2022-12-07
A Bruxelles parte il tira e molla sul patto
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Nulla di fatto all’Ecofin sulla riorganizzazione della governance. Intanto Roma prova a prendere la sede dell’Antiriciclaggio. Il ministro Giancarlo Giorgetti: irrealistico tornare alle vecchie regole. E l’Ungheria, già sotto esame, blocca 18 miliardi all’Ucraina.Il Consiglio europeo dei ministri delle Finanze che si è svolto ieri a Bruxelles ha fatto registrare uno stallo sui temi più importanti all’ordine del giorno. L’Ungheria, in particolare, ha bloccato lo stanziamento di 18 miliardi di euro a favore dell’Ucraina per il 2023. Un altro punto all’ordine del giorno era la discussione sulla proposta di riforma del patto di stabilità e crescita europeo, sospeso fino alla fine del 2023 a causa della pandemia e della guerra in Ucraina, che comporta i famigerati vincoli finanziari che i 27 Paesi membri sono tenuti a rispettare: il limite annuale del 3% del rapporto tra deficit e Pil, il tetto del 60% del rapporto tra debito pubblico e pil. La proposta di riforma della Commissione, lo ricordiamo, prevede un percorso differenziato di riduzione del rapporto tra debito pubblico e Pil, rimodulato a seconda delle condizioni di ciascun Paese, consentendo quindi di allungare i piani di rientro a seconda delle esigenze di ciascuno dei membri. Addio, quindi, alla norma, tra l’altro mai rispettata da nessuno, che prevede che il surplus di debito pubblico rispetto al Pil venga azzerato in 20 anni, senza alcuna differenza tra Paese e Paese. «C’è stato un primo dibattito», ha detto al termine dell’Ecofin il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, «sugli orientamenti della Commissione circa la riforma della governance economica. Le vedute sono diverse, ma c’è un consenso generale sul fatto che bisogna garantire sostenibilità del debito e crescita sostenibile». Sulla revisione della governance europea, a quanto si apprende, il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato che bisogna avere una linea comune anche perché sarebbe irrealistico pensare di tornare alle regole precedenti. Giorgetti ha evidenziato, tra le altre, la necessità che gli incentivi pubblici siano più precisi e appropriati nella fase delle proposte e più vicini alle necessità di rispondere efficacemente alle sfide che stiamo affrontando. Per quanto riguarda la fiscalità strutturale, Giorgetti ha criticato l’approccio molto rigido ancora più dannoso nel quadro attuale caratterizzato da una forte incertezza. Fonti del Mef riferiscono che l’Italia è molto interessata alla sede dell’autorità antiriciclaggio. Abbiamo tutte le caratteristiche per affermare una candidatura forte che sarà formalizzata non appena si aprirà la procedura. Ci sono molte città idonee, tra le quali naturalmente c’è Roma. Per quel che riguarda i 18 miliardi a Kiev per il 2023, come dicevamo, l’Ungheria ha bloccato l’erogazione. Il braccio di ferro tra Bruxelles e Budapest riguarda diversi fronti, tra i quali il congelamento il del 65% di tre programmi dei fondi di coesione destinati al Paese guidato da Viktor Orban, per un totale di 7,5 miliardi di euro, nell’ambito del regolamento sulla «condizionalità dello stato di diritto»; l’Ungheria non potrebbe ricevere questi fondi perché non avrebbe completato le 17 riforme concordate con l’Europa, riguardanti per lo più l’indipendenza della magistratura, entro il 17 novembre, termine massimo fissato per questo adempimento. «Nell’assistenza macrofinanziaria all’Ucraina», ha detto il ministro dell’Economia ceco Zbynek Stanjura (alla presidenza di turno Ue), «facciamo di tutto per garantire che i fondi vengano sborsati già a gennaio a qualsiasi costo. Come ultima spiaggia potremmo tenere un Ecofin straordinario ma di certo non prossima settimana. La discussione di oggi (ieri, ndr) si è incentrata sulla priorità chiave, cioè aiutare l’Ucraina. E noi prendiamo sul serio questo impegno e troveremo una soluzione. Certo, sarebbe meglio se potessimo dire di aver raggiunto un accordo in Consiglio, ma dobbiamo sfruttare tutto il tempo a nostra disposizione per trovare un modo per garantire in tempo gli aiuti. Dobbiamo essere capaci di erogare questi 18 miliardi». Se non si riuscisse a convincere Orban a dare il via libera, i 18 miliardi potrebbero essere garantiti dagli altri 26 singoli Stati, senza ricorrere al bilancio pluriennale europeo. «L’Ungheria», ha spiegato il ministro delle Finanze di Budapest, Mihaly Varga, «considera un pericoloso precedente il fatto che il pagamento dei fondi Ue all’Ungheria sia legato ad altre questioni completamente estranee. La Commissione mantiene il blocco dei pagamenti, nonostante il governo ungherese abbia rispettato pienamente gli impegni assunti entro novembre in 17 casi richiesti dall’Ue. La posizione dell’Ungheria», ha aggiunto Varga, «è in linea con i suoi interessi nazionali». «La notizia che riguarda il veto dell’Ungheria all’assistenza finanziaria all’Ucraina», ha dichiarato il premier ungherese Orban, «è una notizia falsa. L’Ungheria è pronta a fornire assistenza finanziaria all’Ucraina, su base bilaterale. Nessun veto, nessun ricatto. Vogliamo però convincere gli Stati membri», ha aggiunto Orban, «che il debito comune dell’Ue non è la soluzione. Se continuiamo a percorrere la strada verso una comunità del debito, non potremo tornare indietro».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)