2023-11-04
L’Austria vuole chiudere i confini
Patto con l’Inghilterra per sviluppare azioni comuni contro l’emergenza migranti. Vienna punta a copiare Londra sul piano Ruanda per bloccare i flussi in Africa.Il ministro degli Interni austriaco, Gerhard Karner, ha annunciato ieri che il suo governo intende adottare un piano simile a quello britannico in tema di immigrazione. Il modello inglese prevede, in cambio di 140 milioni di sterline all’anno, il trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda e la gestione delle richieste direttamente in loco. «Continueremo a fare uno sforzo coerente perché la Commissione europea porti avanti e autorizzi tali procedure fuori dall’Europa», ha dichiarato proprio dopo la firma di alcuni accordi bilaterali «sulle migrazioni e la sicurezza» con la controparte inglese, Suella Braverman. Un messaggio chiaro rivolto anche a Ursula von der Leyen in vista delle prossime elezioni europee. Il Partito popolare austriaco, azionista di maggioranza della coalizione di governo, fa infatti parte del Ppe, lo stesso gruppo del presidente della Commissione.Già in passato il cancelliere Karl Nehammer aveva paventato la possibilità di trasferire la gestione delle richieste di asilo in un Paese al di fuori dei confini europei. In questo modo, aveva dichiarato il capo dell’esecutivo austriaco, i respinti non potranno più «nascondersi nell’Unione Europa» o presentare «contemporaneamente richieste di asilo in diversi Paesi europei». Ora, a un anno dalle prossime elezioni nazionali, il progetto è stato annunciato ufficialmente, proprio in seguito alla firma, con il Regno Unito, di alcuni accordi sulle migrazioni e la sicurezza. «La Gran Bretagna ha molta esperienza sul fronte di una futura gestione delle richieste di asilo fuori dall’Europa», ha affermato anche Karner. «È stato un tema importante del mio incontro con la ministra degli Interni (Suella Braverman, ndr) a Vienna, perché l’Austria può trarre beneficio da questa esperienza». Il piano inglese, tuttavia, al momento è fermo ai box, in attesa che la Corte suprema britannica si esprima a riguardo. Quest’ultima sta infatti esaminando il caso dopo che la Corte d’Appello, lo scorso giugno, lo ha ritenuto in violazione di accordi internazionali come la Convenzione sui rifugiati e la Carta europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Il ministero degli Interni ha fatto quindi appello contro tale sentenza. Qualora la Corte desse il via libera, il primo volo verso il Ruanda dovrebbe scattare a febbraio; in caso invece di esito negativo, Rishi Sunak potrebbe cedere alle pressioni di molti suoi compagni di partito e revocare l’adesione del Regno Unito alla Cedu, invogliando magari altri Paesi a fare altrettanto. Quest’ultima - ricordiamolo - non ha nulla a che fare con l’Unione europea (di cui l’Uk non è più membro), ma è un’emanazione del Consiglio d’Europa, un’organizzazione di molto antecedente e che al suo interno conta numerosi Stati extra Ue.Il piano austriaco, però, prevede una differenza sostanziale rispetto a quello britannico. Nel caso in cui una richiesta d’asilo venisse approvata nel Paese terzo, infatti, Vienna si impegnerebbe ad accogliere il richiedente all’interno dei propri confini. Al contrario, nel modello inglese anche coloro ai quali viene accordata la richiesta sono tenuti a rimanere in Ruanda, un Paese di circa 13 milioni di persone di cui la metà in condizioni di povertà. Anche la Danimarca, per altro, l’anno scorso aveva manifestato la volontà di adottare un piano simile, e sempre con il Ruanda. Risulta quindi abbastanza evidente che, nonostante le chiare finalità di un progetto come questo - sia a livello di deterrenza sia a livello di gestione del fenomeno migratorio -, tale modello non può considerarsi risolutorio. Questo genere di soluzioni va necessariamente accompagnato a un piano di sviluppo del continente africano, cioè quello che il premier Giorgia Meloni sostiene da tempo e che ha rinominato Piano Mattei. Vediamo se l’avvicinarsi delle elezioni sveglierà qualcuno anche in Europa.
Giancarlo Giorgetti (imagoeconomica)