2024-09-23
L’autonomia cancellerà lo scaricabarile sulle colpe
La furia delle acque tra le case di Bagnacavallo, nel ravennate (Getty Images)
C’è un motivo per cui sono favorevole all’autonomia differenziata ed è che, grazie alla riforma Calderoli, mi auguro finisca il balletto fra Regioni e Stato che va avanti da più di vent’anni. È dal 2001, cioè da quando la sinistra modificò il titolo V della Costituzione, che gli italiani assistono a un conflitto di competenze, con relativi ricorsi alla Consulta. In totale, i giudici della legge sono stati chiamati a esprimersi più di 2.000 volte: un record che ha alimentato incertezza e confusione, che ora la sinistra vorrebbe perpetrare. Qualcuno potrebbe pensare che questa sia una faccenda per giuristi, che interessa meno di niente alle persone comuni, le quali hanno ben altri problemi da affrontare. Errore.La definizione dei poteri delle Regioni interessa moltissimo i cittadini, anche quelli che pensano di poter vivere tranquilli senza sapere nulla di autonomia differenziata. Un esempio di quanto sia indispensabile fare chiarezza su ciò che deve fare lo Stato e ciò che tocca agli amministratori locali lo fornisce il caso Emilia-Romagna che, di fronte all’ennesima alluvione, mostra uno scaricabarile tra Stato e Regione, con l’opinione pubblica che fatica a rendersi conto di chi sia la colpa se migliaia di emiliani e romagnoli si sono visti le case invase dal fango. Lo Stato dice che i soldi per fare la manutenzione dei fiumi e mettere in sicurezza gli argini, evitando che l’acqua esondasse, c’erano, ma non sono stati impiegati come sarebbe stato giusto. La governatrice facente funzioni nega, lasciando intendere che quel che è successo sia responsabilità dei ritardi della macchina burocratica che fa capo al governo centrale. Nel mezzo ci stanno le famiglie e gli imprenditori che hanno i piedi a mollo e che per la seconda volta in poco più di un anno sono costretti a spalare.Certo, chi, come i nostri cronisti, ha modo di leggere i documenti e di capire che i soldi messi a disposizione dall’esecutivo per le opere di prevenzione sono stati impiegati per fare altro, capisce che la responsabilità sta in fondo alla catena e non in cima. Vale a dire che è l’amministratore regionale che non ha fatto ciò che doveva. Ma se si taglia l’incertezza in cui sguazzano da sempre politici e funzionari e si stabilisce che i fiumi e la difesa degli argini sono esclusivamente un affare regionale e non di governo, per governatori e burocrati non c’è più alcun alibi e tutti quanti sono chiamati a renderne conto agli elettori.Lo stesso vale per la sanità che, pur essendo una delle voci principali dei bilanci regionali, è da sempre usata per fare campagna elettorale, accusando chi sta a Roma di fare tagli sulla pelle degli italiani. Da anni l’organizzazione di ospedali e centri di assistenza è competenza delle Regioni, ma siccome esistono materie che ancora riguardano lo Stato centrale, i governatori, soprattutto quelli del Sud, dove la sanità è spesso sotto il livello minimo di decenza, giocano a dare la colpa ad altri, cioè al governo. Potrei continuare con le strade, l’istruzione e tante altre cose che non funzionano e di cui la politica regionale dovrebbe occuparsi ma di cui, invece, scarica volentieri la responsabilità per evitare di pagare dazio.Come in Emilia-Romagna, per anni, non si sono fatte opere a tutela del territorio, così in Campania e in Calabria non si sono fatti gli ospedali e non si sono assunti gli specialisti necessari a curare i malati. E i risultati oggi si vedono, ma domani, se ci fosse una legge che attribuisce i danni ai governatori che li hanno fatti, tante funzioni e imbrogli sarebbero impossibili. Di certo, finirebbe il gioco dello scaricabarile che, a ogni disastro, è lo sport nazionale di una classe politica di parolai.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)