2025-08-15
Baby killer rom in fuga
Nel riquadro i quattro bambini che si trovavano sull’auto che ha ucciso Cecilia De Astis e che vivono in pessime condizioni nel campo di via Selvanesco. Sullo sfondo il punto di via Saponaro, nel quartiere Gratosoglio di Milano, dove la donna di 71 anni è stata investita (Ansa)
I ragazzini che hanno rubato un’auto e travolto una pensionata erano stati restituiti alle famiglie, che li hanno subito portati via. Tre sono stati rintracciati e messi in comunità, il quarto è ancora ricercato. Storia e numeri di una integrazione spesso fallita.Avevano cercato di svignarsela, ma sono stati beccati. È durata poco la fuga di tre rom minorenni accusati di aver investito e ucciso Cecilia De Astis, pensionata di 71 anni, a Milano. Mentre è caccia al quarto nomade fuggito. I ragazzini, che erano stati individuati come i responsabili del furto dell’auto e dell’investimento della donna, si erano allontanati dal campo rom di via Selvanesco dove risiedevano, facendo perdere le loro tracce. Ma nella notte tra mercoledì e giovedì la polizia locale di Milano li ha rintracciati e collocati in un luogo sicuro. Il provvedimento d’urgenza si è reso necessario in quanto le famiglie si erano allontanate dal luogo di dimora senza comunicare le loro intenzioni, nonostante la buona collaborazione prestata durante la prima fase delle indagini. Inizialmente, i ragazzini, tre maschi e una femmina, che hanno un’età compresa tra i 10 e i 13 anni (quindi non sono imputabili) si erano mostrati collaborativi rilasciando delle dichiarazioni per ricostruire l’incidente di lunedì. Il provvedimento è stato disposto d’intesa con la Procura minorile, che aveva appena avanzato dei ricorsi urgenti a tutela dei minori ed era in attesa delle necessarie determinazioni del tribunale. In particolare, nel corso dell’operazione la ragazzina (11 anni) è stata fermata, con la collaborazione della polizia stradale del compartimento Piemonte, sull’autostrada A6 Torino-Savona all’altezza del casello di Fossano, in direzione Ventimiglia. Mente i due fratellini, tra cui il conducente dell’automobile che ha provocato il decesso della De Astis, sono stati fermati in Piemonte in un terreno agricolo nel Comune di Beinasco (Torino). Avevano detto di essersi allontanati per vietare il clamore mediatico, ma invece avevano organizzato una vera e propria fuga assieme alle loro famiglie. Tutti e tre i minori sono stati già trasferiti in comunità protette. Sono in corso le attività per rintracciare il quarto minore. Al vaglio degli inquirenti le diverse versioni raccontate sia dai familiari dei minorenni che da alcuni testimoni. Secondo il racconto della mamma di uno di loro, i ragazzini avrebbero trovato quella automobile e l’avrebbero rubata. Da racconti e dai primi riscontri è emerso che i ragazzini avrebbero rubato prima quello che c’era nell’auto, poi sarebbero tornati a più riprese portando alcune cose e poi la stessa automobile che avrebbero nascosto nel campo rom. Avrebbero poi preso la vettura il giorno dopo per fare un giro. Ma all’improvviso, ha raccontato il più grande che era alla guida, «i freni non hanno funzionato» e l’auto ha sbandato, andando a travolgere la pensionata. Poi, sarebbero andati addirittura al centro commerciale di Rozzano. La notizia dei tre minori rintracciati è giunta ieri mentre si stavano celebrando i funerali della donna, al quale hanno partecipato tantissime persone tra rabbia e dolore. «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. E noi qui a Gratosoglio sicuramente non abbiamo diamanti, ma abbiamo molti fiori, non dimentichiamoli. E se non li vediamo andiamo a cercarli. Non servono gli scatti di rabbia. Grazie Filippo, Gaetano che pur avendo il cuore gonfio non vi siete lasciati prendere, come tanti altri. Certo, un po’ di indignazione ce l’abbiamo tutti e non può non esserci, ma non serve la rabbia». Con queste parole don Paolo Steffano ha celebrato il funerale della donna. Il sacerdote ha poi aggiunto: «Non servono i discorsi, i proclami, né lo scaricabarile e lo scarico di responsabilità. È sempre colpa di un altro. Non servono neppure i documenti sulle periferie, nemmeno le encicliche sulla convivenza pacifica. Servono fatti concreti». Il prete ha poi rivolto un pensiero alla donna: «Ma tutto questo lo vorrei affidare a Cecilia. Cecilia, mi permetto di affidarti le nostre speranze. Ti chiedo da lassù di benedire i tuoi figli, ma anche il nostro quartiere, che hai sempre amato». I familiari della donna sono arrabbiati e increduli. Il secondo figlio della donna, Gaetano Di Terlizzi, ha parlato a margine del funerale: «Forse non erano coscienti di quello che hanno fatto, ma a 12 anni un minimo di coscienza la devi avere. Devi sapere cosa è giusto e sbagliato, cosa è male e cosa è bene. Poi io posso capire che sono bambini, va bene, però dietro c’è sempre... Forse anche la legge trova qualcosa, ma il divino sistema tutto». Anche la sorella della pensionata, Lina De Astis, è addolorata e arrabbiata: «Insieme abbiamo condiviso grandi dispiaceri, ma anche momenti belli. Momenti che ci aiuteranno a sopportare questo dolore misto a rabbia per il fallimento della società di cui sei stata vittima». L’altro figlio della donna è convinto che la tragedia si poteva evitare. «Non è una morte casuale e poteva benissimo essere evitata. Cerchiamo di fare qualcosa come Paese, dobbiamo prevenire questi eventi traumatici». Con queste parole Filippo Di Terlizzi, figlio della De Astis, ha commentato la morte della mamma fuori dal funerale: «Ci vuole maggiore controllo del territorio. Bisogna che tutti noi siamo messi nelle condizioni di poter vivere serenamente e senza avere la paura di fare una passeggiata o una piccola commissione per le strade di tutti i quartieri». I quattro minorenni a bordo dell’auto «sono dei bambini. Non possiamo incolpare sulle loro spalle tutte la responsabilità del gesto».
Donald Trump (Getty Images)
Giuseppe Culicchia (Getty Images). Nel riquadro il suo libro Uccidere un fascista. Sergio Ramelli, una vita spezzata dall’odio pubblicato da Mondadori
Fiori e un camioncino giocattolo dei pompieri sono stati messi sotto il portone della casa dove una donna ha ucciso il figlio, di nove anni, tagliandogli la gola, a Muggia, in provincia di Trieste (Ansa). Nel riquadro Olena Stasiuk