2025-02-22
Banche, pagamenti big dell’auto e moda. E' partita la volata per tornare a Mosca
Da Visa, Renault, Zara e il mondo del credito arrivano segnali di rientro sul mercato russo. Ci saranno scambi con le sanzioni.Segnali che il vento fosse cambiato ce ne sono da un bel po’. Che l’arrivo di Trump avrebbe rivoltato il mondo come un calzino era chiaro a tutti sin dall’inizio di novembre del 2024, quando le elezioni americane hanno sancito il trionfo del tycoon che in campagna elettorale aveva messo l’obiettivo della pace in Ucraina in cima alle sue promesse, con tanto di tempistica («risolveremo il conflitto a Kiev in 24 ore») leggermente azzardata.Così sono partiti i primi abboccamenti e le trattative riservate per capire quali settori e quali aziende sarebbero state maggiormente coinvolte e quali fossero i margini e le tempistiche per un ritorno delle multinazionali in Russia. Tutto sottotraccia. Anche perché con l’ennesimo pacchetto di sanzioni appena approvato è diventato difficile esporsi. Fino a quando, probabilmente per lanciare un messaggio al mercato e a Banco Bpm, l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, non ha fatto intendere di essere pronto a lasciare la Russia in caso di svolta positiva, proprio lui che aveva resistito strenuamente alle molteplici richieste di disimpegno. «Se la politica cambia, la nostra capacità di vendere a condizioni più interessanti migliora, perché la situazione si normalizza per tutti, da entrambe le parti».Tradotto: il mercato a Mosca si sta riaprendo e se tornano gli acquirenti noi siamo pronti ad approfittare dei buoni prezzi che potremmo spuntare. Un segnale importante. Al quale ha fatto eco, poche ore dopo, il messaggio lanciato da un altro top manager, questa volta dell’automotive. Luca de Meo, l’ad di Renault, ha infatti dichiarato al Financial Times che l’azienda non esclude un ritorno in Russia. Da ricordare che prima del 2022 il marchio francese doveva al mercato russo (dove erano impiegate quasi 50.000 persone) circa il 10% del suo fatturato complessivo. Così come non bisogna tralasciare un particolare: Renault, nel momento della vendita della sua partecipazione di maggioranza nel gruppo Avtovaz (maggio 2022) ha concordato un’opzione di riacquisto valida per sei anni. La eserciterà?È evidente che un eventuale ritorno dei francesi a Mosca avrebbe un effetto a cascata sul resto del mercato delle quattro ruote. Anche perché Renault è uno dei pochissimi marchi dell’automotive europeo che ha chiuso il 2024 in crescita e de Meoè stato fino a poche settimane fa il presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori del Vecchio Continente. Credito e auto, ma non solo. Pure Visa e Mastercard, due big globali del pagamento, starebbero valutando un ritorno in Russia. Il condizionale è d’obbligo, visto che la notizia arriva da Anatoly Aksakov, capo del Comitato di Stato per i mercati Finanziari. I fatti però dicono che l’addio a Mosca non è stato indolore per le due multinazionali e quindi un ritorno fa evidentemente gola. Del resto, dopo l’addio delle due reti globali, Putin aveva spinto per l’adozione di un sistema di pagamento autoctono, il Mir, che era stato fondato e gestito dalla Banca centrale della Federazione Russa nel 2017, ma nonostante i rimedi adottati le infrastrutture delle due multinazionali sarebbero ancora imprescindibili. Sono qualcosa di più di semplici voci, anche le indiscrezioni che parlano di Inditex, la multinazionale spagnola dedicata all’abbigliamento e alla moda che vanta tra i marchi di punta anche Zara e Bershka, in trattativa per tornare a fare affari sulle sponde del Volga. Così come sembra che pure H&M, il gruppo svedese che aveva risentito più di tanti suoi diretti concorrenti dell’addio al mercato di Putin, stia facendo dei ragionamenti. Alcune discussioni sono allo stato embrionale ed altre probabilmente usciranno allo scoperto nelle prossime ore, ma forse la domanda da farsi in questo momento è un’altra. Dal 2022 il mondo è parecchio cambiato e molti dei settori lasciati liberi dalle multinazionali globali sono stati occupati dalle aziende russe. Se davvero si dovesse tornare in una situazione di normalità, il Cremlino riaprirebbe i ponti a tutti o farebbe una cernita? Sicuramente la selezione andrebbe di pari passo con l’allentamento delle sanzioni. Il concetto l’ha spiegato bene Kirill Dmitriev, il direttore del Fondo russo per gli investimenti che ha una potenza di fuoco da 10 miliardi di dollari. Secondo il manager alcune grandi aziende Usa riprenderanno le loro operazioni in Russia già nel secondo trimestre del 2025. Il ritorno però non sarà indolore perché diverse nicchie di mercato sono ora gestite da gruppi locali che non hanno nessuna intenzione di cederle ai primi arrivati. Possibile si tratti di pura pretattica, ma fino a pochi mesi il solo pensare a uno scenario del genere sarebbe sembrato fuori dal mondo.