2020-11-27
Čajkovskij e la sinfonia della Madre Russia
Piotr Ilic Čajkovskij (Getty images)
Il compositore, cresciuto alla scuola del pianista Anton Rubinstein, coniò un proprio stile adattando il bagaglio della tradizione patriottica ai canoni in voga in Europa. Il rifiuto dell'integralismo conservatore gli alienò le simpatie dei musicisti connazionali. Piotr Ilic Čajkovskij nacque nel 1840 a Kamsko-Votkinsk, Russia, da un ingegnere minerario ucraino e dalla sua seconda moglie, Aleksandra Andreevna d'Assier, una donna di nobili origini francesi, ma nata a San Pietroburgo. Nella Russia dell'epoca, l'istruzione musicale non era regolamentata e le opportunità di studiare musica accademicamente erano limitate. Al sorgere per lui di tali opportunità, abbandonò la carriera di avvocato ed entrò nel neonato Conservatorio di San Pietroburgo. Compiuti gli studi, diede vita a un proprio stile musicale amalgamando l'uso delle convenzioni compositive della grande musica classica europea con il portato della musica tradizionale russa. Nel 1866, il giovane Čajkovskij arriva a Mosca che sarà considerata da lui come una seconda patria. Cresciuto a San Pietroburgo, dove frequentò il Conservatorio fondato dall'insigne pianista e compositore Anton Rubinstein, si trasferì a Mosca per entrare come insegnante di armonia in quell'Istituto musicale. Ne era direttore il fratello minore di Anton, Nikolaj, pianista eccellente anch'esso, nonché direttore d'orchestra. Nella vita del giovane Čajkovskij egli riveste un ruolo importante, occupandosi paternamente di lui e offrendogli una camera in casa sua. Simpatico e non scostante come il fratello, lo introduce nella miglior società moscovita del tempo e farà conoscere al pubblico le composizioni del suo protetto. A Mosca Čajkovskij mette solide basi e si fa qualche amico fedele. Non gode di salute eccellente e per natura nervosa ed ipersensibile è facilmente soggetto a notevoli cambiamenti di umore e a frequenti depressioni. Questa instabilità lo accompagnerà per il resto della sua vita.Fra le cose salienti di questo periodo, dobbiamo annoverare la costituzione di un gruppo denominato Dei Cinque. Lo scopo dei compositori che ne facevano parte era di sostenere e promuovere uno spirito nazionale che fino ad allora non aveva una propria vera identità. La Russia, la Polonia, l'Ungheria, la Boemia, produssero tutte almeno un grande compositore di tipo nazionale e i compositori russi furono fra i primi d'Europa a fare del nazionalismo un'estetica. Michail Glinka aprì la strada con l'opera Una vita per lo Zar, nel 1836. Fino a lui la musica russa era stata dominata dagli italiani. In Russia avevano lavorato importanti compositori come Galuppi, Paisiello e Cimarosa. A Mosca e a San Pietroburgo, come del resto in altre città europee, «opera» significava opera italiana.Una vita per lo Zar, fu per i russi un'opera senza eguali: la prima con un soggetto russo e con un libretto che parlava di contadini e canti popolari russi. Diventò subito un eroe nazionale. «Beethoven, e Glinka!» esclamava Anton Rubinstein; e i russi suoi contemporanei non trovavano esagerato l'accostamento. Čajkovskij lo ammirava moltissimo.Ispirati a Glinka, i compositori del gruppo erano Balakirev, Borodin, Cui, Rimski-Korsakov e Mussorski. Čajkovskij pur ritenendo valida l'idea di sostenere una identità musicale nazionale, ritenne che non fosse possibile escluderla dall'ambito della cultura europea. Da questa diversa concezione nacquero dei profondi dissidi che spinsero Čajkovskij stesso ad allontanarsi da loro. Fanno eccezione i rapporti mantenuti con Rimskj-Korsakov e Balakirev che inciterà Čajkovskij a scrivere l'ouverture Giulietta e Romeo, fra i capolavori del musicista e scritta a soli 29 anni. Tre anni prima aveva composto la sua Prima Sinfonia in sol minore detta Sogni d'inverno. Seguiranno diversi capolavori fra cui il Concerto per pianoforte e orchestra e quello per violino.Il concerto scritto da Čajkovskij ha analogie con quello di Brahms, perché entrambi i compositori, non violinisti, avevano scarsa conoscenza della tecnica dello strumento e scrivevano rendendo più faticosa l'esecuzione a differenza di altri, che conoscevano perfettamente il violino: Paganini, Wieniawsky, Sarasate, Vieuxtemps. Il famoso virtuoso e maestro Leopold Auer che ha fondato la scuola dei più grandi violinisti del Novecento, (fra gli allievi Heifetz, Elman, Milstein, ecc.), ha revisionato il concerto, rendendolo più facilmente eseguibile. La prima esecuzione però fu affidata al violinista Adolf Brodskij che accettò di eseguire il concerto. Chi più mi illuminò nella interpretazione di questo concerto, fu David Oistrach, che lo eseguiva in modo poetico a prescindere dal lato virtuosistico dove lui, peraltro, eccelleva. Ebbi il privilegio di incontrarlo in varie occasioni e mi dette dei suggerimenti preziosi che ricorderò sempre. Lo ascoltai ad Amsterdam, dove eseguì il concerto di Brahms in modo impareggiabile. Andai a salutarlo in camerino per esprimergli tutto il mio entusiasmo, ma lo vidi molto provato e non avrei mai sospettato che fosse l'ultima volta che lo vedessi: ed infatti morì la notte stessa.
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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