2023-06-22
Dobbiamo batterci contro chi legittima perfino la pedofilia
Servono proposte culturali ed educative per difendere i bambini. Lo sdoganamento in atto nella società deve essere fermato.Sono stata condannata in due processi con tematiche simili tra loro. La condanna è di terzo grado. Nel primo processo sono stata condannata per aver affermato che il movimento Lgbt tende a diminuire lo stigma contro la pedofilia. Ho dimostrato che, nella storia del movimento, ci sono innumerevoli episodi di forte simpatia per le relazioni intergenerazionali e richieste di abbassamento dell’età del consenso, ma è stato ritenuto irrilevante.Uno dei punti a favore della mia tesi nel primo processo è costituito anche dalle affermazioni dell’intellettuale italiano Mario Mieli, osannato in innumerevoli siti Lgbt, intellettuale morto suicida che mangiava gli escrementi suoi e del suo cane in spettacoli pubblici, che offrì un pane alchemico impastato con escrementi e sperma e che progettava un mondo dove, cito testualmente, «noi checche rivoluzionarie, noi faremo l’amore con i vostri bambini».Ha scritto Elementi di critica omosessuale e a lui è intitolato un circolo. Su Mario Mieli è fondato il secondo processo con relativa condanna. Ho mostrato come, nel suo libro, lui affermi come il rapporto con il bambino e l’incesto dovrebbero essere non solo permessi, ma raccomandati e che occorre combattere con tutte le forze coloro che si oppongono, chiamati canaglia reazionaria. E che, inoltre, il fatto che un circolo intitolato a suo nome riceva finanziamenti sia una sorta di una propaganda alle sue idee. I giudici hanno spiegato, nella sentenza, che Elementi di critica omosessuale è «un’opera certamente complessa, che affronta il tema della liberazione dell’eros da molteplici punti di vista: filosofici, psicanalitici, culturali, sociali e finanche economici, essendo evidente il legame che l’autore stabilisce tra repressione sessuale e sistema capitalistico».Siccome esiste un tema culturale e sociale grosso come una casa e cioè – Mieli o non Mieli – la pressione per rimuovere lo stigma sulla pedofilia, voglio fondare un’associazione chiamata «Unione anti pedofilia». Con il termine «pedofilia» intendiamo una perversione che consiste nel desiderare corpi impuberi e menti ancora troppo immature per poter giostrare con qualcosa di complesso, magnifico ma anche potenzialmente pericoloso come la sessualità. La parola perversione, per me, significa letteralmente aver perso il verso, lo scopo. Lo scopo della sessualità è creare la vita della generazione successiva attraverso il piacere, un piacere con uno scopo magnifico e che unisce due persone di sesso diverso, quindi complementari sia nella mente che nel corpo. La pedofilia, quindi, è per me una deformazione della mente che in molti casi si traduce poi in un atto del corpo, considerato anche penalmente un abuso.Il termine, però, nel mio intento indica semplicemente una deformazione della mente e non può, quindi, essere reato. È una deformazione della mente che, spesso, si accompagna ad altri tratti patologici come il narcisismo o il sadismo. Come ogni situazione mentale, perché la pedofilia è una situazione mentale, può essere corretta e modificata, oppure può essere accentuata e scatenata. Il cervello è plastico. Le neuroscienze lo hanno dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio. Chiunque affermi che la pedofilia è immodificabile sta semplicemente mentendo, oppure sta facendo un’affermazione a-scientifica, perché non ha alcuna idea di cosa sia la plasticità del cervello. Forse dovremmo piantarla di far dirigere il mondo a gente con mentalità a-scientifica. Discorso analogo vale per la cosiddetta omosessualità e per la cosiddetta disforia di genere.Al momento attuale, chi si dichiara attratto dai bambini non può essere perseguito: non è stato perseguito Mario Mieli, non sono stati perseguiti coloro che pubblicizzano il suo libro, non sono stati perseguiti gli intellettuali francesi che nel 1974 firmarono l’appello dei pedofili per l’abbassamento del consenso, non sono stati perseguiti gli appartenenti della Nambla, associazione nordamericana per il cosiddetto amore intergenerazionale, non sono stati perseguiti i redattori del Journal of homosexuality per aver pubblicato numerosi articoli a favore di rapporti tra adulti e bambini, raccolti in un libro che si intitola Male intergenerational intimacy: historical, socio-psychological, and legal perspectives («Intimità intergenerazionale maschile: prospettive storiche, socio-psicologiche e legali»), redatto da diversi autori, tra cui l’avvocato olandese Edward Brongersma. Che si definisce lui stesso pedofilo e questo è un errore gravissimo perché, nel momento in cui comunica di essere attratto da bambini, sta facendo apologia di pedofilia. L’apologia di pedofilia è condannata dalla Convenzione di Lanzarote che l’Italia ha firmato, ma non è ancora un reato.Per questo Mario Mieli può scrivere nel suo libro: «Noi checche rivoluzionarie, noi sì che possiamo sedurre i vostri bambini, noi possiamo fare l’amore con loro», senza che nessun giudice ci trovi nulla di riprovevole e con innumerevoli siti Lgbt che dichiarano quanto sia magnifico questo libro, imperdibile per ogni gay. Nel Vangelo sono scritte parole durissime contro chi scandalizza i più piccoli: meglio una macina al collo. Gesù non sta parlando dell’abuso su minori: quello è già condannato nel sesto comandamento («Non commettere atti impuri»). Un bambino ha bisogno di concentrarsi sulla propria crescita, sui pilastri che deve mettere in età infantile. Il cosiddetto consenso di cui molti parlano è semplicemente prostituzione relazionale. È spiegato benissimo nel libro Male intergenerational intimacy: historical, socio-psychological, and legal perspectives.Il complemento oggetto dell’atto pedofilo è sempre un bambino disorientato, povero, che molto spesso ha un bisogno disperato di accudimento. Quest’accudimento viene offerto in cambio di prestazioni, di favori sessuali. Per questo è urgente una mossa culturale ed educativa che contrasti la volontà di sdoganare a vari livelli la legittimazione della pedofilia.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)