Il Fondo per il clima nel 2025 scenderà di 2,4 miliardi. Il governo prova a negare la riduzione del budget dicendo che di solito non viene speso interamente, ma opposizione e industrie vanno all’attacco.
Il Fondo per il clima nel 2025 scenderà di 2,4 miliardi. Il governo prova a negare la riduzione del budget dicendo che di solito non viene speso interamente, ma opposizione e industrie vanno all’attacco.I travagli del governo tedesco sembrano non avere fine. La decisione di qualche giorno fa di ridurre i finanziamenti diretti all’Ucraina per sostenerla nella difesa contro l’invasione russa è l’ultimo segnale di una crisi politica scatenata, questa volta, dalle discussioni sulla legge di spesa per il 2025. Il taglio al sostegno all’Ucraina è dettato da esigenze del bilancio 2025, ed è proprio su questo che converge la discussione politica.L’ultima novità, riportata dal tabloid Bild, è che il governo taglierà i finanziamenti destinati alla sostituzione degli impianti di riscaldamento, per rimpiazzarli con pompe di calore in omaggio alla transizione energetica. Il Fondo per il clima e la transizione tedesco (Ktf) per il 2025 sarebbe del valore di 14,35 miliardi di euro, ovvero 2,4 miliardi in meno rispetto al 2024. Il fondo è destinato a sussidiare la transizione, ma la riduzione per il 2025 colpirebbe proprio i sussidi alla sostituzione degli impianti di riscaldamento. Ma non solo: secondo la proposta del governo, per il budget 2025 verrebbero tagliati anche i sussidi alle aziende ad alto consumo di elettricità. Di conseguenza, l’importo messo a disposizione si ridurrà di 600 milioni scendendo a 3,3 miliardi di euro.Il governo ha smentito la ricostruzione della Bild e ha confermato che non ci saranno tagli ai sussidi. Un portavoce del ministro dell’Economia Robert Habeck ha detto che i sussidi «continueranno anche l’anno prossimo senza alcuna riduzione».La spiegazione del governo per la cifra più bassa inserita a budget è che il fondo, che viene ricalcolato ogni anno, per il 2025 terrà conto del fatto che non tutta la dotazione viene utilizzata entro l’anno e che vi sono dei trascinamenti rispetto agli anni precedenti. Semplicemente, dice in sostanza il governo, è stato fatta una stima più precisa. Una spiegazione piuttosto fragile, in realtà, se si guarda il complesso del progetto di legge.La coalizione a tre che regge il governo del cancelliere Olaf Scholz (Socialisti, Verdi e Liberali) ha annunciato il 16 agosto di avere trovato un accordo sulla legge di bilancio per il 2025. Nel progetto di legge vi sono diversi capitoli importanti, come quello delle spese per la difesa e per l’Ucraina e, appunto, per i sussidi legati a energia e transizione. Grande soddisfazione è stata espressa dai partiti e dai loro leader, ma il punto debole del progetto sta nel fatto che tra entrate e uscite esiste ancora una distanza di 12 miliardi di euro, che in sede di discussione dovrà essere cancellata in qualche modo: o nuove entrate o tagli di spesa. Prima dell’accordo questo divario era di 17 miliardi.Come si è scesi da 17 a 12? Semplice: con una di quelle capriole contabili di cui i governi tedeschi sono specialisti. Gli aiuti alla Deutsche bahn (le ferrovie tedesche, in grave crisi operativa, che devono investire miliardi per rifare treni e binari) saranno erogati non con sussidi, che sarebbero una spesa secca, ma tramite un apporto di capitale. Cosa che permette di rispettare i limiti del cosiddetto «freno del debito», la regola d’oro che in Germania impedisce di aumentare l’indebitamento dello Stato. L’obiettivo ora, nelle discussioni parlamentari, sarà di far scendere la differenza tra entrate e uscite da 12 a 9 miliardi di euro, dice il governo. In pratica, quello che viene spacciato per «accordo» è in realtà un calcio alla lattina in attesa di vedere cosa succederà.Mark Helferich, responsabile dalla Cdu per l’energia, ha detto: «O il governo è del parere che le persone non partecipano più alla sostituzione del riscaldamento e alla transizione. Oppure c’è il rischio che i finanziamenti si interrompano nel corso dell’anno se i fondi non sono più sufficienti. È già successo, ad esempio con lo stop ai finanziamenti per le auto elettriche».E in effetti, a vedere i dati di vendita diffusi da Bhd, l’associazione degli industriali tedeschi del riscaldamento, la transizione sembra aver frenato parecchio. Secondo Bhd «le vendite di pompe di calore sono diminuite nella prima metà del 2024. I produttori hanno venduto un totale di 90.000 unità, il che corrisponde a un calo del 54% rispetto all’anno precedente». L’associazione prevede che quest’anno verranno vendute al massimo 200.000 pompe di calore. A determinare il calo delle vendite è l’incertezza sui sussidi: «Le persone hanno bisogno di sicurezza nella pianificazione quando ammodernano il loro impianto di riscaldamento. È quindi fondamentale che il governo federale invii un segnale di fiducia ai cittadini». Senza sussidi, dunque, la transizione non marcia. Una frenata che coinvolge anche l’edilizia, poiché nell’incertezza i proprietari non ristrutturano. Intanto, tra meno di due settimane si vota nell’Est del Paese, in Sassonia e Turingia. In entrambi i Länder i sondaggi danno in vantaggio Alternative für deutschland con il 30% delle intenzioni di voto, mentre Bündnis Sahra Wagenknecht, il partito di sinistra di Sarah Wagenknecht, è tra il 15 e il 19%. Un altro fronte sta per aprirsi ad Est, per il fragile governo semaforo.
Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)
Marcello Degni, il giudice contabile ultrarosso e anti-Ponte, ha lavorato spesso con la collega Valeria Franchi che ha fermato l’opera.
Giuliano Pisapia, Goffredo Bettini, Emma Bonino e Anna Paola Concia (Ansa)
Dalla Bonino a Di Pietro: in tanti tifano per separare le carriere. Pisapia la sostenne in un libro scritto con l’attuale Guardasigilli.
Per i sondaggisti, da agosto a oggi la percentuale di chi è favorevole a sostenere il testo licenziato dal Parlamento è passata dal 50 al 70%. I fattori? Opposizioni divise, scarsa fiducia nelle toghe e degenerazione del correntismo.
L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina (Ansa)
L’istituto chiude «i migliori nove mesi di sempre»: utile su del 5,9%. Confermato l’obiettivo ben oltre i 9 miliardi sul 2025.





