2022-04-28
Cambiano le aliquote, ma non su Btp e casa
La nuova delega fiscale inserirà una clausola sui prelievi agevolati e sul catasto che eliminerebbe la possibilità di passare poi dal sistema reddituale a quello patrimoniale. Oggi vertice di centrodestra di governo per blindare il testo ed evitare sorprese.Ribolle la delega fiscale. Sulla bozza di testo nelle mani di Mario Draghi che prevede due novità in grado di evitare l’innalzamento del tasse anche in caso di riforma fiscale, Lega e Forza Italia indicono una riunione straordinaria. Ieri La Verità ha avuto modo di anticipare i due punti.In sintesi, la prima modifica prevede che il gettito che ciascun Comune potrà recuperare dall’emersione degli immobili fantasma vada a ridurre la pressione sulle altre case tassate dal medesimo ente. La seconda modifica sarebbe ancora più importante. Il nuovo testo ancorerebbe l’intero ricalcolo dei valori di mercato al decreto 138 del 1998 e quindi eliminerebbe la possibilità che in futuro si passi dal sistema reddituale (quello degli attuali valori catastali) a quello patrimoniale collegato al valore di mercato aggiornato di anno in anno. A quel punto le imposte sulla casa a partire dall’Imu resterebbero in linea con il sistema attuale e verrebbero anche in futuro calcolate sui parametri che abbiamo sperimentato fino ad oggi. Fissare il tutto al decreto del 1998 ha enormi vantaggi ma pur sempre lascia qualche rischio. Seppure di misura nettamente inferiore rispetto alle versioni precedenti della delega. Quel decreto infatti prevedeva i nuovi criteri delle tariffe d’estimo e del reddito da catasto individuando le zone censuarie. Ambienti del centro destra avrebbero sollevato sull’ipotesi alcuni dubbi. Il rischio sarebbe inserire surrettiziamente valori di mercato negli interstizi delle zone censuarie. Da qui anche la riunione urgente che ha visto allo stesso tavolo esponenti della Lega e di Forza Italia e la partecipazione in video di Silvio Berlusconi. «Il risultato finale non potrà prevedere alcun aumento delle tasse sulla casa», avrebbe detto Silvio collegandosi da Arcore via Zoom al vertice con Matteo Salvini e Antonio Tajani. Per il Cav, raccontano le agenzie, va bene l’avanzamento della trattativa sulle modifiche alla proposta di riforma del catasto. Il governo, avrebbe sottolineato il leader azzurro, prende atto della nostra posizione coerente con quanto abbiamo sempre realizzato. Concetto che sarà ribadito oggi al vertice di maggioranza del centro destra dopo probabili interlocuzioni con l’opposizione. L’obiettivo odierno è quello di blindare il testo e assicurarsi che non venga inserito alcun riferimento a valori patrimoniali. Elemento che come spiegato sopra potrebbe sblindare anche l’ancoraggio al decreto del 1998. Eventualità che Palazzo Chigi non avrebbe smentito formalmente. A fornire però un elemento di serenità in ambito di tensione comprensibile con gli alleati del Pd e dei 5 stelle che sul catasto sono allineati e coperti ai desideri del premier c’è l’importante novità legata alla riformulazione delle aliquote duali, per capirsi quelle che riguardano l’imposizione sui titoli di Stato e sulla cedolari agevolate. A quanto risulta a La Verità Palazzo Chigi avrebbe dato l’ok a inserire una clausola che garantisca lo status quo sulle attuali aliquote agevolate. In questo modo il prelievo sui Btp, Bot e sulle cedolari agevolate non cambierebbero. Oltre a essere un interessante passo per garantire il non aumento della pressione, la scelta va a smentire in pieno lo storytelling del Pd che nelle ultime settimane si è scagliato contro tutti coloro che ipotizzavano o scrivevano di aumenti delle imposte dopo il gennaio 2023 o, nel caso del catasto, dopo il 2026. Un passo indietro su Draghi è l’implicita conferma che la modifica avrebbe comportato un aumento della pressione. Nel frattempo resta da capire quando ci sarà un incontro tra i rappresentanti del centro destra e quelli di Palazzo Chigi per cristallizzare il testo. A quel punto la delega tornerà in Aula. «È positivo che il governo abbia chiesto la calendarizzazione della delega fiscale per il 9 maggio. Tuttavia il aprile, quando interrompemmo i lavori per evidente mancanza di accordo in maggioranza, ho preso un impegno di fronte alla Commissione: ricominciare i lavori solo quando saremo totalmente sicuri di poterli portare a termine», ha dichiarato con un po’ di faccia di bronzo il deputato di Italia viva Luigi Marattin, presidente della commissione Finanze della Camera. Omette infatti l’anomalo stop delle votazioni accaduto lo scorso 7 aprile proprio per via di un suo intervento mirato chiaramente a evitare che il governo andasse sotto o venisse travolto da un emendamento impresentabile. Cioè quello sull’Imu per le case terremotate. In ogni caso tutto dice che siamo agli sgoccioli dal punto di vista formale. «Pertanto», ha aggiunto ieri Marattin, «riconvocherò la commissione in sede referente sul disegno di legge delega sulla riforma fiscale solo dopo che sarà stato raggiunto e validato un accordo politico». Da lì in avanti si aprirà comunque una battaglia d’Aula (le leggi delega si possono modificare anche successivamente) e resterà da capire se a Draghi converrà chiudere la partita o lasciare la patata al prossimo governo.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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