2023-02-27
Italia e Spagna alleate sui balneari per impedire gli «espropri» dell’Ue
(Fabrizio Villa/Getty Images)
Oggi riunione dei gestori dei lidi, che hanno incassato l’appoggio dei colleghi iberici. Giorgia Meloni valuta di rivedere il decreto sulle aste.Acque molto agitate lungo gli 8.000 km di coste italiane. I gestori degli stabilimenti balneari sono preoccupati dalla perturbazione meteo-politica. Temono che nel governo il clima posso essere cambiato viste le alte pressioni burocratico-lobbistiche dell’Europa e che Raffaele Fitto - il ministro delegato a occuparsi della faccenda -, tra gli ombrelloni degli stabilimenti balneari e l’ombrello offerto da Sergio Mattarella, scelga il secondo. Stamani si ritrovano in assemblea plenaria convocata d’urgenza a Marina di Carrara; può essere il primo atto di una protesta dura. Fabrizio Licordari - presidente di Assobalneari-Federturismo: trentamila imprese e almeno centomila addetti - è chiarissimo: «Abbiamo chiamato all’assemblea tutti i politici perché vogliamo sapere se in Italia c’è ancora voglia di difendere la libertà d’impresa».Ma come, verrebbe da dire, se tutto questo bailamme nasce dall’accusa ai concessionari di essere dei monopolisti della sdraio a spese dello Stato? «Ecco», risponde, «ragioniamo di numeri: le concessioni sono oltre 103.000; una densità inferiore a un’impresa ogni chilometro di costa, quanto ai canoni, hanno già detto che vogliono rincararli del 25%. Siamo disposti a discuterne, ma chi favoleggia di incassi miliardari dice stupidaggini; siamo a una media di 160.000 euro per impresa. Però, noi facciamo per conto dello Stato sicurezza sulle spiagge, controllo dei confini, manteniamo l’ambiente, paghiamo l’Imu su tutto, compreso l’arenile, abbiamo l’Iva più cara d’Europa. Si finisca la mappatura, si stabilisca se c’è o no scarsità di risorsa e poi mettiamoci d’accordo sulla Bolkestein, che noi contestiamo e che l’Italia dovrebbe contestare perché si applica ai servizi e non ai beni e noi siamo concessionari di beni».Se non vuole inchinarsi a Bruxelles, l’Italia ha almeno due alleati molto forti: la Spagna, che ha ricevuto una lettera di richiamo sempre sulle concessioni balneari, e il Portogallo. Contro l’Europa si muove l’Efebe - sorta nel 2014 anche in funzione anti-Bolkestein - la federazione dei lidi italiani, spagnoli, portoghesi e francesi, determinati a denunciare la Commissione di Ursula von der Leyen, se dovesse insistere. Venerdì scorso a Expoplaya, a Malaga, il presidente degli operatori spagnoli Norberto Del Castillo ha respinto con durezza le affermazioni di Bruxelles e ha dato pieno sostegno ai colleghi italiani.Il timore che serpeggia tra i balneari è che l’Italia sia messa sotto ricatto sui fondi del Pnrr. Di ricatto si tratterebbe perché appena il 23 gennaio scorso Veerle Nuyts - portavoce della Commissione europea - ha chiarito per l’ennesima volta che «le concessioni balneari non sono parte degli obbiettivi del Pnrr». Inoltre, c’è il suggerimento del Quirinale che potrebbe convincere Giorgia Meloni a rivedere le aste per l’assegnazione delle concessioni ora fissate a fine 2024 (e nel 2025 per i Comuni in difficoltà).È una trattativa serrata e complicata, quella in seno alla maggioranza. La Lega, a cominciare da Matteo Salvini e Gian Marco Centinaio, ha posto un paletto invalicabile: il termine del 2024 per le aste sulle concessioni non si ridiscute; entro l’estate deve essere conclusa la mappatura degli arenili altrimenti niente gare. Sulla stessa linea, con Maurizio Gasparri, è Forza Italia. Raffaele Fitto - ministro per i rapporti con l’Europa, esponente di spicco di Fdi -, invece, teme che il pronunciamento della Corte di giustizia europea, atteso a primavera, metta l’Italia con le spalle al muro e preferisce trattare prima. Il tema è molto politico. Com’è possibile che l’Italia, che ha inventato il turismo balneare - la prima concessione al mondo è del 1781 fu data dal Granduca di Toscana a Paolo Baretti -, si faccia dettare la linea da Paesi senza il mare? E ancora: c’è una strana simmetria tra la direttiva sulle case green e l’insistere sulle concessioni balneari, quasi che vi fosse una volontà di aggressione al patrimonio italiano che ha una sua specificità. In Italia molti lidi - dal Balena di Viareggio a Mondello di Palermo, dai Pancaldi a Livorno al Kursaal di Ostia, dal Fantini a Cervia ai bagni di Tiberio a Capri, solo per citarne alcuni - sono anche beni monumentali.«Viene il sospetto», confida Licordari , «che vogliano “espropriare” questo patrimonio come hanno fatto in Grecia, dove tutto ora è di tedeschi, cinesi, francesi e olandesi». C’è sicuramente una questione economica: i lidi sono il motorino di avviamento del turismo estivo. Per l’Italia vale, malcontati, 118 miliardi (il 6,4%) del Pil. Ce n’è abbastanza per riflettere se davvero la direttiva Bolkestein non sia contrastabile.Dal 2006 ,quando l’Europa fece il primo richiamo, si sono avvicendati altri otto governi (da Romano Prodi a Mario Draghi passando per Mario Monti che ora pare avere una soluzione per tutto) senza che la faccenda fosse affrontata. Ci ha provato Mario Draghi che aveva posto il termine per le aste alla fine di quest’anno, ma senza i decreti attuativi era impossibile rispettare i tempi e la proroga al 2024 è stata obbligata per evitare ai sindaci l’accusa d’inadempienza.Draghi era intervenuto dopo la sentenza del Consiglio di Stato - richiamata da Sergio Mattarella - che riconosceva la Bolkestein e fissava al 31 dicembre 2023 la scadenza delle concessioni. Su quella sentenza pende un ricorso alla Corte costituzionale. Tocca un punto che dovrebbe stare a cuore alla politica e cioè se «il giudice amministrativo non sia andato oltre il pronunciamento di legittimità sostituendosi al Parlamento nello scrivere le norme». Non capitava neppure ai tempi dei governi balneari.
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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