2022-12-23
Barbara Cittadini: «Il governo non ci ha dato ascolto. E così la sanità privata zoppica»
Allarme dell’Aiop: «Respinte tre proposte senza oneri aggiuntivi per eliminare il tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni dalle strutture accreditate da parte del Ssn. Ma noi garantiamo il 28% di tutte le cure».La manovra scontenta il mondo della sanità privata. Le prime critiche arrivano dall’Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, che rappresenta 574 strutture con 62.796 posti letto. «Quella che il Parlamento si appresta a varare, per quanto attiene l’attenzione alla sanità, è una legge di bilancio deludente», denuncia il presidente Barbara Cittadini. In particolare, l’Aiop attacca la decisione di non rimuovere i limiti di spesa per l’acquisto di di prestazioni dalle strutture di diritto privato del Ssn. «Tra le 3.024 proposte emendative sono stati presentati in maniera trasversale tre emendamenti fondamentali, che non comportano oneri di spesa a carico della finanza pubblica - rispettivamente a firma Lucaselli, Cappellacci e Faraone - che hanno un solo obiettivo», ovvero abrogare il tetto previsto dalla spending review 2012. «Proposte che hanno tale condivisione e ragione d’essere che sono rientrate tra gli emendamenti super segnalati per abrogare un tetto, nato in fase emergenziale, ma che oggi è datato, anacronistico, illogico e di dubbia costituzionalità. Un vincolo che blocca, ormai da dieci anni, la capacità programmatoria delle Regioni e non utilizza le potenzialità della componente di diritto privato del Servizio sanitario nazionale, con un conseguente impoverimento quali-quantitativo nell'erogazione delle prestazioni». Il presidente dell’Aiop ricorda poi il ruolo fondamentale dei privati contro il Covid: «Non è un caso che, durante la crisi pandemica, il governo abbia dovuto agire in deroga a questa norma con almeno tre distinti provvedimenti di legge a dimostrazione che provoca un blocco delle prestazioni sanitarie a danno dei bisogni reali del Paese». Ma «nonostante il grande impegno profuso dai partiti, e la particolare attenzione del capogruppo di Fdi in commissione Bilancio, la volontà politica ha trovato ostacoli tecnico burocratici, di dubbia fondatezza, che hanno portato a esitare il parere contrario alle proposte emendative».Che la situazione del nostro Ssn sia difficile è un dato di fatto. L’ultimo allarme è arrivato a novembre quando la Corte dei conti ha scritto che «il quadro che emerge sul fronte della spesa sanitaria risulta, quindi, particolarmente stringente. Ciò senza contare il permanere dei fabbisogni per la riduzione delle liste di attesa e quelli connessi al recupero di livelli di qualità nella garanzia dei Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr) segnati dalla crisi sanitaria». Non solo: la Corte ha ricordato che già nel 2020 mancavano 65.000 infermieri. E la pandemia ha fatto ulteriormente precipitare la situazione. La Cittadini infatti sottolinea: «È bene, quindi, rammentare i dati in merito alle liste d’attesa che aumentano sempre di più, della mobilità sanitaria non fisiologica che crea significative diseguaglianze sociali e il drammatico fenomeno della rinuncia alle cure che sta assumendo una dimensione allarmante. La componente di diritto privato del Servizio sanitario nazionale garantisce il 28% di tutte le prestazioni e di tutti i servizi ospedalieri resi alla popolazione, assorbendo il 14% della spesa ospedaliera pubblica. E potrebbe fare ancora di più, se non fosse penalizzata da vincoli che, ormai, non hanno più ragione di esistere».La questione del tetto si somma anche alla crisi legata al caro bollette: le strutture sanitarie private, pur essendo energivore e gasivore, non sono considerate tali. Come ha denunciato sempre l’Aiop, fino al 2019 i costi energetici valevano circa l’1,9% del fatturato, mentre quest’anno la media ha superato il 6%.Critiche al governo arrivano anche dal presidente di Confindustria dispositivi medici, Massimiliano Boggetti, che mette nel mirino il payback sanitario, un meccanismo che prevede un prelievo forzoso con cui si impone ai fornitori della Pa di concorrere a ritroso a eventuali inefficienze dello Stato o delle Regioni. Una sorta di «tassa» da circa 2 miliardi sui privati che potrebbe portare al fallimento molte imprese. «È assurdo che stia passando una norma di 900 milioni per salvare il calcio, quando con il payback si chiedono oltre 2 miliardi alle imprese di dispositivi medici che rischiano di fallire», ha detto Boggetti, «La conseguenza è mettere a rischio la fornitura di tecnologie mediche essenziali per la tutela della salute dei cittadini e del nostro Servizio sanitario nazionale. Ci chiediamo come sia possibile aver fatto passare una norma salva calcio, quando il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, proprio qualche giorno fa ha sottolineato la necessità di utilizzare i soldi delle imprese prelevati con la tassa del payback per garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza ai cittadini». Per questo «il fronte delle aziende, composto da Pmi e multinazionali, è coeso e compatto nel chiedere l’immediata cancellazione del payback. Stiamo vivendo una situazione insostenibile, che vede le nostre aziende esposte finanziariamente, mettendo a rischio oltre 112.000 posti di lavoro. È fondamentale per la tenuta del Servizio sanitario nazionale che si cancelli la norma».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa del 15 ottobre con Flaminia Camilletti