2022-10-30
Attacco alle navi, accordo sul grano sospeso
La fregata missilistica Admiral Makarov colpita nella baia di Sebastopoli in Crimea (Ansa)
L’Ucraina ha annunciato di aver colpito quattro unità russe a Sebastopoli. Per Mosca dietro al blitz e ai sabotaggi del Nord Stream c’è Londra e per ritorsione esce dall’intesa sull’export del cibo. La stampa inglese: Vladimir Putin spiava il cellulare dell’ex premier Liz Truss.Le guerra presenta il conto a Kiev. Ma a pagare sarà soltanto l’Europa. L’economia sprofonda: -32%. E dopo le bollette, ci tocca pure il salasso-ricostruzione.Lo speciale contiene due articoli.In attesa del generale inverno, la guerra in Ucraina, entrata nel suo ottavo mese, non accenna a fermarsi. Anzi, nella giornata di ieri c’è stata una nuova accelerazione e stavolta è accaduto via mare.Quattro navi da guerra della flotta del Mar Nero della Federazione russa, tra cui una fregata e una nave d’assalto anfibia, sarebbero esplose nella baia di Sebastopoli (Crimea). Lo ha affermato su Telegram il consigliere presidenziale ucraino Anton Gerashchenko, aggiungendo che «secondo dati non confermati, tra le navi danneggiate c’è il vettore di missili da crociera Kalibr Admiral Makarov». Successivamente, l’agenzia stampa ucraina Unian ha pubblicato un video nel quale si vede una potente esplosione nell’area dell’ormeggio della nave. Le autorità russe hanno negato che le navi siano state danneggiate e hanno dichiarato «di aver distrutto i droni ucraini» ma hanno completamente bloccato l’ingresso alla baia di Sebastopoli, segno che qualcosa di grave è accaduto.Il governatore filorusso Mikhail Razvozzhayev ha dichiarato alla Tass che l’attacco di ieri a Sebastopoli da parte delle forze amate dell’Ucraina «è stato il più massiccio dall’inizio dell’operazione militare speciale. Il nemico ha cercato di colpire le infrastrutture militari della flotta del Mar Nero. Tutti i veicoli aerei senza pilota sono stati individuati e distrutti in anticipo». Poi, nel tardo pomeriggio, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che l’attacco «è stato preparato con l’aiuto di specialisti militari britannici». Puntuale la replica del ministero della Difesa britannico che su Twitter ha smentito qualsiasi coinvolgimento nell’attacco in Crimea e nei sabotaggi al gasdotto Nord Stream: «Per sminuire la loro disastrosa gestione dell’invasione illegale dell’Ucraina, il ministero della Difesa russo sta ricorrendo a false affermazioni di portata epica. Questa storia inventata dice di più sulle frizioni all’interno del governo russo piuttosto che sull’Occidente».Secondo l’esperto di questioni navali H. I. Sutton «è ormai al di là di ogni ragionevole dubbio che il tipo di droni navali usati dall’Ucraina per attaccare la marina russa a Sebastopoli è lo stesso di quello già trovato nei pressi della base di Sebastopoli alcune settimane fa».Clamorosa, invece, è la notizia rivelata dai giornalisti Glen Owen e Dan Hodges di The Mail on Sunday: il telefono personale dell’ex primo ministro Liz Truss - inclusi i messaggi privati che ha scambiato con il cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng - è stato violato da agenti sospettati di lavorare per il presidente Vladimir Putin e si ritiene che le spie russe abbiano avuto accesso ai dettagli top secret dei negoziati con i principali alleati internazionali, nonché ai messaggi che criticavano l’allora primo ministro Boris Johnson.Dopo l’attacco di Sebastopoli è arrivata la ritorsione di Mosca attraverso il ministero della Difesa che ha annunciato di aver sospeso la sua partecipazione al grain deal, l’accordo sotto egida Onu per l’export del grano dall’Ucraina: «A causa dell’atto terroristico compiuto dal regime di Kiev il 29 ottobre, con la partecipazione di specialisti britannici, contro navi della flotta del Mar Nero e navi civili impegnate a garantire la sicurezza del corridoio del grano, la parte russa sospende la partecipazione all’attuazione di accordi sull’esportazione di prodotti agricoli dai porti ucraini», si legge nella nota. Per tornare al campo di battaglia, Vladimir Rogov presidente del movimento Insieme con la Russia ha dichiarato che «le truppe russe hanno sventato un tentativo dei militari ucraini di sbarcare sulla riva sinistra del fiume Dnepr, vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e gli ucraini hanno sofferto perdite e si sono ritirati». Mentre Serghei Gaidai, capo dell’amministrazione militare della regione di Lugansk, ha dichiarato che gli ucraini hanno sotto il loro controllo l’autostrada che collega le città di Svatove e Kreminna, una strategica arteria nella regione di Lugansk che viene bombardata di continuo in modo che non venga utilizzata. Come noto, nelle ultime settimane le forze armate ucraine hanno iniziato a spingersi verso Est in direzione di Lugansk, la regione ucraina che è stata quasi totalmente occupata dai russi. Ora, se venisse confermato il controllo dell’autostrada, vorrebbe dire che la Russia non può più accedere alla regione di Lugansk da nord.Ieri ha parlato il capo dell’intelligence ucraina Kyrylo Budanov che ha affermato in un’intervista a The Drive, ripresa dai media ucraini, che «le migliori unità russe sono attualmente a Kherson: in gran parte sono truppe aviotrasportate, forze speciali russe e marines. La Russia ha circa 40.000 soldati sulla riva destra del fiume Dnipro, dove si trova la capitale regionale occupata di Kherson e l’operazione militare per liberare la città durerà fino alla fine di novembre». A proposito di soldati russi, secondo quanto riferito dal ministro della Difesa, 82.000 riservisti sono stati già inviati nella zona di conflitto in Ucraina, mentre altri 218.000 sono impegnati nell’addestramento.Infine, sta succedendo qualcosa tra Kiev e Teheran visto che, secondo quanto affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, che ha parlato con il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba, «l’Iran è disposto ad avviare colloqui bilaterali tecnici con l’Ucraina per discutere, e risolvere, l’uso, da parte della Russia, dei droni prodotti in Iran nel conflitto».Fino a ieri l’Iran aveva sempre negato di aver venduto alla Russia i droni usati in guerra. Presto sapremo se i 2.400 droni iraniani ordinati da Mosca, come sostengono alcune agenzie di intelligence, arriveranno a destinazione oppure no.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/attacco-navi-accordo-grano-sospeso-2658569082.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-guerra-presenta-il-conto-a-kiev-ma-a-pagare-sara-soltanto-leuropa" data-post-id="2658569082" data-published-at="1667089249" data-use-pagination="False"> Le guerra presenta il conto a Kiev. Ma a pagare sarà soltanto l’Europa Non saranno solo i cadaveri, i feriti e la disperazione dei civili in fuga a compromettere il futuro dell’Ucraina. Purtroppo, come in ogni guerra, si dovranno fare i conti con una crisi economica che rischia di trascinare verso il baratro il Paese e, con esso, l’intera Europa. La banca centrale Ucraina ha stimato i danni che il conflitto produrrà, concludendo che l’economia Ucraina si ridurrà di quasi il 32% nel 2022, la disoccupazione sfiorerà il 30% mentre l’inflazione accelererà al 25%. Un calcolo scoraggiante che parte dalla flessione economica di quest’anno, determinata da una serie di fattori concomitanti: il calo della domanda interna, l’interruzione della logistica e l’aumento del tasso di inflazione. Ci sono stime che riguardano anche l’immediato futuro: qualora la domanda dovesse riprendersi, segnala l’istituto centrale, il Pil crescerà di circa il 4-5% all’anno nel 2023-2024. Per questo motivo la politica monetaria resterà accomodante fino alla fine del 2024: in poche parole, il peso del collasso economico andrà a ricadere, e non potrebbe essere altrimenti, su tutta l’Europa. Dunque aspettiamoci di pagare, oltre al prezzo «immediato» della guerra, che si traduce nelle bollette ormai schizzate alle stelle e nel costo del cibo e dei beni di prima necessità ormai salito a livelli insostenibili, anche quello della fine delle ostilità. Sulle nostre spalle graverà il peso della ricostruzione, visto che sarà l’Occidente a finanziarla: piloni sbriciolati, ponti distrutti, stazioni spianate, fabbriche devastate necessiteranno di operazioni costose per tornare a stare in piedi. Durante la «conferenza per la ripresa dell’Ucraina» che si è svolta a Lugano la scorsa estate, alla presenza di governi e di circa 600 organizzazioni internazionali, Volodymyr Zelensky aveva già presentato il conto: 750 miliardi di dollari per realizzare nel decennio 2023-2032 circa 850 progetti. Sul come reperire questi soldi, però, non sono emerse idee chiare. Si parla di donazioni, eurobond e perfino di utilizzare i 300 miliardi di beni congelati a governo, aziende e cittadini russi. Nonostante alcuni Paesi stiano cercando di fare delle leggi ad hoc, difficilmente i tribunali consentiranno una tale confisca. Peraltro, nella «spartizione» per la ricostruzione, all’Italia (insieme alla Polonia) è toccato il Donetsk, già in buona parte in mano ai filorussi dal 2014 e adesso quasi interamente occupato da Mosca. Sarebbe abbastanza paradossale che la Russia acconsentisse a una intromissione del genere. Ovviamente, gli altri Paesi si sono già «accaparrati» ciò che fa più gola. Usa e Turchia si occuperanno di Kharkiv, il Regno Unito di Kiev, la Francia di Odessa, il Canada di Sumy, la Grecia di Mariupol, la Germania di Chernihiv. Insomma, la speranza è che la guerra finisca presto ma la sofferenza anche economica del suo essersi protratta troppo a lungo, senza seri tentativi di mediazione, proseguirà. L’anno scorso, il Pil ucraino aveva toccato il record di 200 miliardi di dollari. Dopo sei mesi di invasione, si era già dimezzato. Ora, arrivano queste nuove previsioni. Alla Kyiv School of economics, tra l’altro, calcolano che ogni settimana di guerra in più porti danni per altri 4,5 miliardi di dollari. Altri economisti valutano danni per 100-200 miliardi di dollari, solo per ponti ed edifici. Tra l’altro, secondo l’Ocse, le esperienze di Iraq, Bosnia, Afghanistan, insegnano che sono necessarie decine di anni perché un paese torni al Pil anteguerra. Nessuno dei calcoli consente un pur cauto ottimismo.
Volodymyr Zelensky (Getty Images)
Chiara Appendino (Imagoeconomica)