2023-07-09
Una tuta bianca per Bergoglio. Casarini invitato al sinodo vaticano
Luca Casarini (Imagoeconomica)
La colonna gesuita d’Oltretevere sospinge l’ex leader dei casseur del G8, poi riciclatosi traghettatore di clandestini, al summit pontificio di ottobre. Lui, mangiapreti di ferro, gongola: «Io ultimo fra gli ultimi». Al tempo degli Unni il suo rosario preferito era fatto di «porconi». Dicesi porcone l’epiteto dissacrante, spesso declinato in bestemmia, che tende a far tremare la Cappella Sistina. Al tempo degli Unni, quando era capo dei Disobbedienti, delle Tute Bianche, dei No Global, dei centri sociali del Nordest (insomma di ogni tendenza parassitaria e antisistema della sinistra movimentista), Luca Casarini era noto come mangiapreti e il suo gesto più democratico fu l’esibizione di tre bossoli a Porta a Porta durante il G8 di Genova del 2001. Con il commento: «Le tute nere (i black bloc, ndr) avevano i gradi dei carabinieri». Adesso, a 56 anni, pur indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina - o forse proprio per questo - è entrato metaforicamente in paradiso.Papa Francesco lo ha invitato come testimone di vita e di opere di bene al Sinodo globale, l’assemblea consultiva convocata dal pontefice in ottobre per affrontare il presente e il futuro della Chiesa. L’uomo giusto a posto giusto, verrebbe da dire, in un consesso che parlasse anche di autodistruzione del cristianesimo. Il Sinodo globale è un momento speciale che va oltre il semplice Sinodo dei vescovi; è un contenitore con il perimetro allargato ad interventi dei laici nel quale si trattano argomenti come le donne diacono, i preti sposati, le coppie gay. Nel caso specifico Casarini farà parte degli otto «invitati speciali» (di solito sociologi terzomondisti e pensosi discepoli di Zygmunt Bauman) nelle tre settimane di lavori. Almeno senza diritto di voto. Una legittimazione inattesa, un’indulgenza plenaria, la scorciatoia per una beatificazione che ogni sfasciacarrozze vorrebbe ottenere, diventando pompiere dopo essere stato il capoccione degli incendiari.Screditato dopo una vita di okkupazioni, di blitz nelle fabbriche alla ricerca di visibilità per una mai decollata carriera politica (molto meglio è andata all’ex rivale della parrocchietta rossa Nicola Fratoianni), Casarini ha scoperto che le vie del Signore sono infinite. Deve l’invito alla sua svolta marinara, da Horatio Nelson dei migranti sulla bagnarola Mare Jonio dell’Ong Mediterranea Saving Humans, finanziata anche dall’Arci, dall’associazione zapatista Ya Basta e da Nichi Vendola. Imprese rivedibili, fra molti fermi amministrativi e qualche denuncia. Tutto questo vale una passerella fra i vescovi, si presume eccitati dall’esotismo guevariano del nostro barbudo. E vale una risciacquatura in Arno che lui comincia fin da subito. «L’invito del Papa è un onore che umilmente mi sovrasta e mi infonde speranza», flauta l’immarcescibile paraguru. Che poi aggiunge da scafato uomo di spettacolo: «Non mi sento un invitato speciale ma l’ultimo degli ultimi».La frase è destinata mandare in brodo di giuggiole tutta la cupola gesuitica del Vaticano, che evidentemente confonde l’ex gruppettaro con padre Gabriel nel film The Mission. Compreso il sommo monsignor Antonio Spadaro, il prete che sussurra all’orecchio del Papa, professionista in contaminazioni non estraneo alla scelta surreale. Non è una novità che nelle diocesi, nei seminari, nelle parrocchie, la carenza di vocazioni abbia portato alla luce figure sacerdotali vicine alla teologia della liberazione piuttosto che alla teologia tout court. In definitiva se Casarini può arrampicarsi sul crocifisso è perché a Francesco piace questa provocazione, è stato lui a Pasqua 2020 a scrivergli gli auguri chiamandolo «fratello» e a invitarlo in udienza con don Mattia Ferrari, il cappellano della Ong. Il marpione veneziano coglie al volo: «Certamente non sono un invitato comodo, anzi potrei essere considerato una pietra dello scandalo. Ma io vado per ascoltare, non per insegnare».Mentre lo dice non si può non ricordare il Casarini che la Chiesa forse non immagina ma che basterebbe far funzionare l’ufficio stampa per conoscere. Quello che organizzava gli sfondamenti della zona rossa a Genova, che preparava le irruzioni dimostrative nella Cat (azienda di ruspe) alla periferia di Firenze durante l’European Social Forum (2002). Allora ritardò il blitz fino all’arrivo delle troupe televisive. Quello che urlava in conferenza stampa «Qui comando io» e a chi gli chiedeva se Fratoianni avesse intenzione di fargli le scarpe rispondeva togliendosi le sue, per poi picchiarle sul tavolo come Nikita Krusciov all’Onu. State invitando Casarini, sappiatelo. Lui ne è consapevole e almeno è sincero: «Non mi definirei cattolico ma cristiano, però sono battezzato e ho fatto la prima comunione. Ho frequentato la Chiesa fino a 12 anni».Poi solo don Andrea Gallo, anche durante il G8. Il prete col toscano diceva eccitato mentre Genova bruciava: «Quella della zona Alimonda è stata un’imboscata della polizia. Ormai i giovani di tutto il mondo non li fermerà più nessuno». Per fortuna aveva torto. In quei giorni un altro sacerdote lievemente più raffinato, don Gianni Baget Bozzo, commentava così le imprese di Casarini: «Credo che sia stato un errore aver dato tutta questa visibilità a persone per le quali la povertà è uno strumento ideologico e la violenza è il fine. Ogni buon rivoltoso si augura di avere sempre di fronte uno più reazionario. Il nichilismo che pervade l’Occidente ha creato un nuovo movimento eversivo e violento». Il tempo degli Unni non c’è più, ma Attila ha vinto. E indica ai vescovi la strada del paradiso.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.