2019-10-02
Alla Br anche il reddito di Renzi. E suo padre vuol farci indagare
Il papà dell'ex Br, nonché fondatore di Magistratura democratica, difende la figlia: «Cosa dovrebbe fare per vivere, prostituirsi?» Dopo una vita da giudice e parlamentare, sostiene di non doverla mantenere e attacca La Verità per aver denunciato la vicenda. «Non ho alcuna intenzione di parlare con lei», dice al cronista della Verità. Benvenuti a casa Saraceni, il magistrato, parlamentare, avvocato calabrese che, tra le mille imprese della sua vita, ha messo al mondo una brigatista. In questi giorni, dopo lo scoop della Verità sul reddito di cittadinanza da 623 euro assegnato alla sua ragazza (oggi quarantanovenne), passa da una radio a un'altra a dire la sua sulla questione che tante polemiche sta suscitando. Ieri mattina, intervistato da Alessandro Milan su Radio 24, le sue intemerate ci hanno un po' stupito. Specie quando ha iniziato a difendere il sussidio alla figlia: «Che ne facciamo di queste persone, di una persona che 20 anni, 15 anni fa ha commesso un grave reato [...] il più grave reato possibile, il reato numero uno per gravità, che cosa ne facciamo di una persona che ha commesso il reato numero uno, la buttiamo in una discarica, le diciamo vai a fare la prostituta? Come risolviamo il problema della sopravvivenza di una persona in queste condizioni? Mia figlia dice una cosa: datemi un lavoro che ci rinuncio volentieri al reddito di cittadinanza». Con Radio Capital Saraceni è stato persino più diretto: «Di una persona che è stata condannata a una lunga pena, che l'ha scontata quasi tutta, che non ha un reddito, cosa ne facciamo? La buttiamo in una discarica? Gli diciamo fai la prostituta? Vai a fare le rapine? Oppure ce ne prendiamo carico?». Sino al climax finale: «Dobbiamo fare come i nazisti che li infornavano questi qua?». Giustamente gli intervistatori gli fanno notare che forse l'aiuto dovrebbe arrivare dalla famiglia. Ma da questo orecchio il buon Saraceni non sente. Eppure per 30 anni ha fatto il giudice, sino al 1994; poi è entrato in Parlamento con il Pds, quindi con i Verdi; poi ha riscattato tre anni di marchette da deputato e ha iniziato a fare l'avvocato. Insomma, a occhio e croce, il pensionato Saraceni incassa un assegno non proprio risibile: almeno 5.000 euro per i 30 anni di servizio da toga. A questo importo bisogna aggiungere il vitalizio da parlamentare. Nel 2010 un settimanale lo calcolò in 4.725 euro lordi. Nel 2016, nel libro Orgoglio e vitalizio, Primo Di Nicola e Antonio Bitoni scrissero che l'assegno ammontava a 2.420 euro netti. Dal gennaio 2019 la cifra è scesa, visto che con la cosiddetta riforma Fico gli assegni sono stati adeguati al sistema contributivo. Ora la somma mensile potrebbe aggirarsi sui 1.500 euro lordi, un po' più del reddito di cittadinanza. Nel 2001 il sito del partito marxista leninista, avvelenato con i lauti guadagni dei parlamentari della sinistra annotò: «Lino De Benetti, sempre dei Verdi, che dopo 9 anni di mandato se ne è andato con un “assegno di reinserimento" da 148 milioni (di lire, ndr) e una pensione di circa 7 milioni; e i suoi compari di partito Paolo Galletti e Luigi Saraceni con 115 milioni di buonuscita e quasi 6 di pensione ciascuno». Ma Saraceni ha fatto anche l'avvocato, difendendo clienti di prestigio come il leader curdo Ocalan e l'editore Carlo De Benedetti. Insomma i soldi in casa non dovrebbero mancare.L'ex fondatore della corrente di Magistratura democratica attualmente vive in un appartamento di cinque vani vicino all'università La Sapienza. Il proprietario è il figlio Luca, quarantasettenne imprenditore nel settore della ristorazione, e il padre gode dell'usufrutto. La figlia invece non ha intestato nessun bene e vive nel quartiere di Montesacro in affitto.Ma il genitore della brigatista nelle sue interviste di queste ore non ha fatto nessun esame di coscienza. Nell'educazione della figlia fa detto di essersi «attenuto a un criterio di pedagogia fondamentale» e che non aveva capito che la figlia «facesse un uso abbastanza improprio» della «libertà» che le veniva concessa. Poi ha attaccato questo giornale «espressione della destra becera e reazionaria», notando che «purtroppo la sinistra si accoda, perché la destra specula sulle emozioni e sui sentimenti e la sinistra non è mai capace di una propria autonomia». Imbarazzante anche il passaggio sulla vedova di Massimo D'Antona, Olga, la quale al Corriere della Sera ha detto che di non essere mai stata contattata da Federica Saraceni e che comunque «lei e la sua famiglia non sono persone che vorrei incontrare». Risposta di Luigi Saraceni: «Io ho un grande rispetto per il dolore della vedova D'Antona, ma non abbiamo mai preso contatti […] perché non è facile da parte di una persona che si ritiene innocente a torto o a ragione, e mia figlia ha sempre sostenuto di non aver commesso il reato. Ovviamente ha dovuto rispettare, e noi lo rispettiamo, il giudicato, perché non ci si può ribellare al giudicato, però ci riserviamo di dare il nostro giudizio e il nostro giudizio è che Federica è stata condannata per un errore». E Saraceni avrebbe avuto il coraggio di riferire questa sua opinione alla vedova D'Antona: «Una volta glielo ho spiegato in una lettera, non è vero che non ho mai preso alcun contatto, mi dispiace di doverla contraddire, le ho mandato il libro in cui le spiegavo che se non avevo preso contatto non era per arroganza o indifferenza, ma per rispetto del suo dolore». A Radio Capital, dove tocca lo stesso argomento, sostiene che la vedova sia «la vittima principale di questa tragedia che si è abbattuta anche sulla mia famiglia», quasi omettendo la differenza di responsabilità tra vittime e carnefici.Ma il vero paradosso è che in tutta questa vicenda per Saraceni il problema sono le fonti della Verità: «Tra l'altro ci sarebbe un piccolo problemino: la percezione del reddito di cittadinanza è tutelata dalla privacy ed è tutto tracciabile, per cui volendo l'Inps può indagare per sapere chi ha passato a quel giornale quella notizia». Milan ha mostrato stupore: «Accidenti ci sta dicendo che vi sentite parte offesa?». Risposta: «Siamo certamente parte offesa di uno scandalo che non ha ragion d'essere […] mia figlia dice levatemelo il reddito di cittadinanza ma datemi un lavoro. Sono anni che mia figlia lo cerca e il tribunale di sorveglianza era pronto a dare dei permessi, ma non è riuscita a trovarlo». A parte una cooperativa che le fa fare volontariato gratis e le consente di uscire. «Almeno» ha commentato il padre, «non sta a marcire in casa». Dove peraltro, al contrario dei suoi compagni di lotta, ha scontato quasi tutta la pena.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.