2023-08-17
Intanto il governatore si mangia la Schlein
Dagli sbarchi alla ricostruzione: su ogni tema il presidente di Regione oscura la leader del suo partito.Che il partito preferisse lui era già risultato evidente alle primarie dem, quando Elly Schlein lo staccò di una manciata di punti. La candidata con l’asterisco rimediò il 53,6% dei consensi contro il 46,2% dello sfidante, molto probabilmente beneficiando di qualche aiutino esterno in odor di 5 stelle. Resta che oggi Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, si comporta come se quella sconfitta interna non ci fosse mai stata e i galloni di segretario stessero saldi sulla sua divisa. Non c’è giorno che non rilasci dichiarazioni tonitruanti, non passa mattina senza che si legga il suo nome sulla prima pagina di un giornale. L’ultima battaglia che si è intestato è quella sui migranti, tramite parole roventi snocciolate a Repubblica: «Nelle città ormai è emergenza arrivi. Peccato non ne parlino i telegiornali. Urlavano “porti chiusi”, “è finita la pacchia” e “prima gli italiani”, ma la destra sta dimostrando manifesta incapacità nella gestione dell’immigrazione». A suo dire, da quando Giorgia Meloni governa, gli sbarchi sarebbero quadruplicati. Una sparata vagamente fuori misura: gli arrivi di stranieri sono raddoppiati. Ed è comunque un bel problema, per carità. Suona comunque un po’ strano che a gridare all’emergenza sia lo stesso Bonaccini che, nel 2018, accusava Matteo Salvini di insistere troppo sulla questione migratoria e di «alimentare quotidianamente tensioni e divisioni che incoraggiano gesti scellerati». Lo stesso che si fece supportare dalle Sardine per cui «il vero virus in Italia è il razzismo». Lo stesso che guida una delle pochissime Regioni che non hanno aderito all’intesa sull’emergenza migratoria, rinunciando di conseguenza alle facilitazioni offerte dal governo. Dettagli.Leggermente più curiosa è la evidente contraddizione fra la linea del governatore emiliano e quella di Elly. La segretaria invoca una Mare Nostrum europea per recuperare i migranti nel Mediterraneo e portarli direttamente sulle nostre coste senza che ci sia bisogno di far intervenire Ong o guardie costiere nordafricane: suggestiva idea che farebbe con tutta probabilità lievitare ulteriormente gli ingressi. Il robusto Stefano, invece, sembra chiedere il pugno duro e lamenta arrivi fuori misura. E allora è lecito chiedersi: chi guida il Partito democratico? A giudicare dalla rassegna stampa, al volante c’è proprio Bonaccini, che trionfa sulla Schlein per Ko tecnico.A ben vedere, finora l’unico che si sia frontalmente opposto alla Meloni è lui, in particolare sulla delicata questione dei fondi per la ricostruzione della Romagna dopo l’alluvione. Anche qui il nostro ha puntato sul cavallo sbagliato. Dal governo sono già arrivati 230 milioni, altri 413 milioni arriveranno a settembre con altri 700 milioni per gli interventi urgenti. Un po’ più lenta - per motivi tecnici - è l’erogazione dei fondi per la ricostruzione privata, anche perché in alcune zone l’esatto ammontare dei danni è ancora da quantificare. A prescindere dai numeri, in ogni caso, il dato politico è che Bonaccini mediaticamente sta facendo il diavolo a quattro, oscurando la collega-rivale Elly. Dicono che sia particolarmente avvelenato con il presidente del Consiglio per la mancata nomina a commissario per l’emergenza nella sua Regione. Ma risulta che la prima a non volerlo in quel ruolo fosse proprio la Schlein, timorosa di concedergli troppo potere e troppa visibilità. E in effetti la segretaria ci aveva visto giusto: persino senza incarico il governatore le sta rubando tutta la scena. Non soltanto sulle vicende che lo riguardano da vicino: appena gli danno un pulpito, lui declama e i giornali amici lo riprendono con grande evidenza. Durante la commemorazione della strage di Sant’Anna di Stazzema, ad esempio, Bonaccini ne ha approfittato per lanciare un altro attacco scomposto a Ignazio La Russa, richiamando pure la polemica vecchiotta su via Rasella. Risultato: nei titoloni di Repubblica e Stampa ci è finito lui. Stessa storia con il dibattito (fuori tempo massimo) sulla sanità che soffre: anche lì a distinguersi da sinistra è stato il governatore.Che l’uomo sia sovraesposto lo ha maliziosamente notato Dagospia qualche giorno fa, e ci ha visto giusto. Non che sia una grande merito: a favorirlo è la totale evanescenza schleiniana. Finora, infatti, l’unica campagna d’opposizione che abbia ottenuto qualche successo, benché non troppo eccitante, è quella sul salario minimo a 9 euro (lordi). A ben vedere, si tratta di una proposta di Giuseppe Conte poi mutuata dai dem, dunque un argomento di seconda mano. Sorvoliamo poi sulla faccenda degli extraprofitti. Per quanto la trovata fosse discutibile e fumosetta, è stata un bel ceffone politico sulla guancia della Schlein, a cui Giorgia ha soffiato anche la critica socialistoide alle banche.In poche parole, il governatore emerge perché Elly manca, e quando c’è si limita a quelle che Massimo Cacciari ha lapidariamente definito «quattro chiacchierette retoriche». Vero: è facile che l’iperattivismo del presidente emiliano sia giustificato dall’imminente campagna elettorale per le elezioni europee. La realtà, tuttavia, rimane ugualmente drammatica: l’effetto Schlein è che il partito lo guida un altro. Potrebbe essere la nuova lotta sociale del Pd: l’esproprio di leadership.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.