2024-03-06
Metano, petrolio e uranio arricchito. Bruxelles finge di mollare Mosca
Gli Stati dell’Unione comprano ancora metano liquido da Vladimir Putin. Gli idrocarburi arrivano attraverso le triangolazioni con i Paesi terzi. Aumenta addirittura lo scambio di combustibile nucleare.A due anni dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Europa si è affrancata in gran parte dalla relazione energetica dalla Russia. Ma la separazione non è ancora definitiva e per alcuni aspetti l’Europa dipende ancora da Mosca.L’embargo sui prodotti petroliferi e sul carbone, oltre al taglio quasi totale delle forniture di gas, ha portato l’Unione europea a ridurre la fattura energetica dalla Russia dai 10 miliardi di euro mensili del 2021 a circa 2 miliardi di euro al mese nel 2023. Tuttavia, le forniture dalla Russia sono ancora importanti per l’Europa.Per quanto riguarda il gas, ufficialmente non vi sono mai state sanzioni sul gas proveniente da Mosca, ma progressivamente i flussi via gasdotto sono diminuiti dai 155 miliardi di metri cubi del 2021 ai 27 miliardi di metri cubi del 2023, con un calo dell’83%. La rinuncia al gas russo, sancita dal pacchetto REpowerEU della primavera del 2022, la successiva diminuzione dei flussi attraverso il Nord Stream e il successivo sabotaggio dello stesso gasdotto hanno poi messo la pietra tombale sulle residue speranze tedesche di mantenere una relazione proficua con la Russia. Gli Stati membri dell’Ue hanno speso in due anni più di 800 miliardi di euro per sostenere l’economia, travolta dai prezzi alti dell’energia. Ad oggi però arrivano ancora in Europa circa 85 milioni di metri cubi di gas al giorno, la metà circa attraverso la direttrice ucraina e l’altra metà attraverso il gasdotto Turkstream, che porta il gas in Bulgaria. Si tratta in proiezione di un totale di circa 28 miliardi di metri cubi all’anno. Inoltre, paradossalmente è aumentato l’import dalla Russia di gas naturale liquefatto (LNG), dai 13 miliardi di metri cubi del 2021 ai 18 miliardi di metri cubi del 2023 (+38%).Già da qualche settimana il commissario europeo per l’energia, Kadri Simson, ha detto che l’Unione europea non intende rinnovare l’accordo a tre con la Russia per il trasporto di gas attraverso l’Ucraina. Concetto ribadito due giorni fa al termine del Consiglio energia. Questo farebbe mancare tra i 12 e i 14 miliardi di metri cubi all’anno di gas. È vero che nel frattempo l’Europa ha diversificato le fonti e, strapagando, si è dotata di nuovi rigassificatori per aumentare la liquidità del mercato, così come è vero che gli stoccaggi sono ancora abbastanza pieni da non destare preoccupazioni. Tuttavia, nessuno in Europa parla del Turkstream e dei 14 miliardi di metri cubi di gas che ancora arrivano in Bulgaria e del Lng che nel frattempo l’Europa ancora compra dalla Russia. Se il divorzio dal gas di Mosca fosse totale e immediato, verrebbero a mancare circa 45 miliardi di metri cubi di gas all’anno, e sarebbero dolori.Per quanto riguarda il petrolio, in Europa da dicembre 2022 è vietata l’importazione dalla Russia di greggio, mentre sugli altri prodotti petroliferi come diesel e benzina l’embargo è in vigore dal febbraio 2023. L’Ue è passata dai 10,9 miliardi di euro di import dalla Russia di petrolio e prodotti del marzo 2023 a circa 800 milioni di euro nel gennaio 2024. Contemporaneamente, è salita di molto l’importazione in Europa da fornitori alternativi come Norvegia, Stati Uniti, Kazakistan, Arabia Saudita, India, Emirati Arabi e Turchia. Prima dell’embargo, dalla Russia proveniva circa il 25% del greggio e il 40% del diesel. Oggi la quota è sotto il 5% in entrambi i casi.Va detto però che l’ascesa di India, Emirati, Kazakistan e Turchia come fornitori alternativi dell’Europa nasconde una semplice verità, ovvero la triangolazione dei flussi di idrocarburi russi attraverso paesi terzi che li «ripuliscono». La Russia ha mantenuto sostanzialmente inalterate le proprie esportazioni, non solo per via delle triangolazioni, ma anche perché in forza del price cap imposto dai Paesi del G7 il suo petrolio è diventato estremamente competitivo e si è fatto strada in nuovi importanti mercati, come la Cina. Ad oggi, quindi, l’embargo occidentale e il price cap imposto non hanno leso gli interessi russi quanto si desiderava. Si stima che l’impatto negativo per le casse di Mosca sia di circa 10 miliardi di dollari all’anno. È difficile avere dati certi, tuttavia è abbastanza chiaro che se cessassero le triangolazioni e i transiti di petrolio attraverso flotte di navi «fantasma», di cui da mesi si è verificata l’esistenza, l’Europa sarebbe in netta difficoltà. Per quanto riguarda il carbone, l’Ue ne ha ridotto lievemente il consumo, e dall’agosto 2022 ha rapidamente sostituito la Russia come fornitore con il Sudafrica e con gli Stati Uniti.Quello di cui si parla poco o per nulla è lo scambio di combustibile nucleare tra Ue e Russia. Si tratta di valori non enormi, circa un miliardo di euro nel 2023, ma in netta crescita (+86%) dal 2021. Il commercio con la russa Rosatom, controllata dal Cremlino, è cresciuto soprattutto per i servizi di conversione e arricchimento dell’uranio. Nel 2022, Rosatom ha fornito circa il 30% dell’uranio arricchito utilizzato in Ue, dove non meno di venti centrali nucleari, tutte nell’Est europeo, dipendono dai servizi della società russa. Per poter tagliare i rapporti con Rosatom, l’Ue dovrebbe utilizzare le scorte attuali, che secondo Euratom darebbero ai paesi europei una autonomia di tre anni. Oggi vi sono due società europee che operano nel settore già su grossi volumi: Urenco, antico consorzio tra Germania, Gran Bretagna e Olanda, e Orano, la ex Areva, francese. In previsione però di nuove centrali nucleari, un addio ai servizi di Rosatom comporterebbe la necessità di nuova capacità produttiva. In alternativa, esiste l’americana Westinghouse, che già fornisce l’Ucraina e inizierà presto la fornitura a Repubblica Ceca, Slovacchia e Bulgaria.Dunque, mentre si proclama il perseguimento dell’indipendenza energetica dalla Russia, sul gas si tace a proposito di LNG e del Turkstream, su petrolio e prodotti petroliferi si finge di non vedere triangolazioni e flotte fantasma, mentre di uranio arricchito non si parla affatto. Missione compiuta, ma non proprio.
Jose Mourinho (Getty Images)