2025-09-04
Byd svende le auto per invadere l’Europa
Il colosso cinese offre un superbonus da 10.000 euro per i clienti che rottamano i vecchi modelli. La promozione sostiene il fatturato mentre calano gli utili e le immatricolazioni. Più forte la concorrenza dei marchi orientali che dominano il mercato.Byd, il colosso cinese di Shenzhen che fino a qualche tempo fa sembrava imbattibile, ha deciso di varare un maxi piano di incentivi per spingere i clienti a comprare subito (il piano scade il 30 settembre) perché il resto è silenzio. Esattamente come quello che avvolge le auto elettriche sempre più difficili da vendere. Comprare e pagare è una cosa. Pagare per far comprare tutt’altra. E questo spiega le difficoltà della transizione energetica.Il programma si chiama pomposamente «Casi-No Incentivi Statali», e già dal nome si capisce che l’ironia non è casuale: in pratica, Byd mette sul piatto un piano di incentivi fino a 10.000 euro per chi rottama un veicolo Euro 5 o precedente e passa a un modello del brand. E sì, vale sia per le elettriche che per l’ibrido plug in che comunque ha bisogno della ricarica.La mossa, spiegano in azienda, punta a semplificare la vita dei clienti: niente burocrazia, niente prenotazioni, niente limiti di reddito o di residenza. Insomma, se volete un’auto nuova e risparmiare fino a 10.000 euro, basta dire «Byd» e siete già a metà strada verso il bonus. Un programma che promette di rendere la rottamazione quasi divertente, un po’ come liberarsi di vecchi fidanzati senza appuntamenti imbarazzanti.Peccato però che dietro le facili sorrisi e le campagne pubblicitarie in pieno stile Byd, il gigante elettrico stia iniziando a mostrare qualche cedimento. Ad agosto, le vendite in Cina hanno segnato un +0,1% su base annua, praticamente ferme. Escludendo l’export, il calo arriva addirittura al 15%. E pensare che l’obiettivo era di piazzare 5,5 milioni di veicoli nel 2025: nei primi sette mesi dell’anno ne sono stati venduti solo 2,49 milioni, appena il 45% del target annuale. I prossimi quattro mesi sono da incubo, perché Byd dovrebbe consegnare oltre 2,6 milioni di auto, dopo averne immatricolate poco meno di 2,9 milioni negli otto mesi precedenti. Se non vi sembra una corsa contro il tempo, provate a dirlo a Wang Chuanfu, l’amministratore delegato che forse inizia a rimpiangere i bei tempi in cui bastava abbassare un po’ i prezzi per avere la fila dei clienti in concessionaria.E i prezzi? Ah, i prezzi. Byd ha fatto della guerra commerciale la sua arma segreta, ma Pechino ha deciso che basta, e ora mette pressioni regolatorie per smorzare la competizione tra i diversi produttori. Oramai troppi considerando che anche Xiaomi ha deciso di fare il salto passando dai telefonini alle quattro ruote. Che cosa c’è in comune? La batteria ricaricabile. Tanti i competitor emergenti che non stanno sicuramente a guardare: Leapmotor, la start up di Stellantis che possiede il 21% della società, cresce come un fungo e non è più il partner silenzioso della transizione elettrica. Geely registra +38%, Xpeng 37.709 unità ad agosto, Xiaomi, al debutto, oltre 30.000 veicoli mensili. La fascia media del mercato è diventata un ring affollato di modelli accattivanti a prezzi simili a quelli di BydE non è solo un problema di immatricolazioni. Sono gli utili che stanno scomparendo. I risultati finanziari del secondo trimestre parlano chiaro: fatturato di Byd in aumento del +14% a 24,4 miliardi di euro, ma il margine di guadagno è crollato del -42%, riducendosi al 3,3% (805 milioni di euro) del giro d’affari. Numeri inferiori alle aspettative, penalizzati dalla guerra dei prezzi e dalla saturazione del mercato interno. Per fare un paragone, le tedesche Bmw, Mercedes e Volkswagen ricavano circa il 40% dei profitti dalla Cina, mentre Byd realizza l’80% delle vendite in patria: dipendenza totale da un mercato che improvvisamente diventa più competitivo e meno generoso.In pratica, Byd corre, ma corre con i freni tirati. Il maxi bonus da 10.000 euro diventa quindi un mix di incentivo e disperazione strategica: si cerca di convincere il cliente a venire in concessionaria con un maxi regalo, mentre i rivali avanzano con Suv e berline tecnologiche, design accattivante e campagne di marketing aggressive.E allora, che dire? Se la sostenibilità è la meta, la corsa al bonus è la tappa obbligata. In assenza è difficile spingere all’acquisto. Byd promette accesso immediato, zero burocrazia e risparmio concreto, ma dietro c’è una realtà più cruda: un gigante in affanno, inseguito da start up agguerrite e costretto a inventarsi nomi come «Casi-No Incentivi Statali» per attirare l’attenzione e la clientela. Alla fine, se la guerra dei prezzi e la concorrenza continueranno a mordere, quei 10.000 euro rischiano di diventare l’unica cosa davvero «verde» che Byd riuscirà a salvare.E mentre Wang Chuanfu sorseggia il tè nella sua Shenzhen Tower, possiamo immaginare il sorriso ironico degli automobilisti: «Grazie per il bonus ma l’auto elettrica proprio non ci interessa».
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)