Richiamo contro la decisione sulle concessioni inserita nel Milleproroghe. Tensioni nel governo: Lega e Fi attaccano l’Ue, Fdi cerca una mediazione. Dossier in mano a Giorgia Meloni: presto un vertice di maggioranza.
Richiamo contro la decisione sulle concessioni inserita nel Milleproroghe. Tensioni nel governo: Lega e Fi attaccano l’Ue, Fdi cerca una mediazione. Dossier in mano a Giorgia Meloni: presto un vertice di maggioranza.Il problema è stabilire se l’Unione europea ci è o ci fa. Scrive ieri in punta di penna che «sono al vaglio possibili incompatibilità del decreto Milleproroghe rispetto alla legislazione europea là dove si prevede lo slittamento delle gare per le concessioni balneari al 2024». Sembra quasi di sentire le parole di Sergio Mattarella che, nella sua lettera di «riserva» indirizzata a Giorgia Meloni, ha più o meno espresso lo stesso concetto. Il governo è in fibrillazione: Lega e Forza Italia non intendono mollare la presa sulla tutela dei balneari. Fratelli d’Italia sembra propenso ad ammorbidire il decreto. In particolare il ministro per i Rapporti con l’Europa Raffale Fitto teme ritorsioni sul Pnrr. Si è parlato nelle ultime ore di un vertice di maggioranza, ma fonti vicine a Palazzo Chigi comunicano che Giorgia Meloni ha avocato a sé il dossier balneari. E dunque se ne riparla al ritorno dal viaggio in India di giovedì. Certo che considerare due lettini e un ombrellone un affare di Stato lascia perplessi. Come è inspiegabile perché Bruxelles nel 2013 con l’allora vicepresidente della Commissione e commissario per la giustizia Viviane Reading - oggi eurodeputata - approvò la «ley de costas» spagnola che prolunga le concessioni balneari di 75 anni. L’impressione - almeno è quella che si è colta ieri mattina a Marina di Carrara dove Assobalneari guidata da Fabrizio Licordari ha chiamo a raccolta le imprese per farle confrontare con gli esponenti di tutti i partiti - è che l’Unione europea abbia messo nel mirino il settore per creare difficoltà al nostro governo e per agevolare l’aggressione da parte delle multinazionali del nostro patrimonio. Bruxelles tenta di ripararsi dall’accusa di parzialità indicando che ha richiamato anche Spagna e Portogallo sulla stessa materia ma Madrid e Lisbona finora hanno fatto spallucce e non hanno ricevuto pressione alcuna. Lo ha detto senza mezzi termini il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega) per il quale l’accanimento dell’Ue è molto sospetto. Maurizio Gasparri, anche lui vicepresidente a Palazzo Madama per Forza Italia, è tranchant: «Sui balneari Bruxelles deve mollare al presa anche perché il decreto Milleproroghe non è attaccabile, sono andato a spulciare le procedure d’infrazione verso l’Italia e sulle concessioni non c’è nulla». Viene da chiedersi se non ci sia qualcuno molto interessato a un business che di per sé vale poco (circa 1,5 miliardi all’anno il fatturato complessivo delle 6.592 imprese balneari che occupano 68.000 addetti e gestiscono 15.415 concessioni) ma mette in moto il turismo estivo che vale molto (115 miliardi, il 6,4% del Pil). Dopo il Qatargate ci toccherà anche il Sungate? Tant’è, in una nota di un portavoce Bruxelles fa sapere: «L’Ue valuterà attentamente il contenuto e gli effetti del provvedimento, che non è stato ancora notificato, per poter dare la risposta adeguata. Il diritto dell’Ue richiede che le norme nazionali assicurino la parità di trattamento dei fornitori di servizi, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale, prevedano un’equa remunerazione degli investimenti effettuati e tutelino dal rischio di monopolizzazione delle risorse pubbliche a vantaggio dei consumatori e delle imprese». La direttiva Bolkestein si occupa di servizi, ma le concessioni demaniali riguardano beni, dunque sarebbe inapplicabile. Ora si apre anche il fronte del porto: Confindustria nautica è convinta che Mario Draghi inserendo anche i porti turistici nel regime delle concessioni abbia preso una topica e chiede alla Meloni di non fare le gare pure sugli approdi. Anche Stefano Fassina (Leu), da sinistra ma soprattutto da economista, ieri all’assemblea dei balneari ha detto che «le pretese di Bruxelles sembrano un attacco alla piccola impresa e ci sono profili di costituzionalità da valutare nell’adottare le direttive europee». Dunque il pronunciamento sul caso balneari della Corte di giustizia europea che toglie il sonno al ministro Raffele Fitto - teme che una sentenza contro l’Italia non lasci margini di mediazione - potrebbe entrare in conflitto con la Costituzione. La partita è complicata e per certi versi incomprensibile. «Non mi spiego», dice Fabrizio Licordari soddisfatto degli appoggi ricevuti dai partiti e fiducioso in Giorgia Meloni, ma pronto a una battaglia anche legale a oltranza, «perché siamo diventati così importanti. Ci deve essere sotto qualcosa. So per certo che l’Italia non deve piegarsi ai diktat europei che sono immotivati anche nei numeri. Un’impresa balneare ogni cinque attive nel 2021 è nata nell’ultimo decennio, con il maggiore dinamismo che si concentra al Sud, dove tra Calabria, Puglia, Sicilia e Campania, uno stabilimento su due è sorto dopo il 2010. Non si capisce dove sta la nostra posizione di monopolio. In più abbiamo chiesto di dimostrare con la mappatura la scarsità di risorsa che giustificherebbe la Bolkestein che comunque noi respingiamo. Senza mappatura non si possono fare le aste. A meno che l’Europa non voglia mettere all’asta fallimentare l’Italia».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.