cosa, dopo averne affondate tante. Scoprirà l'ebbrezza di chi crea, dopo aver gustato per anni la voluttà di chi distrugge. E chissà che non riveda il suo giudizio ingeneroso su Berlusconi. Noi saremmo pronti, nel caso, a rivedere l'epitaffio che avevamo pensato per lei: Ingegner Carlo De Benedetti, figlio di Rodolfo. Suo padre produceva tubi, lui non ha mai prodotto un tubo.
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