2022-08-15
Caro Casini, perché non si ritira come Brunetta?
Pierferdinando Casini (Ansa)
Caro Pierferdinando Casini, le scrivo questa cartolina perché mi risulta che anche questa volta (nonostante qualche mal di pancia del Pd locale) ce la farà ad avere il suo seggio sicuro a Bologna. Meno male. Cominciavo a preoccuparmi. Potrebbe mai esistere un Parlamento senza di lei? Potrebbe mai aprirsi una legislatura senza averle assicurato la consueta cadrega? Lei ha iniziato ad avere un la prima seggiolina al consiglio comunale di Bologna nel 1980, quando c’era ancora l’Urss di Breznev e nelle sale cinematografiche era appena uscito Il tempo delle mele, con una giovanissima Sophie Marceau. Nel 1983 il primo trionfale ingresso in Parlamento, da dove non è più uscito. Otto legislature consecutive a Montecitorio, poi il passaggio a Palazzo Madama per le ultime due. Sono 39 anni esatti che i commessi delle Camere le stendono tappeti rossi sotto i piedi: poteva rinunciarvi proprio ora? È chiaro che ormai quello scranno le appartiene. Per usucapione.In principio fu Dc, doroteo, con Bisaglia e Forlani. Nel 1994 fondò il Ccd perché non condivideva la scelta degli ex democristiani di andare con gli eredi del Pci. Ora, coerentemente, si fa eleggere dal Pd. Nella seconda Repubblica è stato prima con il centrodestra, poi con il centrosinistra, comunque (quasi) sempre a favore di chi stava al potere: ha sostenuto indifferentemente i governi Andreotti, Fanfani, De Mita, Goria, Craxi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Draghi. L’opposizione le fa venire l’orticaria. La maggioranza le regala invece sempre soddisfazioni. Infatti è stato, fra le altre cose, presidente della Camera e presidente della commissione d’inchiesta delle banche, senza per altro che le banche se ne siano accorte. Purtroppo non le è riuscita la scalata al Quirinale. Si racconta che avesse già pronto il discorso d’investitura. Chissà che cosa ci siamo persi.Si consolerà (salvo sorprese dell’ultima ora) con la rielezione che le spetta di diritto perché ormai lei, nei Palazzi, è come gli arazzi: fa scena. Di grandi battaglie ideali a suo nome, per la verità, non se ne ricordano. Di leggi memorabili neppure. Di grandi contributi alla risoluzione dei problemi del Paese men che meno. Di iniziative forti capaci di accendere gli entusiasmi degli elettori figurarsi. Da quarant’anni lei è un perfetto navigatore del palazzo, interprete ideale della politica che si guarda allo specchio, capace di non scontentare nessuno, di non essere mai urticante, mai divisivo, sempre con un unico obiettivo in testa: quello di essere rieletto per poter essere rieletto per poter essere rieletto. Null’altro Per questo galleggia da tanti anni e per questo con tutta probabilità galleggerà anche nella prossima legislatura. Cosa che, come dicevamo, da una parte ci rassicura. Ma dall’altra ci suscita qualche curiosità. Per soddisfare la quale ci siamo permessi di scriverle questa cartolina e domandarle: sinceramente, dopo 39 anni in Parlamento non le prende mai la voglia di dire basta come hanno fatto Renato BrunettaoPierluigi Bersani? Che cosa la spinge a ricandidarsi? La passione politica? Davvero? E per esprimere la passione politica c’è bisogno per forza della seggiola in Parlamento per 39 anni di fila?
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)