2024-06-21
La maggioranza archivia le tensioni sul ddl autonomia: «Non c’è nessuna fronda»
Attilio Fontana e Luca Zaia (Ansa)
Fi smorza la polemica innescata dal governatore calabrese. Zaia e Fontana brindano. Musumeci: «Il Sud smetta di piangere». E il M5s chiede a Mattarella di non firmare.Si tratta dei «residui passivi» che le Regioni più ricche ora restituiscono allo Stato. In futuro potrebbero finire in un «vaso trasparente» prima di essere distribuiti.Lo speciale contiene due articoli.Nel day after dell’approvazione dell’Autonomia, è la soddisfazione a prevalere nel centrodestra. Anche i settori che avevano manifestato disagio, e cioè una parte degli eletti meridionali (segnatamente quelli calabresi) di Forza Italia, sembrano essere tornati a più miti consigli e dichiarano di sentirsi rassicurati dalle garanzie fornite dal segretario Antonio Tajani. Grande la gioia in casa Lega, accompagnata però dalla consapevolezza che si tratta di una legge complessa, con una fase attuativa molto lunga. L’attribuzione di maggiore autonomia alle Regioni a statuto ordinario sulla maggior parte delle 23 materie individuate dal ddl è sottoposta all’individuazione dei Lep, i livelli che stabiliscono la soglia minima delle prestazioni. Finché il governo non avrà adottato i decreti legislativi che fissano i Lep (entro 24 mesi), non sarà possibile procedere al negoziato tra le singole Regioni e lo Stato, che a sua volta costituisce un processo complesso. Ragion per cui a Via Bellerio sono tutti convinti che nella nottata tra martedì e mercoledì sia stato fatto solo il primo step del percorso.Tra i più impazienti di «inaugurare» il ddl Calderoli, il governatore del Veneto Luca Zaia, che assieme al suo allora omologo lombardo e compagno di partito dell’epoca, il compianto Roberto Maroni, indisse la consultazione referendaria per interpellare i cittadini delle due Regioni circa la volontà di ottenere maggiori attribuzioni, ottenendo un risultato netto a favore del sì. Zaia, infatti, ha già annunciato di voler avviare il negoziato con il governo per ottenere subito più autonomia su nove materie che non sono sottoposte a Lep, quindi trattabili sin da ora. Inoltre, il governatore ha citato alcuni dati del rapporto Crea sanità 2024, presentato ieri, che a suo avviso «fornisce alcuni esiti che, di fatto, smentiscono i presagi di sventura paventati con l’approvazione dell’autonomia differenziata». «Ci dice ad esempio», ha sottolineato, «che le Regioni del Sud, fatto questo molto positivo, negli ultimi cinque anni sono migliorate del 75,9% in media, contro il 44,9% del Nordest, il 40,9% del Nordovest e il 37,4% del Centro». Secondo Zaia «ne esce una bella sorpresa, e cioè che le Regioni in piano di rientro, quelle più in difficoltà, hanno un Isp di 0,40, mentre le Regioni che hanno chiesto l’autonomia si fermano allo 0,36 rispetto allo 0,40 delle altre. Se il Crea ha ragione, e non ho motivo di dubitarne, significa che l’autonomia in sanità, quando con i dovuti tempi verrà definita, porterà benefici per tutti».Sulla stessa lunghezza il governatore lombardo Attilio Fontana, per il quale «fare polemica sulla legge Calderoli è veramente la dimostrazione della malafede». «Chi non la vuole», ha spiegato, «ed è contento di andare avanti in questo modo vada avanti in così. Sono tutte polemiche strumentali e pretestuose. Far discendere delle conseguenze dall’approvazione della legge Calderoli è veramente la dimostrazione che in Italia si deve parlare per fare polemica, non per fare una costruttiva proposta migliorativa ma solo per cercare di strappare qualche squallido consenso». Dal siciliano Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile, è arrivato un appello: «Il Sud deve smettere di continuare a piangere», ha detto, «Noi abbiamo bisogno di competere con il Nord, sapendo che i nostri obiettivi sono diversi da quelli delle Regioni settentrionali. Ma per fare questo dobbiamo liberarci dalla teoria della questione meridionale».In Fratelli d’Italia nessuna voce fuori dal coro: il partito del premier è infatti compattamente a favore della legge, e anche dentro Forza Italia la «fronda» calabrese sembra rientrare. Per quanto riguarda Fdi, il vicecapogruppo alla Camera Augusta Montaruli ha puntato i riflettori su chi, nello schieramento opposto, si era pronunciato a favore di maggiori prerogative per le Regioni e poi ha preferito fare dietrofront per ragioni di opportunità politica: «Viene da domandarsi se lo Stefano Bonaccini che oggi ipotizza crepe della maggioranza sull’autonomia e disdegna la misura sia la stessa persona che voleva l’autonomia differenziata senza che fossero individuati i Lep o, ancora, quello che ha sottoscritto la pre intesa per il trasferimento di alcune competenze statali all’Emilia-Romagna con il governo Gentiloni». Come detto, dopo la sfuriata di mercoledì, il governatore azzurro della Calabria, Roberto Occhiuto, e i parlamentari più vicini a lui (che non hanno votato il provvedimento) sembrano aver corretto in parte il tiro: il coordinatore calabrese del partito Francesco Cannizzaro ha specificato che «non c’è nessuna fronda», mentre è tornato sull’argomento Tajani: «Si tratta di una riforma» ha detto, «che va nella giusta direzione, ci sono legittime preoccupazioni nel Sud del Paese che però saranno fugate dall’applicazione dei nostri ordini del giorno proprio a garanzia del Meridione». Sul fronte dell’opposizione, continuano gli attacchi alla maggioranza. Michele Emiliano parla di «secessione mite», mentre il M5s ha scritto a Sergio Mattarella per chiedergli di non firmare la «riforma Spacca Italia».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/autonomia-legge-regioni-2668555803.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sul-tavolo-ci-sono-94-miliardi-lanno" data-post-id="2668555803" data-published-at="1718916357" data-use-pagination="False"> Sul tavolo ci sono 94 miliardi l’anno Dove trovare i soldi per finanziare l’autonomia regionale approvata dal Parlamento. Attorno a questo snodo si gioca lo scontro sulla alla nuova legge. Si tratta infatti di garantire i Lep, livelli essenziali delle prestazioni. Si tratta cioè di tutti quei «diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». In parole semplici: dalla sanità all’istruzione, passando per i trasporti, i Lep comprendono tutti quei servizi che lo Stato deve ritenere indispensabili per tutti i cittadini, senza distinzioni sul territorio in cui vivono. Dal Nord al Sud, dal Centro alle Isole. Ma come si determinano i Lep e, soprattutto, quanto costano? Lo spiega il ministro Roberto Calderoli, padre della legge, al Corriere delle Alpi. «Su 20 Regioni in Italia», dice, «ce ne sono sette, tra cui Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, che presentano un residuo fiscale. Si tratta della differenza tra quello che il sistema - Stato, Comuni, Province e Regioni - spende in quella Regione rispetto a qualunque tipo di entrate in quella stessa Regione. Se hai il segno meno, vuol dire che spendi meno rispetto a quello che ti entra. L’ultra gettito è 94 miliardi di euro. Queste sette Regioni danno alle altre Regioni che hanno una capacità contributiva inferiore, 62 miliardi l’anno, perché 32 se li tiene lo Stato». Il problema è come dividere questo tesoro. «Bisogna metterlo in un bel vaso trasparente dove vedo però chi li versa, chi li prende tra Stato e Regioni e soprattutto che fine fanno, chi li spende» dice Calderoli. Oggi questa perequazione viene fatta dal Mef e dalla Ragioneria attraverso dei flussi finanziari. Vengono buttati in una centrifuga e nessuno sa più nulla. Quindi vorrei far diventare fondo perequativo questi residui fiscali con un principio solidaristico di chi ha maggiore capacità fiscale verso le altre regioni». Progetto buono sulla carta ma difficile da attuare in pratica. secondo Stefano Bonaccini , presidente della Regione Emilia-Romagna, questa procedura finirà per esaltare l’egoismo delle Regioni più ricche. A suo parere «applicare i fiscali è l’anticamera di nuove fratture territoriali». Le aree più ricche infatti saranno spinte a stringere i cordoni della borsa ampliando le spese pur di non restituire i risparmi allo Stato che poi li metterà nel «vaso trasparente» pensato da Calderoli. Per non parlare del rischio di una giungla di normative con cui le imprese dovranno fare i conti aumentando i costi. Dice il ministro: «Confindustria nazionale mi ha presentato un quesito rispetto all’energia, che parzialmente condivido. Deciderò quando andrò ad attribuire quella singola materia alle Regioni. La Regione Toscana ad esempio mi chiede la competenza sul geotermico. Perché a loro che hanno la produzione del 40 per cento di cui beneficia solo lo Stato non deve andare nulla? Il mio progetto è attribuire una royalty alla Toscana come abbiamo fatto con gli impianti di estrazione in Basilicata, in cui il cittadino non paga luce e gas. Si attribuisce quella entrata alla Regione che produce quella risorsa e che si accolla anche l’impatto ambientale per l’estrazione. E quella regione gestisce». Ma il problema non finisce qui. Come si definiscono i Lep? Questa è una questione annosa, di cui si parla da parecchio tempo. L’articolo 3 del disegno di legge sull’autonomia differenziata indica la procedura per risolvere questo problema e determinare i livelli essenziali delle prestazioni. Assicura Calderoli: «Il quadro normativo sarà pronto entro l’estate, il successivo passaggio sarà definire il costo e il fabbisogno standard Per fine anno una buona parte di quelle materie Lep le avremo normate. Le Regioni possono però subito cominciare a trattare sulle nove materie non Lep, che non sono secondarie: Protezione civile, professioni, ordinamento sportivo. Poi procederanno con le altre». Nel determinare i Lep il governo dovrà seguire i principi e i criteri fissati dalla prima legge di bilancio del governo Meloni, quella per il 2023, approvata alla fine del 2022. Questa legge di bilancio ha istituito la «cabina di regia », presieduta dal presidente del Consiglio e composta da alcuni ministri. Questo organismo ha vari compiti, tra cui l’individuazione delle materie riferibili ai Lep. Per supportare il lavoro della cabina di regia, a marzo 2023 il ministro Calderoli ha nominato il «comitato per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali» (Clep), con 61 esperti presieduti dall’ex giudice della Corte costituzionale Sabino Cassese. Entro due anni dall’entrata in vigore della nuova legge, l’esecutivo dovrà stabilire i Lep con uno o più decreti legislativi, ossia quei provvedimenti con cui il governo può legiferare dopo aver ricevuto la delega dal Parlamento. In questo caso, la delega è stata data dal Parlamento proprio con l’approvazione definitiva del disegno di legge sull’autonomia differenziata.
Jose Mourinho (Getty Images)