2025-09-24
Budapest: «Legittimato il terrorismo rosso»
Il governo Orbán: «Criminali in galera». Per i dem vince lo «stato di diritto», come se Budapest fosse un regime.«È scandaloso che l’Europarlamento legittimi il terrorismo di estrema sinistra». Nei confronti di questa Ue che salva Ilaria Salis, la posizione del governo ungherese non lascia spazio a interpretazioni. «Lei e i suoi si sono recati in Ungheria con l’obiettivo premeditato di picchiare a caso la gente per strada. Non è una questione politica, ma di terrorismo», sostiene Zoltan Kovacs, portavoce dell’esecutivo guidato da Viktor Orbán. Budapest vorrebbe processare l’ex insegnante di Monza accusata di aver picchiato due neonazisti durante una manifestazione nella Capitale magiara. La commissione Juri ieri però ha votato contro la proposta di revocare l’immunità parlamentare all’eurodeputata di Avs. «I compagni di Bruxelles», ha proseguito Kovacs, «stanno facendo di tutto per farla sfuggire alle sue responsabilità. Non solo giustificano un criminale, ma danno rifugio a un terrorista. È una criminale pericolosa, merita di stare in galera».Sulla medesima lunghezza d’onda Balazs Orbán, direttore politico dell’ufficio del primo ministro, che si ricollega anche a quanto accade negli Usa, dopo l’omicidio di Charlie Kirk e la decisione di Donald Trump di dichiarare «organizzazione terroristica» il movimento Antifa: «Ilaria Salis e i suoi sono arrivati a nel nostro Paese, in nome di questa sigla, per aggredire passanti innocenti, alcuni dei quali sono rimasti quasi senza vita. Le autorità l’hanno arrestata e incriminata, ma lei ha trovato rifugio dietro un mandato di Bruxelles».Se i toni di Budapest sono alti, nemmeno il Pd nostrano scherza. La linea la detta Pina Picierno, che definisce la decisione di ieri «importante, in difesa dello stato di diritto e del giusto processo». Tradotto, abbiamo salvato una dei nostri da un regime e da un sistema giudiziario senza garanzie. Detto dalla vicepresidente del Parlamento europeo a proposito della democrazia di un Paese membro, la contraddizione è evidente. Ma la sua posizione in pochi minuti rimbalza nelle dichiarazioni degli esponenti di tutto il centrosinistra. «La commissione ribadisce la centralità della democrazia», ripete ad esempio Cristina Guarda (Verdi), «e dello stato di diritto». Ed è una strana idea di «stato di diritto» pensare che «la legge è sovrana e nessuno è al di sopra di essa», a meno che non si tratti di un politico, che può giocarsi la carta dell’immunità. In questo caso, tra l’altro, parliamo di un’esponente dell’estrema sinistra che ha sempre rivendicato di anteporre altri valori alla legalità (occupazione delle case in primis). E che, pur dichiarandosi innocente, non ha mai preso le distanze dalle azioni della Banda del martello. Forse basterebbe ammettere che «stato di diritto» è solo l’ennesima espressione svuotata di senso che serve a distinguere i nemici dagli amici. Le critiche a Orbán, che citano il Rule of law index 2024 del World justice project - elenco che vede l’Ungheria al 73° posto e l’Italia al 32° - guarda caso si mischiano agli elogi di Kiev, che i dem vorrebbero da domani all’interno dell’Ue e magari della Nato. Peccato che l’Ucraina - dove i partiti d’opposizione sono spariti - nella medesima classifica dei buoni è ancora più in giù (88° posto, subito dopo Suriname, Repubblica dominicana e Gambia). Nel ranking dell’ipocrisia invece l’Europa resta saldamente al primo posto.
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