2024-06-25
Il centrodestra cede 7-5 ma prende Lecce
Il nuovo sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone (Imagoeconomica)
Il centrosinistra vince ma non sfonda nei ballottaggi per le comunali: tra i capoluoghi tiene Firenze, Bari, Cremona, Campobasso e conquista Perugia, Potenza e Vibo. La coalizione di governo esulta con Adriana Poli Bortone e a Rovigo, Urbino, Vercelli e Caltanissetta.Sono terminati ieri i ballottaggi nei Comuni con più di 15.000 abitanti in cui, a inizio giugno, nessun candidato ha registrato la maggioranza assoluta dei voti. L’affluenza complessiva del 47,71%, in calo rispetto al 62,83% del primo turno, come sottolineato anche dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha infatti messo in discussione il doppio turno. I risultato finale, per quanto riguarda i capoluoghi, è di sette vittorie per il centrosinistra, cinque per il centrodestra e due di liste civiche. Il centrosinistra si riconferma a Firenze, Bari, Cremona e Campobasso (dove il M5s passa la palla al Pd) e conquista Perugia, Potenza e Vibo Valentia, mentre il centrodestra tiene a Vercelli e Urbino, strappando agli avversari Lecce, Rovigo e Caltanissetta. A Verbania si passa dalla sinistra a una civica di orientamento opposto, capeggiata dall’architetto Giandomenico Albertella, mentre ad Avellino il centrosinistra è uscito sconfitto dalla lista civica guidata da Laura Nargi. In entrambi i casi, al primo turno risultavano in vantaggio gli esponenti rossi.Come ampiamente prevedibile, nessun colpo di scena a Bari e Firenze. Nel primo caso, già al primo turno le due liste separate di centrosinistra - quella di Vito Leccese, sostenuta da Pd e Verdi, e quella di Michele Laforgia, sostenuta dal M5s -, avevano ottenuto insieme qualche decimale in meno del 70% (48,02% la prima e 21,75% la seconda). Voti che si sono riconfermati al ballottaggio, con Leccese che ha raccolto il 70,3% e il candidato di centrodestra, il leghista Fabio Romito, che si è fermato al 29,7%, pressoché la stessa percentuale del primo turno. A Firenze, invece, Sara Funaro è stata eletta col 60,6%, mentre di conseguenza il candidato di centrodestra Eike Schmidt, forse - nonostante il raggiungimento del ballottaggio - un nome non abbastanza forte per poter impensierire la sinistra in una delle sue roccaforti più solide, ha totalizzato al ballottaggio il 39,4% dei voti. Il tedesco si è poi trovato coinvolto in una polemica con il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ha considerato «offensivo per Napoli che qualcuno si facesse nominare direttore del Museo di Capodimonte e poi se ne andasse a fare la campagna elettorale mettendosi in aspettativa». «Poi», ha continuato, «se non viene eletto a Firenze, ritorna a Capodimonte… Napoli è una grande capitale del mondo, non si può offendere la sua dignità in questo modo. Schmidt ha lasciato il cappello sulla sedia a Capodimonte, non gli faremo trovare neanche la sedia». Lapidaria, di rimando, la risposta dell’ex direttore degli uffizi: «De Luca non è responsabile di Capodimonte, non sa che il suo impero è limitato e Capodimonte dipende dal ministero della Cultura, da un altro napoletano, Gennaro Sangiuliano, e non da lui».A Perugia, dove al primo turno tra i due candidati ballavano appena 600 voti, alla fine il centrosinistra - compreso di M5s - è riuscito a eleggere Vittoria Ferdinandi (52,1%) a scapito di Margherita Scoccia, strappando il Comune agli avversari. Un risultato doloroso per la maggioranza di governo, considerando anche che in Umbria, attualmente governata da Donatella Tesei della Lega, si voterà il prossimo autunno. L’opposto è avvenuto, invece, a Lecce, dove il sindaco uscente di centrosinistra, Carlo Salvemini, cede il passo alla candidata di centrodestra, Adriana Poli Bortone, ex ministro ed ex sindaco, la quale non è risultata eletta direttamente al primo turno per una manciata di voti.Il centrodestra può sorridere anche per la conferma di Maurizio Gambini a Urbino (con il 53,1% dei voti), dove il centrosinistra si è presentato unito con il M5s a sostegno di Federico Scaramucci, e la vittoria di Roberto Scheda a Vercelli (54,2%). Meno dolci, invece, i risultati a Vibo Valentia, dove l’esponente del campo largo, Enzo Romeo, ha superato Roberto Cosentino con il 53,6% dei voti, e a Potenza, altro capoluogo di Regione in cui vince il centrosinistra unito con Vincenzo Telesca (64,9%).Per concludere il discorso sui capoluoghi, si riconferma il centrosinistra a Cremona, dove Leonardo Virgilio ha ottenuto il 50,4% dei voti, mentre Campobasso rimane a sinistra con un passaggio interno dal M5s al Pd. Tuttavia la candidata sostenuta da entrambi, Marialuisa Forte - che ha vinto di soli 399 voti -, si troverà un consiglio comunale a maggioranza di centrodestra, i cui partiti nel primo turno sono arrivati complessivamente al 52,7%. A Caltanissetta, infine, si passa dai 5 stelle al centrodestra. Includendo nel centrosinistra anche il M5s, la verità è che complessivamente, tra quelli interessati da questa tornata elettorale, i capoluoghi rossi passano da otto a sette, il centrodestra rimane a cinque e le civiche vanno da una a due. Se si contano anche i capoluoghi già decisi al primo turno, il centrosinistra (sempre compreso di M5s) passa da 15 a 17, il centrodestra da 12 a 10 e le civiche rimangono due. Un risultato positivo per il Pd, certo, ma nulla di poderoso.Nel commentare i risultati, Elly Schlein - a 15 giorni di distanza dalle Europee che hanno consolidato la maggioranza a Roma - ha parlato di «una vittoria storica per il Pd e il campo progressista», aggiungendo che «le città hanno bocciato la destra che governa e mandato un messaggio chiaro a Giorgia Meloni». Ma le urla di giubilo fuori dalla realtà non si fermano qui. Per Stefano Bonaccini si tratta di uno «straordinario successo ai ballottaggi» (da segnalare, per quanto di dimensione locale, che nel bolognese due roccaforti come Castel Maggiore e Pianoro sono state strappati al Pd da due candidati civici), mentre secondo Angelo Bonelli «questo è il segnale che gli elettori e le elettrici vogliono l’unità, perché uniti si vince». I 5 stelle, che si ritrovano senza sindaci, reputano i risultati un segnale del fatto che «i cittadini premiano i progetti di intesa tra le forze di opposizione, frutto non di alchimie di palazzo ma di una convergenza che si va consolidando nelle aule parlamentari quanto nelle piazze».
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