2022-04-21
Caos al ministero: piovono multe anche su chi si è fatto le iniezioni
Migliaia di italiani stanno ricevendo le sanzioni da 100 euro nonostante siano in regola con l’obbligo vaccinale. Colpiti over 50 che hanno ritardato la dose, chi l’ha fatta all’estero e pure dei defunti. E il ricorso è un incubo.Secondo l’ultimo report Aifa, le segnalazioni di eventi avversi al vaccino passano da 120 a 99 ogni 100.000: netto il disimpegno dei medici. Tra 5 e 11 anni il 12,8% dei casi è grave.Lo speciale contiene due articoli.Fioccano multe anche agli over 50 in regola con il ciclo vaccinale. Dal 4 aprile l’Agenzia delle entrate ha infatti iniziato la consegna delle comunicazioni di avvio del procedimento sanzionatorio a tutti i cinquantenni che risultano, dal database del ministero della Salute, non aver rispettato l’iter vaccinale previsto dal decreto legge che ne ha stabilito l’obbligo e le relative sanzioni. Peccato che molte lettere sono arrivate a over 50 che hanno invece rispettato quanto richiesto dal governo sulla vaccinazione. Secondo Italia Oggi, la brutta sorpresa ha riguardato tutti coloro che hanno ritardato la terza dose, oltre la data limite del primo febbraio perché hanno contratto il Covid prima del booster e i «frontalieri della sanità», ossia i medici e gli infermieri che hanno ricevuto il vaccino nelle strutture sanitarie svizzere, presso cui lavorano, ma che non risultano contemporaneamente vaccinati anche nei database del ministero della Salute, dato che non c’è uno scambio di informazioni di questo genere tra i due Paesi vicini. Ma non solo, perché l’Agenzia delle entrate è anche riuscita a mandare comunicazione di mancata vaccinazione, a persone decedute o scomparse da più di tre o cinque anni. Oppure parliamo anche di chi si è vaccinato all’estero, sempre all’interno dell’Unione europea, o di chi ha invece la colpa di aver fatto la terza dose ma in ritardo e non nella stessa struttura sanitaria e dunque, via di notifica. Insomma, l’incrocio che sta facendo l’Agenzia delle entrate tra i suoi dati e quelli sanitari sta producendo più danni che altro, visto che sul database del ministero della Salute non ci sono gli adeguati controlli, che permettono di fotografare la reale situazione degli over 50 in Italia. La notifica dell’amministrazione fiscale, giusta o sbagliata che sia, dà però il via a un iter burocratico, che per essere fermato deve rispettare i tempi tecnici dettati dal decreto legge che ha introdotto l’obbligo vaccinale e le multe. E dunque, da quando si riceve la notifica si avranno solo dieci giorni di tempo per comunicare all’azienda sanitaria di riferimento e a quella fiscale che c’è stato un errore. Ma andiamo con ordine e partiamo dal primo step legato alla comunicazione all’ospedale di riferimento. Chi riceve la notifica all’Agenzia di riscossione, dovrà inviare una certificazione «relativa al differimento o all’esenzione dell’obbligo vaccinale, ovvero altra ragione di assoluta e oggettiva impossibilità». Da notare come il testo del decreto prevede tra le ipotesi riportate solo «errori» da parte dei cittadini. Viene infatti compreso nella fattispecie chi per esempio ha preso il Covid prima del vaccino o chi ha determinate esenzioni o patologie che non permettono la somministrazione. L’errore da parte del ministero (come sta avvenendo) non è invece contemplato. Questo ovviamente va ulteriormente a complicare l’intera procedura di compilazione dei moduli a carico dell’over 50 destinatario dell’atto. Ma torniamo all’iter. Una volta presentata la richiesta alla struttura sanitaria interessata i documenti sono verificati da un medico responsabile dei servizi territoriali e da uno legale (nel caso possono chiedere un consulto anche a un vaccinatore o a un igienista) e se ritengono che il soggetto è in regola con l’obbligo vaccinale invieranno una segnalazione all’Agenzia delle entrate per annullare la sanzione. Sempre nei dieci giorni previsti il ricevente dell’atto dovrà anche contemporaneamente informare l’Agenzia delle entrate dell’avvenuta trasmissione del modulo all’ospedale di riferimento, utilizzando l’apposito servizio presente nell’area riservata del contribuente. Il servizio, «Comunicazione differimento/esenzione obbligo vaccinale», disponibile solo per i destinatari della comunicazione, consente di visualizzare e scaricare in formato pdf la segnalazione da inviare e di informare l’Agenzia delle entrate-Riscossione di aver inviato, all’Asl competente per territorio, la certificazione di differimento/esenzione dall’obbligo vaccinale, nonché ogni altra ragione di assoluta e oggettiva impossibilità ad adempiere a tale obbligo. Se la procedura non dovesse andare a buon fine, perché l’agenzia sanitaria entro dieci giorni dal ricevimento della documentazione non conferma all’Agente della riscossione l’ok relativo all’insussistenza dell’obbligo vaccinale o all’impossibilità di adempiervi, l’Agenzia delle entrate-Riscossione provvederà alla notifica di una multa di 100 euro con valore di titolo esecutivo. Il pagamento dovrà poi essere effettuato dai destinatari entro i 60 giorni successivi la ricezione dell’avviso.Una situazione che risulta allarmante non solo perché il governo ha previsto un iter che non contempla errori da parte del ministero della Salute e dà solo dieci giorni di tempo agli sfortunati over 50 che ricevono le missive per sbrogliare il caos burocratico ma anche perché evidenzia l’attuale inefficienza dell’incrocio fra diverse banche dati. Progetto, ricordiamo, su cui il governo Draghi sta puntando (anche in vista della delega fiscale). L’obiettivo è dare più potere all’Agenzia delle entrate (usando tutti i dati della fattura elettronica e incrociando i vari database) per sconfiggere l’evasione fiscale. Visti però i risultati di questo primo approccio integrato di analisi la strada da fare è ancora tanta. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/caos-al-ministero-piovono-multe-anche-su-chi-si-e-fatto-le-iniezioni-2657189938.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-farmacovigilanza-sta-crollando" data-post-id="2657189938" data-published-at="1650536639" data-use-pagination="False"> La farmacovigilanza sta crollando Cala il numero di segnalazioni di eventi avversi da vaccino anti Covid. Non è una buona notizia, perché se è vero che il 26 settembre, nell’ultimo rapporto dell’Agenzia italiana del farmaco prima del report annuale (a febbraio, e relativo al 2021), il tasso di segnalazione fu di 120 ogni 100.000 dosi somministrate, mentre al 23 marzo scorso risulta di 99 ogni 100.000, purtroppo è diminuita la vigilanza sanitaria. Il nono report dell’Aifa indicava il 37,1% di segnalazioni da parte dei medici e il 31,5% dai cittadini, invece oggi, nell’undicesimo, sono questi ultimi a essere la fetta più ampia di segnalatori (37,6%), rispetto a medici di base o vaccinatori, ridotti al 34%. Anche i farmacisti sembrano meno attenti, dal 27 dicembre 2020 al 26 settembre 2021 hanno redatto il 17,7% dei rapporti, percentuale scesa al 15,6% nel periodo 27 dicembre 2021- 26 marzo 2022. Già si tratta di segnalazioni spontanee, perché la farmacovigilanza nel nostro Paese è per il 93,8% passiva, ovvero eventuali reazioni avverse non si vanno a cercare, non vengono indagate attivamente, ma si attende che vengano denunciate da chi le ha subite. Altra cosa sarebbe se campioni di cittadini che assumono un determinato farmaco, in questo caso il vaccino anti Covid, fossero seguiti per un certo periodo di tempo e monitorati attentamente. Non solo. Nel primo trimestre di quest’anno, scrive l’Aifa, il 48% circa delle segnalazioni gravi (23.850 su un totale di 134.361) riporta come esito la «risoluzione completa» o il «miglioramento», ma il 35% risulta non ancora guarito. Se un evento è sempre considerato grave quando causa ospedalizzazione, pronto soccorso, pericolo immediato di vita, invalidità, anomalie congenite, decesso e «altra condizione clinicamente rilevante», che cosa ne è dei vaccinati che non stanno ancora bene? Al ministero della Salute sembra importare poco, ma ci sono migliaia di cittadini che non ottengono diagnosi e tantomeno miglioramenti dagli effetti negativi registrati dopo la vaccinazione contro il Covid-19. Per non parlare delle segnalazioni di decessi, 879 reazioni avverse finite con la morte del vaccinato, 509 casi dopo la prima dose, 275 dopo la seconda e 95 dopo la terza. In base all’algoritmo dell’Oms, però, solo 27 sono risultati decessi correlabili, 437 non correlabili, 213 indeterminati, 71 inclassificabili per mancanza di informazioni e 131 privi di nesso di causalità. Vi sembra soddisfacente questo risultato della farmacovigilanza sugli effetti di un vaccino, ancora così poco conosciuti? I familiari delle persone che hanno accettato di porgere il braccio due, tre volte, avrebbero il diritto di vedere indagate a fondo le cause di una morte, le possibili connessioni tra vaccino e malattie sottostanti o altre cause multiple che abbiano prodotto una reazione fatale. Per la prima volta, poi, il report dell’Aifa riferisce le segnalazioni in fascia 5-11 anni, bimbi portati a vaccinarsi con Comirnaty dallo scorso 16 dicembre. Sono 439, con un tasso di segnalazione di circa 21 casi ogni 100.000 dosi. A fronte dell’inutilità nel breve termine della vaccinazione nei più piccoli che rispondono benissimo al Covid (tranne pochi, con gravi patologie concomitanti) e acquistano una preziosa immunità naturale, nonché dell’incertezza a medio e lungo termine di effetti di un farmaco ancora in fase di sperimentazione, anche solo un mal di testa è di troppo per un bimbo che sta bene. Invece, purtroppo, il 12,8% delle segnalazioni nei 5-11 anni è risultata grave. «Non sono presenti segnalazioni di decesso», precisa il report. Non è affatto una consolazione. La campagna vaccinale anti Covid dei bimbi va ripensata con maggiore rigore scientifico e nell’interesse dei più piccoli. Per il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, è invece un cruccio che non arrivi al 40% il numero degli under 11 vaccinati.
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