2022-04-16
«Bambini ormai immunizzati: è inutile vaccinarli»
Il primario del Buzzi: «Un nostro studio dimostra che tra loro il virus ha circolato molto più di quanto si creda».Un’indagine, condotta a febbraio dall’ospedale pediatrico Buzzi di Milano, ha evidenziato un’alta percentuale di anticorpi anti Covid nei bimbi non vaccinati, di fascia 2-10 anni. «Rispetto alle nostre precedenti campagne, la prevalenza è aumentata di quasi quattro volte, dimostrando un’ampia circolazione del virus fra i bambini in età scolare nell’ultima ondata pandemica», spiega Gian Vincenzo Zuccotti, preside della facoltà di medicina e chirurgia della Statale di Milano, responsabile pediatria e pronto soccorso pediatrico del Buzzi. «Il 40% dei genitori non era a conoscenza dell’infezione pregressa, ed è la conferma che, spesso, le forme pediatriche sono del tutto asintomatiche». Su un campione di 665 bambini di undici scuole d’infanzia e primarie del Comune di Senago, 518 non erano vaccinati e in questo gruppo 233 piccoli avevano una sieroprevalenza per Sars-CoV-2 del 45%. Hanno sviluppato, cioè, gli anticorpi al coronavirus, anche in assenza di sintomi. L’esito di questa indagine è di grande consolazione per mamme e papà, bombardati da una pressante campagna pro vaccino anche nelle fasce meno a rischio di conseguenze, se contraggono l’infezione da Covid. Genitori che da mesi subiscono gli appelli di pediatri e virostar a immunizzare i figlioletti, perché altrimenti contagerebbero i nonni (già con terze o quarte dosi), o rischiano di finire in ospedale. Ieri citavamo l’infelice uscita sul Messaggero di Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha dichiarato: «Ricordo che un 10% di bambini si è ammalato in modo grave. Ma questo non basta a convincere i genitori a fidarsi dei vaccini». Un allarmismo grave e infondato, se fosse vero avrebbe significato che su 3,65 milioni di bimbi italiani tra i 5 e gli 11 anni, 365.000 sono finiti in ospedale. A quell’età, infatti, nessun genitore cura in casa un bimbo malato «in modo grave». Il report esteso sul Covid, dell’Istituto superiore della Sanità, il 6 aprile, indicava invece da inizio epidemia 3.434 ospedalizzazioni nella fascia 5-11 anni, quindi Ricciardi ha proprio dato i numeri e per la posizione che occupa dovrebbe almeno scusarsi davanti a milioni di italiani. L’indagine del Buzzi, se fosse estesa a tutte le scuole italiane, respingerebbe subito al mittente ogni non scientifico tentativo di far credere che il vaccino anti Covid serva ai bambini. Lo studio, infatti, dimostra che i piccoli si contagiano soprattutto in modo asintomatico. In famiglia nemmeno se ne accorgono e i bimbi acquisiscono immunità in modo naturale, senza introdurre nei loro corpicini farmaci in corso di sperimentazione. L’indagine dell’ospedale pediatrico milanese, è la quarta condotta nei due anni di pandemia, analizzando migliaia di campioni in istituti scolastici milanesi e «definendo con maggiore esattezza, attraverso la ricerca di anticorpi neutralizzanti Covid 19, i dati di prevalenza nella popolazione pediatrica», afferma Zuccotti. Sono una classe di anticorpi che bloccano il virus, rendendolo non più in grado di infettare le cellule. «A settembre 2020, prima della riapertura delle scuole, avevamo riportato una prevalenza del 2,8%; a febbraio 2021 era del 12,5% e due mesi dopo, ad aprile, del 13,5%. Nel febbraio di quest’anno è risultata quasi quattro volte superiore, quindi il virus è circolato ampiamente». La gestione dei prelievi nei bambini che hanno partecipato all’indagine su base volontaria, con la piena collaborazione delle famiglie, prevedeva la raccolta di poche gocce di sangue capillare, attraverso un pungidito e utilizzando la Guthrie card. Si tratta di una speciale carta da filtro, impiegata pure nelle campagne di screening neonatale che permettono di identificare malattie metaboliche anche molto rare. Sono stati analizzati 665 campioni di bambini di età compresa fra 2-10 anni, dei quali solo il 16% aveva completato il ciclo vaccinale, il 6% aveva ricevuto una dose, e che sono state esclusi dalla verifica della situazione immunitaria, in quanto la presenza di anticorpi può essere frutto dell’immunizzazione. Fra i 518 bambini non vaccinati, in 233 è stata riscontrata una positività anticorpale corrispondente a una sieroprevalenza del 45%. Sempre a febbraio, «il report esteso dell’Iss riferiva un impatto di contagi del 9,4%, nella fascia di popolazione 0-9 anni. Una grossa sottostima», osserva il professore, «il nostro studio sugli anticorpi documenta che il virus è molto più diffuso di quanto si era registrato, guardando i tamponi positivi. Gran parte della popolazione pediatrica è entrata in contatto con il Covid, ma è asintomatica». Aggiunge: «Raramente i sintomatici hanno avuto bisogno di un ricovero per questo virus, se accadeva era perlopiù per presenza di gravi patologie sottostanti. Il Covid, nei bambini, non è stato un problema sanitario. Ho due reparti pieni, ma di piccoli pazienti con altre problematiche». Zuccotti, uno dei pediatri più affermati a livello nazionale e internazionale, continua a essere contrario alla vaccinazione a oltranza dei più piccoli. «Piuttosto, mi piacerebbe conoscere quanti di coloro definiti a rischio sono stati vaccinati, ma non esistono dati a riguardo. Di questi bimbi bisognerebbe preoccuparsi, monitorandoli costantemente», esclama. «Una volta messe in sicurezza le categorie a rischio, dalla pandemia ormai sotto controllo si dovrebbe uscire lasciando circolare il virus fra tutti gli altri bambini sani, in modo naturale. Lo stesso andrebbe fatto per gli adulti, che altrimenti saranno costretti a ricevere il vaccino anti Covid almeno una volta l’anno». Dopo quattro ondate, concentriamoci solo sui soggetti più anziani e fragili di ogni età, dice il professore, proteggiamo loro. Per tutte le fasce di popolazione, invece, vanno effettuati screening con maggiore attendibilità dei tamponi, così come è stato fatto nelle scuole di Senago. «Un esame non invasivo, a basso costo perché potrebbe significare una spesa di soli due euro, ed eseguibile facilmente su larga scala. Permette di conoscere il livello di anticorpi neutralizzanti senza procedere con vaccinazioni per chi non ne ha bisogno».