2024-09-21
Barnier ha già la data di scadenza
Michel Barnier (Getty Images)
Oggi dovrebbe arrivare l’annuncio del nuovo esecutivo francese, in cui si rafforzano i macroniani. Ma il mandato potrebbe essere a tempo, in attesa di una svolta a sinistra.E anche ieri la Francia è rimasta senza governo ma parrebbe che il nuovo esecutivo possa essere presentato oggi dal premier incaricato Michel Barnier. Il condizionale è d’obbligo visto che il feuilleton politico che ha tenuto banco nell’estate francese continua a riservare sorprese.Pochi giorni fa sembrava che la nascita del governo fosse una questione di ore, invece è saltato tutto anche a causa dello sgambetto fatto al primo ministro dal presidente Emmanuel Macron. In effetti, in settimana era circolata una lista di potenziali ministri, accolta con freddezza dal capo dello Stato e dai suoi luogotenenti, che l’hanno bollata come troppo a destra. Tra i nomi dei «papabili» figuravano quelli di Bruno Retailleau, Laurent Wauquiez e François-Xavier Bellamy, capigruppo dei Républicains al Senato, all’Assemblea Nazionale e al Parlamento europeo. Per loro venivano ipotizzati incarichi all’Interno, alle Finanze e all’Istruzione. Dopo l’incontro tra Macron e Barnier, solo il nome di Retailleau è rimasto in corsa. Inoltre Wauquiez ha detto di non essere interessato. Oltre ai nomi non graditi dall’Eliseo, a rendere ancora più ripida la strada che porta alla nascita del nuovo esecutivo, si sono aggiunte le voci di un aumento delle tasse, voluto da Barnier. Ma secondo fonti governative, citate dall’agenzia France Presse, «il primo ministro analizza la situazione del budget e per ora nulla è deciso». In ogni caso l’idea di una nuova politica fiscale è stata sfruttata dai macronisti per porre condizioni a Barnier. Martedì, l’ex premier Gabriel Attal, ora capogruppo di Renaissance all’Assemblea nazionale, ha chiesto un incontro con il suo successore. Invece il ministro dell’Interno uscente, Gérald Darmanin, ha dichiarato di non essere disposto a far parte di un «governo che aumenti le tasse». Giovedì, dopo l’incontro tra il premier incaricato, Attal ha corretto il tiro rivelando che Barnier non prevede «aumenti di tasse per la classe media e i francesi che lavorano». Sembrerebbe però che Barnier non escluda l’aumento della flat tax o una tassa sulle grandi fortune visto che non intende rinunciare a «una maggiore giustizia fiscale». Ma oltre all’ipotesi di nuove tasse, ciò che non piace ai macronisti e ai loro alleati di centro del Modem, sono anche le posizioni su tematiche sociali di Bruno Retailleau e della sua collega di partito Laurence Garnier inizialmente candidata al ministero della Famiglia. Quest’ultima è una deputata che, nel 2013, si è opposta alla legge che ha introdotto i matrimoni gay e, in primavera, ha votato contro la costituzionalizzazione dell’aborto. Retailleau è bollato come «cattolico» e, anche lui, per il suo no al matrimonio tra persone dello stesso sesso o per le posizioni espresse in tema di immigrazione. In ogni caso, dopo il faccia a faccia tra il presidente e il premier incaricato, la componente macronista del futuro governo si è rinforzata sensibilmente visto che 16 dei 38 ministri del futuro governo appartengono al partito di Macron. A questo punto, Barnier potrebbe arrendersi, magari accontentandosi di mantenere Retailleau all’interno e rinunciando ad attuare politiche pro vita. In questo modo, il capo dello Stato invierebbe un messaggio alle sinistre mostrandosi come un «garante» delle conquiste sociali a loro tanto care. Una mossa che potrebbe rivelarsi utile nella prospettiva di un esecutivo Barnier già in scadenza e da una del tutto ipotetica, per ora, formazione di un governo più a sinistra (pare che l’ex premier socialista Bernard Cazeneuve si stia preparando) che potrebbe gestire il Paese fino alle future legislative. Elezioni che, a detta di molti politici francesi, si potrebbero tenere all’inizio dell’estate 2025. A fine pomeriggio Macron ha dichiarato che «è importante che tutti i gruppi politici aiutino» il premier incaricato «con impegno e senso di responsabilità a formare un governo».
Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)
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L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina (Ansa)