2020-04-29
Barr ai governatori: «Prima la Costituzione»
Circolare del Guardasigilli Usa: «Le misure anti pandemia non devono violare le libertà fondamentali».Il rispetto della Costituzione viene prima di tutto. È questa la linea seguita dal ministro della Giustizia americano, William Barr, che lunedì scorso, ha emesso una circolare, incaricando i procuratori degli Stati Uniti di verificare che le restrizioni, adottate dai singoli Stati per contrastare il coronavirus, non siano in contraddizione con la Carta fondamentale americana. «Se un'ordinanza statale o locale», si legge nel documento, «oltrepassa la linea di un appropriato esercizio dell'autorità per fermare la diffusione del Covid-19, arrivando a una violazione autoritaria delle garanzie costituzionali e statutarie, il Dipartimento di Giustizia potrebbe avere l'obbligo di portare tale abuso davanti a un tribunale federale». In particolare, il ministro ha fatto riferimento alla tutela del primo emendamento (che garantisce la libertà di espressione), soprattutto per arginare ogni forma di «discriminazione contro le istituzioni religiose» e «ingiustificate interferenze nell'economia nazionale». Donald Trump, che ha nel frattempo postato la circolare su Twitter, ha dichiarato in conferenza stampa: «Barr vuole assicurarsi che le persone abbiano i diritti e mantengano i diritti, in modo molto significativo».Insomma, la linea della Casa Bianca è chiara: non c'è emergenza che possa giustificare una violazione dei principi costituzionali. E le restrizioni vanno inserite all'interno di un quadro legale chiaro e preciso. In tal senso, non bisogna dimenticare che, a metà aprile, il Dipartimento di Giustizia si è schierato a favore di una congregazione battista di Greenville (nel Mississippi), che aveva trasmesso le celebrazioni pasquali in forma di drive in: attraverso, cioè, le radio delle automobili dei fedeli, posizionate in un parcheggio antistante alla chiesa. Le autorità locali avevano sostenuto che questo comportamento violasse le misure restrittive in vigore. Ne sono scaturite multe salate per i fedeli, che hanno dovuto pagare 500 dollari ciascuno. La congregazione ha quindi fatto causa, invocando il primo emendamento: causa in cui, come detto, ha ricevuto il sostegno dello stesso Dipartimento di Giustizia. Un problema similare si era posto anche a fine marzo, quando il sindaco di New York, il democratico Bill de Blasio, aveva detto che, qualora chiese e sinagoghe avessero violato gli ordini restrittivi, avrebbero potuto essere chiuse «per sempre». Una minaccia che suscitò non poche polemiche. In Kansas, la governatrice democratica, Laura Kelly, si è ritrovata invece in un contenzioso legale, dopo aver decretato che i raduni di natura religiosa non potessero superare i dieci partecipanti.La mossa di Barr si colloca nel solco di una tradizione filosofica e giuridica ben precisa: si tratta di quel conservatorismo statunitense che etimologicamente mira a «conservare» i principi stessi su cui si è basata la Rivoluzione americana: principi che sono stati inscritti nella Costituzione. E pensare che Trump è stato spesso accusato - si pensi solo a Nancy Pelosi - di violare lo Stato di diritto. Ciononostante l'attuale amministrazione americana collabora con il Congresso (con cui ha stanziato finora un totale di quasi 3.000 miliardi di dollari in aiuti economici) e tutela apertamente il primo emendamento. Non come altrove, dove ci sono premier che, nella gestione della pandemia, non tollerano critiche, attaccano le opposizioni a reti unificate, non coinvolgono quasi per nulla il Parlamento e si attirano dai vescovi locali l'accusa di non rispettare il diritto di culto. Vi ricorda qualcuno?