2023-01-01
Carniti: i fuoribordo tutti italiani
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Stand Carniti alla Fiera di Milano 1965 (Archivio Fondazione Fiera Milano)
Nata dalla meccanica tessile, l'azienda di Oggiono fu attiva nel settore dei motori nautici dal 1953 al 1979. Propose modelli dotati di soluzioni tecniche inedite. Grazie all'apporto di un genio come Pietro Vassena. Quella della Carniti di Oggiono, paese in provincia di Lecco a poca distanza dalle sponde del Lario, è una storia di innovazione e di riconversione industriale esemplare: dal fiorente comparto tessile della zona ai motori fuoribordo dalla forte spinta innovativa. La storia del marchio era cominciata nel 1923 quando Arturo Carniti aprì un’officina per la produzione di macchine per l’industria tessile dedicate al distretto della torcitura e della filatura della famosa seta del comasco, attività in costante crescita (con la sola eccezione degli anni di guerra) per i due decenni tra il 1930 e il 1950, anno in cui la Carniti diventa una società per azioni e occupa un posto di primo piano tra le industrie meccaniche del settore nel panorama nazionale del secondo dopoguerra. Negli anni della ricostruzione postbellica, la svolta verso la diversificazione della produzione nel settore dei motori per la nautica da diporto e non solo. La prima avventura fuori dal macchinario per filatura fu infatti quello delle due ruote, un classico settore per la riconversione data la domanda esponenziale di motoleggere durante la prima motorizzazione degli anni Cinquanta. Essendo disponibili una fonderia e una attrezzata officina meccanica, la Carniti assemblò dal 1950 uno scooter dotato di un particolare propulsore a tre cilindri e di una inedita trasmissione automatica simile per concezione ai moderni cambi Cvt. Anche le moto furono, nonostante la breve storia della loro produzione, del tutto innovative come la 175cc con bicilindrico contrapposto a 180° o la cosiddetta «Faro girevole» con proiettore anteriore coperto da una carenatura dal design futuristico.L’originalità delle soluzioni tecniche e stilistiche furono il frutto dell’incontro tra la Carniti e il genio di Pietro Vassena, inventore di minisommergibili e di motori bicilindrici di nuova concezione a cilindro sdoppiato sviluppati a poca distanza dalla sede dell’azienda di Oggiono. La mano di Vassena farà scoccare la scintilla della produzione di motori fuoribordo grazie ai brevetti depositati dal «genio del Lario». Sulle suggestive acque del lago furono testati i piccoli motori nautici che dal 1953 fecero l’ossatura produttiva della Carniti, anche in questo settore caratterizzata da alcune soluzioni mai viste prima, come il piccolo motore da 3 Hp venduto in scatola di montaggio e i motori, apprezzatissimi non solo in Italia, venduti con il logo Elios, linea realizzata su progetto di Pietro Vassena per cilindrate da 60 a 160cc a due tempi. I piccoli e i medi fuoribordo (Storione, Calabrone, Zefiro) saranno affiancati negli anni Sessanta da propulsori di maggiore cilindrata derivati dalle competizioni come il 6 cilindri due tempi da 1.500 cc. capace di erogare 120 Cv. Nel 1967, in anticipo su tutti, la Carniti applicava l’accensione elettronica, una soluzione che permise di eliminare parti facilmente intaccate dall’ambiente acquatico come le puntine. Nel 1971, grazie al lavoro dello storico progettista Enrico Conti fu sviluppato anche un fuoribordo diesel che ebbe un buon successo soprattutto all’estero. All’esordio del nuovo decennio, gli anni Settanta, la Carniti segnò il punto di massima espansione industriale con 850 dipendenti e 10 mila motori prodotti all’anno. Nonostante l’appressarsi della crisi petrolifera e della recessione che caratterizzerà la seconda metà del decennio, la Carniti non si era mai fermata nella spinta innovativa. Di questo periodo sono i motori ad idrogetto della linea «Jet», dotati di turbina di propulsione e freno a deflettore. La crisi internazionale colpì per primo il comparto tessile dell’azienda, che trascinò anche il settore dei fuoribordo. Nel 1975 fu tentato il salvataggio tramite l’ingresso di capitale pubblico, ma la crescente concorrenza di marchi internazionali e la carenza di fondi per il proseguimento dell’innovazione tecnologica fecero invecchiare rapidamente un marchio che era stato tra i più coraggiosi e originali nel settore della nautica da diporto. La Carniti Motori chiuse i battenti definitivamente nel 1979.