La commissione Trasporti dell’Europarlamento ha bocciato l’idea di alzare gli obiettivi di decarbonizzazione per i mezzi pesanti. Entro dicembre ci sarà il voto definitivo in plenaria. I Popolari mollano la maggioranza Ursula per recuperare consensi.
La commissione Trasporti dell’Europarlamento ha bocciato l’idea di alzare gli obiettivi di decarbonizzazione per i mezzi pesanti. Entro dicembre ci sarà il voto definitivo in plenaria. I Popolari mollano la maggioranza Ursula per recuperare consensi.Sonora sconfitta, ieri al Parlamento europeo di Bruxelles, della maggioranza parlamentare che sostiene la Commissione guidata da Ursula von der Leyen. In commissione Trasporti (Tran) si è votato su una proposta di regolamento che innalzerebbe gli obiettivi di decarbonizzazione del settore degli automezzi pesanti, portandoli dall’attuale 30% al 2030 al 45% entro lo stesso anno e al 90% entro il 2040. Il regolamento in vigore dal 2019 (2019/1242) stabiliva già obiettivi di riduzione delle emissioni, pari al 30% dal 2030 in avanti. La proposta di nuovo regolamento, bocciata ieri in commissione Trasporti, alzerebbe questo obiettivo al 45% al 2030, aggiungendone un obiettivo del 65% a partire dal 2035 e del 90% a partire dal 2040. Sinistre e Verdi sono rimasti soli a difendere il provvedimento, con il Partito popolare europeo (Ppe) che ha votato in massa con l’opposizione, sposando la linea contraria di Identità e democrazia (Id) e dei Conservatori e riformisti (Ecr).Si votava su un testo di parere della Commissione che prevedeva una nuova definizione di carburanti neutrali, che include i biocarburanti, il posticipo al 2035 dell’obbligo di 100% di mezzi per il trasporto pubblico, l’anticipo al 2027 della revisione della normativa da parte della Commissione e, soprattutto, la riduzione degli obiettivi al 2030, 2035 e 2040 rispettivamente al 30%, 50% e 75%.Su questo parere, sostanzialmente contrario alla proposta di regolamento in esame, hanno votato 29 favorevoli, 11 contrari e 3 astenuti. Una netta sconfitta per il tandem rosso-verde, che ha visto staccarsi l’alleato Ppe confluito sulle posizioni della destra. I parlamentari europei della Lega Paolo Borchia, Annalisa Tardino, Matteo Adinolfi e Antonio Maria Rinaldi, presenti ieri al voto in quel di Bruxelles, in un comunicato esultano: «Oggi in commissione Trasporti, sinistre e Verdi finiscono sotto nelle votazioni sul parere sulla relazione sulle emissioni di CO2 dei mezzi pesanti, mentre passa la linea della Lega che chiede più apertura tecnologica, valorizzazione del contributo dei carburanti rinnovabili, flessibilità per i bus urbani contro gli estremismi della Commissione che chiedeva di imporre il 100% elettrico già dal 2030». «Il segnale lanciato oggi è importante: serve un netto cambio di rotta in Ue, più concretezza e meno ideologia», concludono i rappresentanti della Lega, parte del gruppo parlamentare Identità e democrazia.Anche Fratelli d’Italia, in una nota del capodelegazione Carlo Fidanza, componente della commissione Trasporti e relatore del provvedimento per il gruppo dei Conservatori e riformisti, festeggia: «Un grande schiaffo alla sinistra rosso-verde che insiste sulla linea dell’ultraambientalismo senza guardare alla realtà. Grazie a questo voto abbiamo reintrodotto il concetto di neutralità tecnologica, dando spazio ai biocarburanti che potranno tornare ad avere un ruolo fondamentale nell’accelerazione della decarbonizzazione». L’iter parlamentare non è concluso. La proposta di regolamento deve ancora ricevere l’opinione della commissione Ambiente, dove la maggioranza rosso-verde + Ppe non dovrebbe essere a rischio, per poi essere votata definitivamente in seduta plenaria nei prossimi mesi, verosimilmente entro dicembre. In quella sede si faranno i conti, ma l’esito del voto è molto incerto. Per l’Italia, la norma riguarderebbe oltre 4 milioni di veicoli. Più del 90% di questi sono alimentati a gasolio e con la nuova proposta la metà di questi tra sei anni dovrebbe scomparire dalla circolazione. Il problema è che l’alternativa elettrica agli automezzi pesanti a gasolio ancora non esiste, e se esiste ha dei costi proibitivi. Se un camion con motore a combustione interna oggi costa attorno ai 100.000 euro, un camion elettrico può costare anche il doppio. L’adozione di un provvedimento così drastico sarebbe il colpo di grazia a un settore che, oltre a contribuire in maniera assai marginale allo stock di emissioni, è già sotto assedio tra costi dei combustibili e concorrenza straniera a baso costo.La sconfitta della maggioranza Ursula sul punto in commissione è politicamente significativa perché manifesta segnali di risveglio da parte di alcune forze politiche che nel corso della legislatura hanno contribuito fattivamente alla costruzione dell’incubo green ideato a Bruxelles. Il Ppe ha sin qui sostenuto 32 dei 34 atti che fanno parte del Green deal, per cui è difficile che queste retromarce sul finire della legislatura possano impressionare gli elettori. Sembra facile pensare a questi tardivi pentimenti come basati su una convenienza elettorale di breve termine. Allo stesso tempo, la spaccatura che si è venuta a creare nella maggioranza segnala la sostanziale illogicità dei provvedimenti che fanno parte del Green deal. L’estremismo ideologico verde, ammantato di buone intenzioni, non fa che falcidiare a ogni piè sospinto l’economia europea, imponendo obblighi per i quali non vi è traccia di una seppur minima analisi costi benefici.
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