
Il filosofo calabrese ha ispirato i rivoluzionari di ogni epoca con la Città del Sole, società ideale basata sull'ermetismo.Il romano Ettore Ferrari fu deputato al Parlamento del Regno d'Italia, presidente della Società operaia di mutuo soccorso e fondatore dell'Università popolare di Milano. Ma, soprattutto, fu gran maestro del Grande Oriente d'Italia, e anche grazie a lui Giordano Bruno divenne un simbolo per la massoneria italiana. Si deve a Ferrari, scultore oltre che politico, la statua del Nolano fusa nel bronzo nel 1889 e posta a Campo de' Fiori a Roma in aperta sfida al Papa. Sul basamento di quel monumento si trovano, due per lato, otto medaglioni celebrativi dei maestri del «libero pensiero». Uno di essi raffigura Tommaso Campanella, personaggio che con Bruno ha tantissimo in comune, a cominciare dalla frequentazione della magia.Campanella, nato Giovan Domenico a Stilo, in Calabria, nel 1568, con il Nolano condivide l'appartenenza all'ordine dei domenicani. Anche lui fu accusato di eresia, e passò buona parte della vita in prigione, ma a differenza di Bruno non terminò i suoi giorni sul rogo: morì a Parigi, malato di reni ma sereno, il 21 maggio 1639, nel convento di Saint-Honoré. Il motivo della sua presenza in quel luogo dice quasi tutto di lui. Fu processato dal Sant'Uffizio per ben cinque volte, trascorse 27 anni da recluso, ancora giovanissimo venne giudicato eretico. Eppure si spense nel suo letto, dopo essere stato ricevuto dalla corte di Luigi XIII, protetto e onorato. A coprirgli le spalle, in Francia, era nientemeno che il cardinale Richelieu. Come scrive Saverio Ricci nella corposa biografia Campanella (Salerno editrice), «Richelieu apprezzava le sue doti divinatorie, ne aveva ottenuto un breve trattato di chiroscopia, che il frate gli mandò dedicato». Insomma, il nostro frate era un indovino, un chiromante e, sì, un mago. Nonostante i numerosi tentativi di riabilitazione da parte cattolica, infatti, è molto difficile considerarlo un pilastro della Chiesa. Come dicevamo, Richelieu lo ospitò a Parigi, e lo volle presente al castello di Saint-Germain en Laye perché vedesse il Delfino di Francia e ne tracciasse l'oroscopo. Dopo averlo spogliato e osservato per ben due volte, Campanella sentenziò: «Sarà lussurioso, come Enrico IV, e molto superbo. Regnerà a lungo, ma duramente, benché felicemente; morirà però infelice, e in fine sarà grande confusione nella religione e nel regno». Fu abbastanza preciso, dato che il bambino sarebbe diventato Luigi XIV, il Re Sole. E anche questa, come vedremo, è una coincidenza significativa, poiché il Sole ricopre un ruolo fondamentale nel pensiero di Campanella. Morì da mago, Tommaso, e da mago sempre visse. Preso l'abito da domenicano, appena ebbe acquisito qualche rudimento di filosofia e teologia cominciò a preferire Telesio (pensatore al limite dell'eresia) ad Aristotele. Si diceva che avesse appreso le arti occulte frequentando un giovane ebreo di nome Abramo, «sospetto di negromanzia e conversazione coi demoni», come scrive Ricci. Nel 1599, assieme al sodale Dioniso Ponzio e al bandito di nobili origini Maurizio de' Rinaldis, Campanella organizzò un improbabile moto rivoluzionario nella sua Calabria. Sobillava, invitava i cittadini e prendere le armi. I suoi due compari avevano garantito l'appoggio di circa 200 fuorilegge, e avevano preso accordi con i turchi per scacciare gli spagnoli allora al potere. Non finì per niente bene. Furono tutti arrestati, e Campanella – dopo aver provato il supplizio della corda – fu incarcerato. Per quasi tre decenni lo privarono della libertà, ma non gli impedirono di scrivere.Già la prima rivolta calabrese mirava a instaurare un governo ideale, una embrionale società comunistica. Come scrive Luca Addante (in Tommaso Campanella, Laterza) era evidente che «la ribellione humana mirava pure alla ribellione divina». I congiurati, compreso Campanella, negavano la verginità di Maria, svilivano i sacramenti e consideravano Cristo poco più di un mago. Fallito il tentativo di costruire la repubblica ideale nella realtà, nel 1602 Campanella decise di edificarla su carta, scrivendo la prima versione in volgare de La città del Sole. Tra i suoi libri politici non è quello più importante, lui almeno non lo considerava tale. Nel corso degli anni, tuttavia, è divenuto senz'altro il più celebre e il più influente: una delle pietre su cui è stata innalzata la chiesa atea del comunismo. Benedetto Croce fu tra i primi a vedere una netta separazione fra il comunismo di Campanella e il futuro socialismo scientifico, e pure altri progressisti, tra cui Cesare Lombroso, considerarono Tommaso poco più di un pazzo. Eppure, ricorda ancora Addante, nei Paesi del blocco sovietico Campanella fu beatificato tra i precursori del comunismo: «Dalla Russia alla Cecoslovacchia, dall'Ungheria alla Polonia, dalla Jugoslavia alla Romania, dalla Ddr alla Lituania, senza dimenticare la traduzione dell'opera nella Repubblica cinese». Di certo il nostro non era un marxista, tuttavia «La città del Sole» descrive un'utopia non troppo dissimile dalla concreta realtà sovietica. Nel celebre Il socialismo come fenomeno storico mondiale (prefazione di Aleksandr Solzhenitsyn), lgor Rostislavovic Safarevic scrive che il sistema politico della Città del Sole «ricorda esternamente la teocrazia; chi regge il governo “è un principe sacerdote che s'appella Sole, e in lingua nostra si dice Metafisico"». Pare un maestro spirituale, un guru, ma Safarevic precisa che «il carattere dell'attività del sacerdote Sole si adatterebbe molto di più al vertice di una gerarchia tecnocratica». Il Metafisico, prosegue lo studioso russo, «deve conoscere inoltre tutte le arti meccaniche, tutte le scienze matematiche, fisiche e astrologiche; ma soprattutto deve conoscere la metafisica e la teologia. […] Accanto al Metafisico operano tre collaboratori: Pon, Sin e Mor, che rappresentano Potestà, Sapienza e Amore. Tra loro è distribuito il governo delle principali sfere di vita. Questa suddivisione ci ricorda a volte per la sua originalità Orwell». Una società comunista, dunque, dove tutti si vestono uguali, i figli non sono cresciuti dalle famiglie ma dalle autorità costituite, la procreazione è un affare amministrativo ma il sesso ricreativo è permesso e facile (le donne sterili sono in comune). Una società comunista ma anche magica. Il progetto della città solare è basato sulle teorie ermetiche, cioè le dottrine del primo grande alchimista Ermete Trismegisto, che Campanella cita come «sapientissimo». L'utopia comunista del pensatore calabrese – governata da quelli che possono essere capi di partito ma anche magi - è modellata sulla città di Adocentyn, descritta nel trattato ermetico Picatrix, e in definitiva tutta la magia campanelliana è ermetica. Campanella, scrive la grande studiosa Frances Yates, la praticò non solo per proteggere sé stesso da nemici, ma pure, nel 1628 a Roma, per aiutare papa Urbano VIII, che lo convocò preoccupato da alcuni oscuri presagi. Il Pontefice gli diede protezione e ciò contribuì ad alimentare le interpretazioni degli storici che descrissero un primo Campanella eretico e un secondo convertito e quasi santo. Che le cose stiano un po' diversamente lo dimostra ciò che scrive Garet Knight, uno dei più noti esoteristi contemporanei. Egli definisce Campanella «l'ultimo mago rinascimentale italiano» e lo mette sullo stesso piano di Giordano Bruno e del matematico e alchimista inglese John Dee. «Campanella, Dee e Bruno», scrive Knight, «hanno in comune il fatto di aver usato la magia per fini politici». Tommaso, in effetti, tentò di usarla per creare una civiltà protocomunista: per questo tanti rivoluzionari progressisti lo presero a modello. E fu così che tra i padri del comunismo fu posto il mago che leggeva il futuro al cardinale Richelieu.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.