2022-09-07
Musk difende la Contea dall’«orco» Bezos
(M.Grace/Prime Video - Ansa)
La saga di Tolkien riletta alla luce dell’ideologia woke da Amazon fa storcere il naso ai fan. Tra di loro, anche il magnate di Tesla, che ha in corso una faida commerciale e ideologica col patron di Prime video. Segno che anche nell’establishment c’è ancora vita.Se volevano sbancare il botteghino (virtuale), i responsabili di Amazon Prime video possono essere più che soddisfatti dello sbarco in streaming de Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere: con 25 milioni di spettatori in tutto il mondo soltanto nel primo giorno di uscita, si tratta di una delle serie più viste di sempre. Se volevano rendere un buon servigio a John Ronald Reuel Tolkien, invece, il fallimento pare sia stato clamoroso, tant’è che Amazon è stata costretta a bloccare per più di 72 ore la possibilità di lasciare commenti per paura di incappare in una tempesta di recensioni negative. Come quella che ha postato Elon Musk su Twitter, dove ha scritto un lapidario: «Tolkien si starà rivoltando nella tomba». Il fondatore di Tesla ha argomentato: «Quasi tutti i personaggi maschili sono codardi, cretini oppure entrambi. Solo Galadriel è coraggiosa, intelligente e simpatica». Ma nel mirino dei fan è finito anche il blackwashing che ha portato i produttori a inserire nel cast elfi, nani, hobbit di origine afroamericana. Nulla di nuovo sotto al sole, ovviamente. Né appaiono convincenti le giustificazioni dei telespettatori più ideologizzati. «Sono popoli immaginari», dicono, «perché dovrebbero essere bianchi?». Semplicemente perché Tolkien si è dichiaratamente ispirato a tradizioni e popolazioni europee. Anche la Wakanda di Black Panther è una terra di fantasia, ma non osiamo immaginare a cosa accadrebbe se Hollywood vi piazzasse dentro tutti attori norvegesi. «Riflette il mondo di oggi, la realtà sociale così com’è», ha detto qualcun altro. Ma questo supposto realismo è il tradimento peggiore della poetica di Tolkien, che ha sempre attinto a un Altrove mitico, potenzialmente eversivo della realtà e non certo suo specchio più o meno fedele. Come scrive Armand Berger, nel suo essenziale Tolkien, l’Europa e la Tradizione, in uscita il 15 settembre per Passaggio al bosco, «Tolkien offre un autentico incanto del mondo, proprio come facevano le antiche tradizioni. Queste gesta coeve, occupano un posto fondamentale nell’universo mentale dell’europeo moderno, per questo l’autore si è ispirato alle tradizioni europee e ai loro testi fondatori: l’Iliade, Beowulf, l’Edda, o ancora il Kalevala». L’appropriazione e lo stravolgimento di un classico secondo canoni politicamente corretti, tuttavia, non è certo una novità. L’elemento inedito è semmai la discesa in campo di Elon Musk, con tutta la potenza di fuoco mediatica e finanziaria che il magnate è capace di porre in essere. Non è peraltro la prima presa di posizione «metapolitica» del miliardario. Qualche mese fa, per esempio, aveva twittato: «Quasi finito Nelle tempeste d’acciaio, di Jünger. Intenso. Ottimo libro». In un’altra occasione aveva ironizzato sulla sinistra con un meme in cui si paragonavano Call of duty, i Pokemon e il comunismo in relazione ai rispettivi fan, spiegando che nel videogioco sparatutto il target di partenza fossero i giovani adulti, mentre il pubblico attuale sia composto da bambini; per i Pokemon il target di partenza erano i bambini ma oggi sono i giovani adulti; per il comunismo, infine, il target di partenza erano gli operai e il pubblico di riferimento attuale sono giovani attiviste con i capelli rosa. Una critica senza peli sulla lingua all’attivismo woke. Certo ci si può chiedere come siano conciliabili le visioni ecologiste e arcaicizzanti di Tolkien con la conquista dello spazio di SpaceX, ma è una falsa alternativa: Musk, in termini certo estemporanei e superficiali, sembra infatti aderire a una sorta di cosmismo, o a un realismo fantastico, per dirla con da Louis Pauwels e Jacques Bergier. Insomma, a una visione della tecnica che non distrugge il mondo, ma lo reincanta. «Guénon più le divisioni corazzate», dicevano gli autori del Mattino dei maghi. Gandalf più i razzi spaziali, direbbe Musk. La stessa polemica con Amazon è molto più politica di quanto non si pensi. Quella contro il patron del colosso delle spedizioni, Jeff Bezos, è infatti un’altra delle storiche battaglie di Musk. Blue Origin, la start up per voli spaziali umani fondata dal magnate di Amazon, è del resto la principale rivale di SpaceX. Ma tra i due non c’è solo concorrenza commerciale. Bezos è infatti l’incarnazione del miliardario impegnato, del capitalista «inclusivo», non solo per le sue prese di posizioni personali, ma anche per le politiche di Amazon, che arriva a togliere dal suo store gli autori sgraditi, o per la linea editoriale di Prime video, ispirata alla solita lagna antirazzista e femminista. Musk ha in qualche modo deciso di sfidare questo impero economico ma soprattutto culturale. Sarebbe ovviamente ingenuo fare di questo miliardario con la passione per la marijuana e un attivismo social compulsivo da sedicenne nerd un vero «contropotere», ideologicamente ben saldo su presupposti dottrinari alternativi a quelli del pensiero unico. Parafrasando Mao Zedong, potremmo dire che quella posta in essere da Musk non è la «contraddizione principale» in grado di far saltare il banco, ma una «contraddizione subordinata», interna al sistema. Ma è in queste crepe che gli avversari del pensiero unico dovrebbero inserirsi, per aprirle sempre di più.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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