2019-09-02
Bergoglio promuove i vescovi progressisti e monsignor Zuppi amico del mondo Lgbt
Francesco nomina 10 nuovi cardinali elettori, portando a oltre la metà, su 128, quelli scelti da lui. E la sinistra esulta.Ieri all'Angelus il Papa ha annunciato il suo settimo concistoro per la creazione di 13 nuovi cardinali, 10 elettori e 3 non elettori. La notizia era nell'aria, ma è arrivata un po' a sorpresa. Così il prossimo 5 ottobre i cardinali elettori sfonderanno ampiamente la quota stabilita di 120 per arrivare a 128, di cui ben 67 saranno stati creati da Francesco che così supera quelli creati da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: con questo concistoro il 52% dei cardinali elettori saranno stati nominati da papa Bergoglio.Quella annunciata ieri è un'infornata di porpore molto significativa, nel pieno solco tracciato da Francesco per ridisegnare il sacro collegio verso le periferie e verso il modello di vescovo in uscita. Ci sono due gesuiti firme della Civiltà cattolica, monsignor Jean Claude Hoellerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente del Comece, la conferenza episcopale dell'Unione europea, e monsignor Michael Czerny, sottosegretario al dicastero dello Sviluppo umano dove si occupa di migranti e che al momento non è neppure vescovo. Il primo si è fatto sentire durante la recente campagna elettorale per le elezioni europee proprio dalle colonne della Civiltà cattolica, inserendosi nella linea ampiamente espressa dal direttore padre Antonio Spadaro, come convinto antipopulista e europeista deciso. Monsignor Czerny, invece, ha nell'accoglienza dei migranti il suo Dna più rilevante. Il concistoro del 5 ottobre, che ha il sapore della svolta, è stato annunciato al termine dell'Angelus a cui Francesco è arrivato con qualche minuto di ritardo per essere rimasto chiuso in ascensore 25 minuti a causa di un guasto. Il nome italiano che spicca tra le nomine è quello dell'arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, già ausiliare di Roma, ma prima di tutto membro di spicco della Comunità di S. Egidio di cui è stato Assistente ecclesiastico generale dal 2000 al 2012. La nomina di Zuppi è una novità perché da quello che era trapelato al momento della sua nomina a Bologna nel 2015 pareva che il Papa stesso avesse detto che «non lo avrebbe nominato cardinale», un po' come sta accadendo per altre sedi italiane storicamente cardinalizie come Venezia, Torino e Palermo. Per tacere di Milano.La porpora a Zuppi rappresenta quindi un chiaro segno di indirizzo di Francesco verso il tipo di vescovi che predilige e che vuole premiare a differenza di altri. Tra l'altro ieri la nomina di monsignor Zuppi ha ricevuto un endorsement anche dal noto gesuita statunitense padre James Martin, noto come costruttore di ponti verso il mondo Lgbt. Ha salutato la nomina con un tweet: «Papa Francesco ha nominato cardinale anche l'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi! È un grande sostenitore degli Lgbt cattolici e ha scritto la prefazione per la versione italiana del mio libro Un ponte da costruire - Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt». Ma quello del gesuita arcobaleno è nulla di fronte ai rallegramenti per la porpora a Zuppi espressi dal trio Enrico Letta, Pierluigi Bersani e Paolo Gentiloni che tirano decisamente don Matteo per la talare: «#Zuppi Cardinale. La notizia più bella. Ancora una volta papa Bergoglio indica la strada. Non solo per la Chiesa», cinguetta Bersani. Gli fa eco Gentiloni: «Un segno dei tempi voluto da @Pontifex_it», come dire che ora sì, tutto volge al sol dell'avvenire. Fra le 3 nomine di cardinali non elettori si segnala quella di Michael Fitzgerald, emerito di Nepte in Tunisia, che Benedetto XVI poco dopo la sua elezione rimosse dalla presidenza del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e mandò nunzio apostolico in Egitto senza dargli la berretta rossa. Ora il riconoscimento di papa Francesco potrebbe essere interpretato come un'ammenda rispetto alle scelte del predecessore. Gli altri due non elettori creati cardinali nel prossimo concistoro sono il lituano classe 1938 monsignor Sigitas Tamkevicius, gesuita, deportato in Siberia dal regime sovietico, e monsignor Eugenio Dal Corso, vescovo emerito di Benguela, missionario in Argentina e Angola.Le altre nomine dei cardinali elettori vengono dalle periferie geografiche, a cominciare da quella del vescovo di Rabat in Marocco, monsignor Lopez Romero, dove il Papa è stato accolto nel suo viaggio del marzo scorso all'insegna del dialogo con l'islam. Poi c'è il vescovo dell'Avana, Juan de La Caridad García Rodríguez, il congolese Fridolin Ambongo Besungu, l'arcivescovo di Giakarta Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, e il guatemalteco Ramazzini Imeri, un vescovo in pieno stile sudamericano votato alla lotta per i migranti, contro la corruzione per l'uso del suolo e delle miniere.Due le nomine curiali, quella dell'archivista e bibliotecario di Santa romana Chiesa, monsignor José Tolentino Medonça, e del nuovo presidente (è stato nominato lo scorso 25 maggio) del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, lo spagnolo Miguel Angel Ayuso Guixot, anche lui personaggio chiave del dialogo con l'islam secondo le direttive ecumeniche di papa Francesco.Dicevamo di un concistoro di svolta, innanzitutto numerica, perché dal 5 ottobre la maggioranza degli elettori di un possibile conclave li avrà nominati papa Francesco, e poi anche di orientamento, visto che Francesco predilige nominare quelli che confidenzialmente chiama «avanzati». Un altro termine per dire «progressisti».