2021-11-01
Al caos del referendum sulla caccia si aggiunge quello delle proroghe
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La raccolta scadeva lo scorso 20 ottobre, ma il comitato «Sì aboliamo la caccia» avrebbe chiesto un'altra proroga, la terza, fino al 28 per racimolare almeno altre 100.000 sottoscrizioni di scorta in caso di firme ritenute non valide.Le associazioni della cabina di regia del mondo venatorio non ci stanno. Massimo Buconi, presidente di Federcaccia: «Chiediamo il rispetto dei tempi e dei modi previsti dalla norma. Abbiamo presentato alla Corte di Cassazione alcune considerazioni».Lo speciale contiene due articoli.Sono giorni e ore decisive per capire se la raccolta firme per abolire la caccia potrà trasformarsi o meno in un vero e proprio referendum. E la sensazione è che, dai banchetti e dai social network la partita si sposti adesso tra Corte di Cassazione e Corte Costituzionale a colpi di richieste ed esposti.Ed è quanto già avvenuto la scorsa settimana. Dopo il raggiungimento delle 500.000 firme per avviare l'iter referendario dello scorso 20 ottobre, il comitato «Sì aboliamo la caccia» avrebbe chiesto e ottenuto una terza proroga fino al 28 ottobre per racimolare almeno altre 100.000 sottoscrizioni e arrivare così a quota 600.000, con l'obiettivo di avere un bacino di sottoscrizioni sufficiente a sopperire ad eventuali firme ritenute non valide. Un'ennesima proroga che non ha lasciato indifferenti gli altri giocatori di questa partita, le varie associazioni di categoria del mondo venatorio, finora spettatori interessati e ora pronti a scendere in campo. Nel pomeriggio di venerdì 29 è infatti arrivato il comunicato stampa sottoscritto dalle associazioni di categoria che costituiscono la cabina di regia del mondo venatorio. Il documento firmato dalla Federcaccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Enalcaccia, Arcicaccia, AnuuMigratoristi, Italcaccia, Ente Produttori Selvaggina e CNCN (Comitato Nazionale Caccia Natura), ha presentato vari esposti alla Corte di Cassazione in merito all'ulteriore richiesta di proroga avanzata dal comitato organizzatore del referendum «Sì aboliamo la caccia» in data 26 ottobre per la consegna dei moduli in cui sono state raccolte le firme dei sottoscrittori e un'altra richiesta al Ministero della Giustizia per il deposito delle firme. Dalla cabina di regia precisano come «il comitato promotore del referendum abbia già ottenuto un mese di proroga a causa dello stato d'emergenza» e considerata l'assenza di disposizioni di leggi che consentano di poter rimandare ulteriormente, «i termini prescritti per il deposito della richiesta devono adesso considerarsi perentori». L'obiettivo di questi esposti è quello che la Suprema Corte di Cassazione possa disattendere ogni richiesta di proroga per la presentazione delle firme e/o la ricezione dei relativi certificati elettorali dei sottoscrittori e ogni istanza di sanatoria, come da disposizioni di legge.La palla passa ora alla Corte di Cassazione che dovrà esaminare e verificare la validità delle firme. Dopodiché, nel caso in cui le sottoscrizioni saranno ritenute valide, toccherà alla Corte Costituzionale occuparsi del controllo di legittimità costituzionale sul giudizio di ammissibilità del quesito referendario che si propone di modificare in gran parte la legge 157/92 che dal 1990 disciplina e regola in Italia l'attività venatoria.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/caos-referendum-caccia-proroghe-2655464470.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="massimo-buconi-formalmente-e-una-terza-proroga-vogliamo-capire-quali-sono-le-regole-del-gioco" data-post-id="2655464470" data-published-at="1635701042" data-use-pagination="False"> Massimo Buconi: «Formalmente è una terza proroga. Vogliamo capire quali sono le regole del gioco» Massimo Buconi, presidente Federcaccia Dal 1900 Federcaccia è la più importante associazione nazionale di categoria che riunisce i cacciatori italiani e svolge una serie di attività volte alla gestione del territorio e della fauna selvatica, all'educazione naturalistica e venatoria dei cittadini cacciatori e alla tutela ambientale ed ecologica, nonché prevenzione del bracconaggio. Abbiamo raggiunto il presidente Massimo Buconi per affrontare il tema relativo alla raccolta firme per promuovere un. referendum che ha come obiettivo abolire la caccia in Italia.Presidente Buconi, cosa sta succedendo con la raccolta firme?«Succede che abbiamo presentato alla Corte di Cassazione alcune nostre considerazioni rispetto alla questione dei tempi di durata della raccolta firme referendaria e in particolare sulle richieste di proroghe. Ne erano già state accordate due per i motivi di contingenza legata al Covid. Ora, come abbiamo appreso dagli organi di informazione ce n'è stata una terza, seppur riferita alla presentazione della sola documentazione, non della raccolta».Questo che significa?«Formalmente sarebbe una terza proroga. Vogliamo chiedere alla Corte qual è la certezza in questo campo e capire come funziona. Di questo passo che si fa? Quando siete pronti portateci le firme? Siccome la norma fissa dei tempi e dei modi ben precisi, chiediamo il rispetto dei tempi e dei modi previsti dalla norma per tutti i referendum».Per questo motivo avete organizzato una cabina di regia del mondo venatorio di cui lei fa parte?«Vogliamo seguire attentamente, con gli strumenti che le leggi ci consentono, tutta la fase istruttoria di questo referendum. Consegnate le firme inizierà la fase da parte dell'ufficio centrale costituito presso la Corte di Cassazione della verifica delle firme raccolte. Sarà un lavoro lungo perché oltre alla questione della caccia, ci sono gli altri temi, dall'eutanasia alla cannabis alla giustizia e quindi una mole di lavoro importante».E come pensate di tutelarvi?«Noi faremo ulteriormente presente con altri atti alcune nostre considerazioni rispetto alla questione della verifica delle firme, perché questa è la regola del gioco, visto che sono stati introdotti dal legislatore sistemi innovativi di raccolta firme mai sperimentati, come la firma elettronica per esempio, e anche per gli addetti ai lavori è un campo nuovo, quindi seguiremo con attenzione questa fase in modo tale da essere presenti come parte interessata. Qualora ci fosse la convalida delle firme si passerebbe alla fase due e quindi all'esame da parte della Corte costituzionale sul giudizio di ammissibilità del quesito referendario e anche lì siamo pronti a presentare le nostre considerazioni rispetto al quesito proposto».Anche perché proprio la Corte Costituzionale si è espressa di recente con delle sentenze che riconoscono il ruolo del cacciatore come protettore della fauna selvatica e della biodiversità.«Sì, ci sono state queste sentenze, ma non a caso la norma vigente mette insieme protezione della fauna e prelievo. Certo che c'è il prelievo venatorio, è innegabile, però in un quadro normativo ben definito molto più stringente che non nel resto di tutti i Paesi europei e mondiali, perché lo spirito della norma e del prelievo è fatto nell'ottica della conservazione della biodiversità e delle specie. Non è come andare al supermercato e prelevare al chilo in base a quanto posso spendere. Viene fatto in un quadro di gestione, di ricerca e di equilibrio tra fauna, territorio, attività antropiche e agricole».Questo vi lascia un po' più «tranquilli»?«Non sono superstizioso perché porta male, quindi usiamo delle virgolette molto grandi. Scherzi a parte, siamo assolutamente rispettosi di quello che prevedono le norme della nostra democrazia. Quello che voglio dire, però, è che andrebbero fatte una serie di considerazioni a 360 gradi quando si parla di abolire la caccia».Ossia?«La materia venatoria e la gestione faunistica in Italia non è frutto solo di una legge. Si fa presto a toccare o a elidere un articolo di una legge, ma poi questo comporta implicazioni su un sistema generale di gestione. Si pensi solo che la legge in base alla quale è consentita l'attività venatoria ha nel titolo "la legge per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio"». Cosa significa?«Significa che bisognerà andare a verificare quanto questi quesiti tesi ideologicamente a colpire e a impedire l'attività venatoria, poi vadano a incidere sul sistema di protezione della fauna che magari non sono oggetto del referendum perché quando si comincia a cancellare degli articoli di una legge bisogna poi valutare nel complesso cosa resta di quella legge. E quindi la fase di verifica della Corte sarà questa e noi faremo presenti alcune nostre considerazioni non di natura ideologica, politica o associativa, ma considerazioni tecnico giuridiche da parte dei nostri consulenti. Riteniamo di avere argomentazioni da sottoporre all'attenzione della Corte Costituzionale».Il tema della salvaguardia dell'ambiente è centrale. Eppure chi promuove il referendum batte forte su questo punto. Perché?«È un tema che non può essere trattato superficialmente, ma andrebbe approfondito. Non a caso anche il presidente dell'Enpa e altre associazioni ambientaliste molto importanti hanno preso una posizione netta di non adesione a questo referendum. Qualcuno lo ha definito improvvido, perché temono che qualora dovesse andare avanti il quesito possa venire meno il sistema di protezione forte della fauna che c'è in Italia».E poi c'è il tema dei danni subiti dagli agricoltori.«La gestione di come mantenere un equilibrio tra le popolazioni di animali selvatiche e le attività antropiche è uno dei temi. Perché se non si fanno atti di gestione sostenibile poi si creano degli squilibri. Gli agricoltori italiani in questi anni stanno subendo troppi danni da uno squilibrio faunistico creato da una non gestione della fauna selvatica. La caccia da sola non è sufficiente per poter gestire questo problema, però oggi è quella che dà il contributo maggiore al controllo delle specie selvatiche».E cosa si può fare?«La materia non può essere buttata lì cancellando un articolo e mettendone un altro. Necessita di un'argomentazione complessiva. Che ci sono dei problemi di gestione e di compatibilità della fauna selvatica con il territorio sono sotto gli occhi di tutti. Di difficile soluzione e con cause molteplici. Mi auguro che il Parlamento eserciti a pieno il proprio ruolo e con responsabilità ed equilibrio ascolti tutte le parti sociali interessate e sappia mettere mano, non tanto al referendum, quanto a una revisione della legge 157/92 in modo che si possa ridefinire una norma attuale».Crede che la legge 157/92 sia rimasta ferma agli anni Novanta?«Questa legge è rimasta ferma perché è frutto di uno scontro ideologico. Penso che necessiti di una seria manutenzione perché manifesta delle inadeguatezze sia sul profilo del prelievo venatorio ma anche su quello della protezione della fauna. Quando è stata approvata 30 anni fa non c'era l'attuale situazione sul territorio».E perché non è stato fatto nulla in 30 anni per migliorare questa legge?«Non parlo solo per la caccia, ma in generale, la contrapposizione ideologica su vari argomenti tiene bloccata l'Italia su tante cose. In materia ambientale e faunistica questa contrapposizione tra favorevoli e contrari ha fatto sì che sono 30 anni che stiamo parlando di chi è favorevole o contrario, ma nessuno discute seriamente su come andrebbero fatte le cose. Faccio un esempio paratico per spiegarmi meglio».Prego.«Da anni sento dire che bisognerebbe fare un'area protetta che tuteli gli animali. Per farla bisognerebbe fare una legge regionale o nazionale che istituisca un'oasi o un parco e metta dei divieti di quello che non si può fare, eccetera. Quest'anno c'è stata una particolare siccità e l'istituto superiore per la fauna selvatica ha scritto alle Regioni di valutare la sospensione della caccia alle specie acquatiche perché c'è poca acqua nelle zone umide. Io mi chiedo se la sospensione della caccia porti più acqua dentro le zone umide e se risolva il problema della siccità e della manutenzione del territorio idrogeologico».È così?«Per me no, perché si va a colpire sempre ideologicamente la fine della catena. Il ragionamento che si fa è: non c'è l'acqua, Allora chiudiamo la caccia. Si può anche ragionare sulle limitazioni alla caccia, però si dovrebbe prima pensare a come procurarsi e immagazzinare più acqua. Abbiamo passato anni nella cultura del non fare. Ma non lo diciamo noi, lo ha detto anche un certo Roberto Cingolani qualche settimana fa, e non mi sembra sia un pericoloso cacciatore, ma uno scienziato e un laico per eccellenza che dice che lo scontro ideologico tiene bloccata l'Italia».Può spiegarci perché la caccia aiuterebbe la salvaguardia della fauna selvatica?«Certo. Abbiamo fatto delle ricerche scientifiche nelle valli del Nord dove si esercita la caccia agli acquatici e si è registrato un incremento di oltre il 30% delle coppie di questi uccelli acquatici migratori. Si fa il prelievo venatorio, ma incrementa del 30% la popolazione nidificante. In molte oasi dove non c'è l'attività venatoria, invece, è in fortissima diminuzione la popolazione di coppie nidificanti di uccelli migratori acquatici».Com'è possibile?«La chiave di volta è che chi ha le riserve di caccia coltiva l'ambiente, mantiene gli acquitrini con l'acqua, i canneti, le sponde erbate, i siti di alimentazione. Investe soldi per coltivare una passione o un'attività e mantiene un habitat. L'habitat idoneo aumenta la popolazione nidificante perché lì l'uccello trova nutrimento e il prelievo che viene fatto è inferiore all'incremento dei nuovi dati. Il migratore se non ha l'habitat non si ferma, non nidifica e non si riproduce, quindi arretra il numero complessivo della specie. Questo non lo dice il presidente di Federcaccia perché è matto, ma qualunque tecnico faunistico».Ma per mantenere una zona umida o una palude bisogna andare per forza a caccia?«No per carità. Però investa lo Stato all'interno di oasi e di parchi. Se non c'è sopra un'attività che produce un ritorno economico, chi ci spende i soldi per fare questo? Se ci sono cittadini, magari cacciatori, che investono del proprio per mantenere questi habitat la popolazione selvatica ne beneficia perché si incrementa e il cittadino coltiva una passione. Posso fare io una domanda?».Certo.«A chi si fa danno? Quale interesse pubblico viene leso? Entra solo in contrasto con una sensibilità animalista, che rispetto, o un'ideologia anticaccia, ma non si fa certo danno alla specie selvatica o alla comunità».E chi vi accusa di spendere tanti milioni per ripopolare di animali selvatici la fauna?«Rispondo che qualcuno vuole sottindendere che con le tasse dei cittadini si spendono milioni per ripopolare la fauna e che non è assolutamente così. Lo si fa con i soldi del cacciatore, frutto del proprio reddito personale, che acquista selvaggina da ripopolamento. Ma se c'è questa selvaggina vuol dire che c'è un allevatore o un'attività economica che la produce e che quindi dà lavoro e produce reddito. Ma non paga lo Stato».Altro cavallo di battaglia di chi vuole abolire la caccia è il tema dell'abbandono dei cani, che ne pensa?«Aspetto che qualcuno porti i dati invece che sentenziare. Ma il cacciatore perché dovrebbe abbandonare il cane? Bisogna studiare il fenomeno dell'abbandono dei cani alla radice per trovare una soluzione. Così come viene argomentato senza argomenti, si fa credere che sono i cacciatori che abbandonano i cani perché fa comodo scagliarsi contro la caccia per partito preso. Io chiedo che vengano forniti i dati, se non si hanno vanno reperiti, ma non si sparino sentenze, perché poi magari viene fuori che le razze di cani abbandonate sono quelli da appartamento. Ma vorrei chiudere con una considerazione».Dica.«Non sarà che siamo in presenza di un fenomeno di razzismo culturale applicato alla natura e agli animali».Si spieghi meglio.«Dico razzismo culturale applicato agli animali perché vedo un fiorire di trasmissioni e iniziative televisive che hanno tanto seguito ma mi chiedo perché nessun animalista non lancia una campagna per il bando e la denuncia affinché la Asl non faccia più la derattizzazione con il veleno. Io non ho mai letto una richiesta del genere. Perché?».Forse perché i topi danno fastidio?«Certo. Perché i topi fanno schifo e quindi se si avvelenano mi sto zitto e mi giro dall'altra parte. Invece il cacciatore che spara è un assassino e un delinquente perché l'uccellino e bambi suscitano emozioni e pulsioni. Ma ancora di più: sento parlare di esseri senzienti. Ma perché quelli non senzienti non hanno diritto di vita? Già qualcuno in passato aveva detto che chi aveva imperfezioni fisiche era un problema e meglio non ci fosse sulla terra, e non parlo di politica, ma di categorie mentali. Per me questa è una forma di razzismo pericolosa».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)