2021-05-31
Benvenute ciliegie. Di questi frutti non si butta niente
Con la resina si aromatizza la gomma, i peduncoli macinati alleviano la cistite mentre i cuscini di noccioli sono efficaci contro i dolori articolari.Viaggiando per lo più in coppie di due, con questa loro binarietà le ciliegie non sono il frutto adatto a essere celebrato in questo periodo di odio verso il binario inteso come duplice possibilità di identità di genere, ossia maschio e femmina e non altra (ci riferiamo alla battaglia per l'approvazione del ddl Zan). O forse, proprio perché è binario, è il frutto perfetto. Non vogliamo assecondare l'egocentrismo del mondo Lgbt di sinistra più di quanto non faccia già esso da solo. Specifichiamo, allora, che la vera aderenza delle ciliegie a questo periodo deriva da questioni che nulla hanno a che vedere con Zan, cioè la stagione. Da maggio, infatti, le ciliegie tornano ad allietarci vista e stomaco. Ce lo ricorda anche il proverbio «Aprile carciofaio, maggio ciliegiaio». Il maggior produttore mondiale di ciliegie secondo dati 2018 è la Turchia con 639.564 tonnellate, seguono gli Stati Uniti con 312.430, l'Uzbekistan con 172.035, il Cile con 155.935, l'Iran con 137.268, l'Italia con 114.798, la Spagna con 106.584, la Romania con 90.837, la Grecia con 90.290 e l'Ucraina con 84.640. Adesso che la stagione delle ciliegie è appena cominciata, quindi, per il benessere della nostra economia, compriamo ciliegie italiane: ci accompagneranno fino alla fine di luglio e le tappe di questa stagione delle ciliegie sono cadenzate anche da occasioni sacre. Il 6 giugno la città di Monza festeggia San Gerardo dei Tintori, uno dei suoi due patroni con San Giovanni Battista. Spesso è rappresentato con un ramo di ciliegie in mano perché gli si attribuisce il miracolo di aver fatto comparire un cesto di ciliegie una notte di gennaio per ringraziare i custodi del Duomo di Monza di avergli permesso di restare a pregare fino a notte tarda: quel giorno, che poi è domenica prossima, la città ospita una colorata e rallegrante sagra delle ciliegie.Il 24 giugno, poi, si festeggia con San Giovanni la fine della raccolta delle ciliegie di maturazione precoce e media (per questo motivo le larve del dittero Rhagoletis cerasi che possono infestarle si chiamano, popolarmente, «giovannini») e il 25 luglio, giorno di San Giacomo apostolo, si festeggia la raccolta delle varietà a maturazione tardiva come, per esempio, la ciliegia omonima di San Giacomo. Lemma che al singolare non dà problemi, perché tutti sanno che si scrive «ciliegia», al plurale tanti usano «ciliege» al posto del corretto ciliegie. La regola è che il plurale di un singolare che finisce in -cia e -gia voglia la i se c e g sono precedute da vocale, altrimenti no. La parola deriva dal latino volgare ceresia, a sua volta derivante dal latino classico cerasum, che a sua volta deriva dal greco kérasos, che ancora a sua volta deriva dal nome romano della città di Cerasunte, nel Ponto, attuale Girasun in Turchia. Secondo Plinio il Vecchio, non c'erano ciliegie in Italia prima che Lucullo sconfiggesse Mitridate nel 74 avanti Cristo e fu lo stesso Lucullo a importarne gli alberi dal Ponto nello Stivale. Il ritrovamento in tutta Europa di noccioli di ciliegie in insediamenti archeologici dell'Età del bronzo (su suolo italiano, ad esempio, nei resti di un villaggio di palafitte nei pressi del lago di Garda datati al carbonio anno 2077 avanti Cristo), hanno però dimostrato che alberi di prunus avium, cioè i ciliegi dolci, esistevano su terra europea ben prima di Lucullo: forse, quest'ultimo importò un particolare tipo caucasico della pianta. Tornando a cerasum, da qui derivano la dizione toscana che non è ciliegia ma ciriegia, l'alternativa diffusa in Centro e Sud Italia cerasa, il lombardo scirés, l'emiliano srèsa e il veneto saresa. Ma anche il francese cerise, lo spagnolo cereza e l'inglese cherry. Sulla scia della giappomania che ormai caratterizza anche l'Italia, a marzo fa sempre notizia la pratica dell'hanami (osservare i fiori) dei sakura (gli alberi di ciliegio giapponesi). I ciliegi fioriscono ovviamente anche qui e fioriscono anche altri alberi dei quali gli italiani entusiasti dell'hanami dei sakura si disinteressano, di solito tra fine gennaio e fine marzo (abbiamo scritto dei mandorli sulla Verità dello scorso 1° marzo e dei peschi il 2 agosto 2020).Le ciliegie sembrano tutte uguali. Ma a ben guardare sono un mondo variegato del quale è interessante conoscere le differenze. Le odierne ciliegie sono più grandi di quelle che crescevano selvatiche millenni fa. Partiamo da almeno 0,7 e arriviamo a 2 ma anche 3 centimetri di diametro. All'inverso, è più piccolo il tronco dell'albero: si tende a contenerlo tramite la coltivazione in terreni duri, per rendere più facile il raccolto rispetto a una chioma che sarebbe troppo in alto se l'albero crescesse in totale libertà come quelli selvatici. Principalmente, abbiamo due tipi di ciliegi, entrambi appartenenti alla famiglia delle Rosaceae e al genere Prunus: il prunus avium, anche detto ciliegio dolce e ciliegio degli uccelli, e il prunus cerasus, anche detto ciliegio aspro o ciliegio acido. Quello del prunus avium è un albero che può raggiungere anche i 25 metri di altezza, quello del cerasus è alto dai 2 agli 8 metri. Intesi come soli alberi da fiori, i ciliegi, per le dimensioni, sono molto diffusi nei parchi, meno lungo le strade o nei giardini privati. Sono alberi resistenti, che possono vivere fino a 100 anni nel caso del prunus avium e più secoli nel caso del prunus cerasus: per capire dalla sola osservazione se avete davanti un giovane o un anziano albero osservate la chioma, che nel primo caso sarà più conica, più rotonda e irregolare nell'ultimo. Oppure la corteccia: da giovane è più levigata e ha lenticelle (formazioni cellulari allungate che come «bocchette» garantiscono scambi gassosi tra i tessuti interni della pianta e l'esterno) chiare, con l'età si scuriscono e si ampliano in larghezza e profondità. Il legno di ciliegio è molto pregiato e usato non solo dall'industria o dall'artigianato mobilieri, ma anche per la realizzazione di strumenti musicali, per quest'uso quello di prunus cerasus è superiore a quello di avium. Non solo i fiori o i frutti sono ammirabili: anche le foglie dei ciliegi offrono un romantico spettacolo in autunno quando diventano arancioni, rosa o rosse prima di cadere. Non si sa, ma esiste anche il miele di ciliegio (tanto gustoso e poco diffuso). Con la resina di ciliegio si aromatizzano le gomme da masticare. Anche il peduncolo al quale è attaccata la ciliegia ha un uso, non alimentare ma farmaceutico: raccolti a piena maturazione, i peduncoli sono seccati, grossolanamente tritati e consumati in forma di infusi per le qualità di potente diuretico e curativo della cistite. Ha un uso anche il nocciolo: anche detto «baule asciutto», il cuscino di noccioli di ciliegi è un antico rimedio naturale originario delle zone alpine (Svizzera e Austria in particolare) e basato sui principi della termoterapia, cioè riscaldare zone dolenti. Torcicollo, cervicalgia, tensioni muscolari d'altro tipo, crampi e dolori addominali compresi quelli di origine mestruale possono giovarsi dell'applicazione di calore che, creando un maggiore flusso sanguigno in zona, aumentano l'ossigenazione dei muscoli, così fornendo un effetto analgesico. Il cuscino va fatto scaldare in forno a microonde (3 minuti a 600 watt), elettrico (5 minuti a 150 gradi) o su termosifone, e poi tenuto sul punto che duole. Si può usare anche all'inverso come borsa del ghiaccio, tenendolo qualche ora in congelatore, dentro un sacchetto alimentare perché la stoffa non si bagni: in entrambi i casi la conformazione dei noccioli, che al proprio interno presentano una piccola camera d'aria, permette di accumulare e poi rilasciare lentamente caldo o freddo.E le ciliegie? Da prunus avium, il ciliegio dolce, in Italia abbiamo tante varietà interessanti. Un vero e proprio polo cerasifero è quello di Vignola. La ciliegia di Vignola, che è un Igp, include diverse varietà: precoci, come bigarreau moreau e mora o moretta di Vignola; medie come durone dell'anella, anellone, giorgia, durone nero I, samba, van; tardive come durone nero di Vignola, durone nero II, durone della marca, lapins, ferrovia, sweet heart. Altre importanti sono il graffione bianco piemontese, di colore giallo, la bigarreau di Conversano e la ciliegia ferrovia in Terra di Bari. Da prunus cerasus, il ciliegio acido, abbiamo varietà più particolari, dette ciliegie acide, come l'amarena (è la più diffusa, con frutti di colore rosso chiaro e sapore appena acido), le visciole (con frutti di colore rosso intenso e sapore più dolce, da cui anche il vino di visciole), le marasche (con frutti piccoli di colore rosso-nerastro e sapore molto amaro e acido, da cui anche il liquore maraschino). In Toscana si usa l'espressione «l'amico ciliegia» per intendere scherzosamente e maliziosamente una persona conosciuta a chi ascolta senza nominarla direttamente. Ma la ciliegia è amica della nostra salute anche in senso letterale. Composta dal 77-87% di acqua, l'11-22,5% di zuccheri, lo 0,1% di grassi, lo 0,7-1% di proteine, vitamine come la A e la C e sali minerali come potassio e fosforo, le ciliegie idratano e sostengono. Aiutano il sonno e contrastano gli effetti del jet-lag, perché sono anche uno dei pochi frutti contenenti melatonina, l'ormone prodotto dal nostro organismo che regola il ciclo sonno-veglia ma che però possiamo produrre in minore quantità man mano che invecchiamo oppure in virtù di un eccesso di esposizione alla luminosità artificiale. Bere un bicchiere di succo di ciliegia o mangiarne una bella manciata prima di andare a dormire aiuterà a riposare meglio. Anche le antocianine sono un rilevante contenuto delle ciliegie: esse inibiscono la cicloossigenasi ossia gli enzimi che rispondono a processi infiammatori segnalando la sensazione di dolore, perciò consumando ciliegie otteniamo un effetto simile a quello antidolorifico e antinfiammatorio dell'aspirina e dell'ibuprofene. Per questa ragione, sono consigliate dopo l'attività sportiva e gli sforzi fisici. Le antocianine, che sono presenti in quantità maggiore nelle varietà di ciliegie acide, accrescono anche la produzione di insulina, così regolando la glicemia, e sono considerate antitumorali. Le ciliegie, poiché riducono l'uricemia, sono inoltre stimate utili nel trattamento della gotta. Non perdono le proprietà medicinali dopo la cottura, quindi cucinatele tranquillamente e consumatele anche in forma di marmellata e, in generale, conservate.