2024-10-04
Blinken vuole i Carabinieri a Gaza. Crosetto: «Valutare la fattibilità»
Il segretario di Stato americano auspica che un contingente di 200 unità con italiani, francesi e spagnoli si stabilisca nella Striscia. L’Arma ha già addestrato militari palestinesi e non sarebbe sgradita a Israele.Esiste la possibilità che i nostri carabinieri possano essere inviati a Gaza. Lo ha detto ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenendo alla cerimonia d’avvicendamento del generale Luciano Portolano a nuovo Capo di Stato maggiore della Difesa, in vista dell’invio del generale Giuseppe Cavo Dragone, suo predecessore, a presidente del comitato militare della Nato. La cerimonia, avvenuta alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dei presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, si è svolta all’aeroporto militare di Ciampino, sede del 31° stormo dell’Aeronautica militare. La richiesta d’intervento dei nostri militari sarebbe arrivata nientemeno che dal Segretario di Stato Usa Anthony Blinken per un contingente di 200 unità ai quali si unirebbero francesi e spagnoli. «Intanto dobbiamo verificare le condizioni di sicurezza, la fattibilità e tutto il resto, poi decideremo», ha commentato il ministro. Potrebbero partire i paracadutisti del Gruppo intervento speciale, del settimo reggimento Trentino Alto-Adige o del 13° Friuli-Venezia Giulia perché esperti grazie alle missioni di addestramento fatte alle forze di sicurezza palestinesi. Se da un lato la notizia suscita preoccupazione per l’alta instabilità dell’area, dall’altra la nostra polizia militare gode di altissima considerazione da parte degli Usa e, in generale, l’Italia riceve sovente e da più parti del mondo richieste di «sicurezza e addestramento», proprio per la professionalità e le capacità umane sempre dimostrate. In Medioriente i carabinieri sarebbero accettati sia dagli israeliani, sia dai palestinesi, grazie a diversi precedenti: nel 2021, dopo il Covid, riprese la missione Miadit Palestina (Missione addestrativa italiana), attiva dal 2013 per attività d’addestramento fatta proprio dall’arma dei carabinieri a favore delle Forze di sicurezza palestinesi. E non era la prima volta: la prima delle missioni italiane, denominata Tiph 1 (Temporary International Presence in Hebron), fu avviata nell’ormai lontano 1994 a seguito dell’uccisione di 29 palestinesi e del ferimento di altre 60 persone da parte del colono israeliano Baruch Goldstein, a Hebron. Composto da unità che venivano chiamate osservatori di Polizia, il contingente internazionale mandato dall’Onu era formato da 160 persone tra le quali 19 carabinieri del Battaglione Paracadutisti Tuscania. La missione fu ripetuta anche nel 1997 (Tiph 2) a seguito dei negoziati di pace e all’accordo di Oslo del 1995 che segnava il termine di una prima fase di negoziati tra Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Allora il mandato era chiaro: «Assicurare la presenza di osservatori per contribuire al consolidamento del processo di pace nella regione mediorientale, infondendo sicurezza nei cittadini palestinesi residenti nella città di Hebron». L’Italia mandò 31 militari dei quali 30 erano carabinieri che, oltre a controllare la situazione, contribuirono all’organizzazione di eventi utili per aiutare la popolazione a ritrovare una vita normale, dimostrando doti di grande professionalità. Oggi sapere che cosa farebbero i nostri a Gaza è prematuro, ma il nostro ruolo a livello internazionale è sovente quello di istruttori, per esempio nel comparto sicurezza e in quello doganale. Del progetto Food for Gaza, per esempio, ne parlò il direttore dell’Agenzia delle dogane Roberto Alesse, intervistato da Claudio Antonelli il primo agosto scorso in queste pagine. Alesse disse che il progetto «concretizzava la proiezione internazionale dell’Agenzia che si è rafforzata grazie anche all’intuizione di chiamare un diplomatico della Farnesina alla guida dell’ufficio degli affari internazionali». In concreto, l’Agenzia inviava a Cipro uno scanner di ultima generazione per agevolare le procedure doganali e garantire che gli aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza arrivassero in modo sicuro e tempestivo. Più in generale, l’intento era quello di «sviluppare un protocollo di collaborazione ampio con le dogane cipriote offrendo precise garanzie alle autorità israeliane sulla natura degli aiuti». In aggiunta, Andrea Mazzella, responsabile esteri dell’Agenzia dei monopoli, nel giugno scorso, parlò alla Verità di come sarebbero stati formati i doganieri di Gaza con queste parole: «Garantiremo a Israele che nella Striscia entrino solo medicinali e aiuti». Poche settimane prima, l’Agenzia dei monopoli, nell’ambito dell’operazione Food for Gaza lanciata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani con la Protezione civile e l’Autorità portuale di Gioia Tauro, ricevette una delegazione di doganieri palestinesi proprio a scopo formativo. Si trattava di personale della General Administration for Borders and Crossings (Gabc), che venne addestrato con la partecipazione della Guardia di Finanza, di Aifa, del ministero della Salute e sempre dell’arma dei carabinieri. L’obiettivo era metterli in grado di effettuare controlli rapidi facilitando l’accesso di medicinali e generi di prima necessità, preparandoli per il ritorno ai valichi di confine sotto il coordinamento della missione doganale europea Eubam Rafah. E il tutto fu possibile anche grazie a un importante e affidabile coordinamento italiano con i vertici delle dogane israeliane.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.