Inconsapevolmente, i furboni che si vantano di non aver votato hanno spianato la strada a Pd e Avs. Ai quali non importa se la partecipazione è ai minimi. Anzi, proprio grazie alle urne vuote, pur prendendo meno voti aumentano le loro percentuali.
Inconsapevolmente, i furboni che si vantano di non aver votato hanno spianato la strada a Pd e Avs. Ai quali non importa se la partecipazione è ai minimi. Anzi, proprio grazie alle urne vuote, pur prendendo meno voti aumentano le loro percentuali.Le elezioni? Non è andata male, certo, ma non è nemmeno andata bene. Può anche essere considerata un’occasione persa ed è un peccato. Un grazie commosso a tutti quelli che non hanno votato. È ironico. Meglio chiarire, non si sa mai, non tutti capiscono l’ironia. È grazie a voi che la vincitrice assoluta delle votazioni nazionali ed europee è Ilaria Salis. Grazie a voi una persona che ha commesso reati e che è convinta che quei reati siano parte di una lotta politica etica avrà l’impunità assoluta e uno stipendio favoloso pagato dai contribuenti, tutti, anche quelli che non hanno votato. La politica italiana raggiunge oggi uno dei punti più bassi della sua storia. Ancora di più che per coloro che hanno votato questo partito che ci ha insegnato il diritto all’eleganza e il diritto al reato, il mio ringraziamento va a tutti i puri che rifiutandosi di diluire i voti dei fedelissimi compagni con i loro, per non macchiare la immacolata purezza della loro anima, hanno permesso questa elezione. Bastava guardare i dati dell’affluenza: già da sabato sapevamo che l’affluenza era in testa nelle regioni rosse. I compagni mugugnano, ma vanno a votare, soprattutto ora che c’è il governo Meloni. L’odio contro Giorgia Meloni è diventato demonizzazione, paragonabile solo a quello che aveva demonizzato Berlusconi, che infatti fu malamente aggredito da un uomo che gli spaccò la mandibola e fu considerato un eroe nazionale. Quando un leader è demonizzato da attorucoli, cosiddetti giornalisti, vaccinati cantanti falso trasgressivi, eterni cortei e okkupazioni di studenti anche questi ricchi di vaccinazioni e amore per il lockdown, visto che all’epoca non hanno occupato niente, il rischio di un attentato diventa reale, soprattutto in una nazione che manda a Bruxelles la Salis. Anche per questo era importante questo voto. Grazie a tutti quelli che non hanno votato per la seconda strepitosa vittoria, Speranza: solo con una vittoria ben più netta dell’unico partito che non ha firmato il lockdown la commissione di inchiesta poteva avere qualche possibilità. Terza vittoria sfolgorante, la signora Elena Schlein, che con il suo incredibile 25% chiarisce che sono vincenti le battaglie peggiori del Pd, persecuzione dei medici obiettori negli ospedali, più gender nelle scuole, nella televisione, nelle case, più islam e più immigrati ovunque. Quando ho bisogno di un ginecologo, chiedo se è obiettore. In primo luogo, preferirei morire nel caso di emorragia o cancro che essere curata da uno che smembra corpicini; in secondo luogo da un punto di vista tecnico, come è ovvio che sia, chi fa questo lavoro, smembrare i corpicini, perde il concetto che la sacralità della vita sia un dato oggettivo e non soggettivo, come testimoniano i medici ex abortisti. Vi chiederanno se amate i pride e se sapete che Wladimiro Guadagno, in arte (quale arte?) Vladimir Luxuria, è in realtà una donna, e se la risposta non sarà affermativa manderanno i servizi sociali a levarvi i figli? A Bibbiano è già successo. Vi sospenderanno dall’insegnamento e da qualsiasi lavoro statale a meno di non accettare corsi di rieducazione di tipo più cinese che sovietico? In altre nazioni è normale. Se vi rivolgerete a un maschio che ha deciso di dichiarare che si sente fanciulla non con il pronome femminile, potrete essere fisicamente arrestati, come già succede in altre nazioni. Il Ramadan diventerà obbligatorio nelle classi, anche se non ufficialmente. In questo momento sui social è tutto uno squittio di fierezza per non aver votato. Nessuno può essere così platealmente scemo da pensare che, vista l’astensione, le élite che ci stanno massacrando si vergogneranno così tanto per la perdita del consenso da dissolversi come un fiocchetto di neve al sole. Dove è la fierezza di essersi castrati da soli l’ultimo straccio di diritto che avevamo? I narcisi non tollerano la sconfitta, quindi non sono in grado di battersi. Il loro concetto di vittoria è un cavaliere scintillante che arriva su un cavallo obbligatoriamente bianco. La vittoria è un soldatino pieno di fango e sangue che striscia verso i reticolati sotto il fuoco delle mitragliatrici, avanzando una spanna alla volta. Quando arriva Caporetto e il soldatino perde chilometri e chilometri, non si ferma, non si arrende e cerca di capire dove ha sbagliato e ricomincia una spanna alla volta. Il narciso non tollera: non tollera la fatica, non ha l’umiltà per la sconfitta che prima o poi arriva quando ti batti. Il più scemo della comitiva è andato al seggio, ha scritto una lunghissima e delirante spiegazione sul disprezzo che nutre per la politica, l’ha fotografata e la mostra con orgoglio. Pensa che la leggeranno a Bruxelles? Ora l’astensionista fa parte del partito vincitore, più del 50% dei voti. Quando ci imporranno di spendere decine di migliaia di euro in case incappottate e focose macchine elettriche, quando il gender sarà obbligatorio e l’islam pure, lui potrà guardarci con sprezzo e ci spiegherà che lui non ha votato, non è colpa sua, sarebbe bastato non andare a votare e tutto il male del mondo in generale e quello dell’Italia in particolare si sarebbe dissolto. Informazione tecnica: anche con l’1% dei voti, le elezioni sono valide, se l’astensione continua ad aumentare, non aspettano altro, leveranno le elezioni per mettere governi tecnici. Al soldatino che combatte nel fango hanno sparato alle spalle.
Lunghe code per il rifornimento di carburante a Bamako (Ansa)
I miliziani circondano la capitale. Per gli 007 francesi, puntano a istituire il primo califfato africano. Gruppo Wagner pronto alla fuga. Giustiziata in piazza una tiktoker.
Il Mali potrebbe essere la prima nazione africana a finire nelle mani dei jihadisti. Il gruppo affiliato ad al Qaeda Jama’at Nusrat al-Islam al-Muslimin (Jnim) da settimane ha intrappolato la capitale Bamako in una morsa, bloccando l’arrivo di carburante e generi di prima necessità. Le colonne di camion che riforniscono la capitale maliana vengono continuamente attaccate e date alle fiamme, nonostante che le FaMa ( Forze armate maliane) scortino i convogli nel tentativo di forzare il blocco, assistiti dagli uomini dell’ex Wagner Group, oggi Afrika Corps, che non sono riusciti ad arginare l’avanzata dei jihadisti.
Angelo Morbelli, la Stazione Centrale di Milano (1887)
Dalle prime strade ferrate alle sfide future: al Vittoriano e a Palazzo Venezia Gruppo Fs e VIVE hanno presentato la mostra «Le ferrovie d’Italia (1861-2025). dall’Unità nazionale alle sfide del futuro». Dal 7 novembre 2025 all'11 gennaio 2026.
L'articolo contiene un video e una gallery fotografica.
Un viaggio lungo oltre un secolo, tra binari e trasformazioni sociali, innovazioni tecnologiche e grandi sfide del Paese: è questo il racconto al centro della mostra Le ferrovie d’Italia (1861-2025). Dall’unità nazionale alle sfide del futuro, promossa e organizzata da VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia e dal Gruppo FS Italiane, nella Sala Zanardelli del Vittoriano e nel Giardino grande di Palazzo Venezia.
La mostra, aperta da domani, venerdì 7 novembre, al prossimo 11 gennaio, è stata presentata oggi dalla sua curatrice Edith Gabrielli, Direttrice Generale del VIVE, e da Tommaso Tanzilli, Presidente del Gruppo FS.
“Ma più di ogni altra riforma amministrativa, la realizzazione delle ferrovie contribuirà a consolidare la conquista dell’indipendenza nazionale”: con queste parole Camillo Benso, conte di Cavour, già negli anni Quaranta dell’Ottocento individuò il ruolo delle ferrovie nel percorso del Risorgimento e nella costruzione dell’Italia moderna, una nazione giovane, unita e libera.
La storia dell’unità nazionale e la storia delle ferrovie risultano pressoché inseparabili: i binari hanno reso concreta la geografia politica italiana, collegando territori divisi da secoli, favorito scambi economici e culturali, ridotto distanze, creato opportunità di lavoro e di mobilità sociale. I treni e le stazioni hanno anche contribuito a plasmare una nuova identità collettiva, fatta di viaggi, incontri, pendolarismi, emigrazioni, ritorni. In questo processo ormai ultrasecolare, le ferrovie sono state fonte d’ispirazione per letterati e artisti, diventando metafora potente della modernità, della velocità e del progresso, talvolta anche delle loro innegabili contraddizioni.
Il Vittoriano, concepito nel 1878, all’indomani della scomparsa di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, e cuore simbolico della Nazione, costituisce il luogo ideale per accogliere la visione di Cavour e tradurla in un racconto espositivo. Gestito dal VIVE - Vittoriano e Palazzo Venezia, istituto autonomo del Ministero della Cultura, il Vittoriano è luogo di arte, di memoria e insieme uno spazio vivo, dove riflettere sul processo risorgimentale e sui valori fondativi della nazione: libertà della patria e unità dei cittadini, ora in un contesto democratico ed europeo.
L’iniziativa si inserisce nelle celebrazioni per i 120 anni dalla fondazione delle Ferrovie dello Stato, avvenuta nel 1905. Da allora, le FS hanno accompagnato ogni fase cruciale della storia italiana, dalla ricostruzione postbellica al boom economico, fino all’Alta Velocità e alla transizione digitale di oggi.
Il Gruppo FS è una realtà industriale che oggi conta oltre 96.000 dipendenti, opera nei settori del trasporto ferroviario, stradale, della logistica, delle infrastrutture, della rigenerazione urbana e dei servizi tecnologici. Porta avanti una fase di profonda trasformazione con un investimento previsto superiore a 100 miliardi di euro in cinque anni, finalizzato a rafforzare la resilienza delle infrastrutture ferroviarie e stradali, migliorare la qualità del servizio, completare opere strategiche e promuovere una mobilità sempre più sostenibile e intermodale.
La storia delle ferrovie italiane si articola in quattro sezioni cronologiche, una sezione immersiva e infine una sezione didattico-dimostrativa. La prima sezione, dal 1861 al 1904, racconta la difficile trasformazione delle prime reti regionali in un sistema effettivamente nazionale. La seconda sezione, dal 1905 al 1944, affronta l’età della gestione statale, con la fondazione di FS, delle innovazioni tecniche, dell’uso politico e militare della ferrovia, fino al regime fascista e alla Seconda guerra mondiale. La terza sezione, dal 1945 al 1984, vede al centro la ricostruzione postbellica, il boom economico e il ruolo dei treni nelle grandi migrazioni interne e nel pendolarismo quotidiano. La quarta sezione, dal 1985 a oggi, verte sull’Alta Velocità, la digitalizzazione e le sfide della sostenibilità, aprendo uno sguardo al futuro. La sezione immersiva, posta sempre nella Sala Zanardelli, consente attraverso la più avanzata tecnologia digitale di fruire del racconto anche in termini emotivi e multisensoriali. La sezione didattico-dimostrativa si trova nel Giardino grande di Palazzo Venezia: due monumentali riproduzioni in scala permettono di apprezzare le qualità estetiche del Settebello e dell’Arlecchino, icone del design italiano del dopoguerra.
La mostra, che parte da un impianto storico rigoroso, affronta il tema con un accentuato carattere interdisciplinare. Quattro in ogni sezione gli assi principali di lettura, che si concretizzano in altrettanti pannelli informativi. Questi assi mettono in luce l’impatto delle ferrovie e, insieme, la loro capacità di trasformazione. Oltre che mezzo di trasporto, il treno era ed è un dispositivo capace di mutare la percezione del tempo, ridefinire il concetto di distanza e ispirare nuove visioni del lavoro, dell’identità e della comunità.
Il primo asse di lettura verte sulla storia delle ferrovie in Italia, dello sviluppo della rete e dei mezzi, delle competenze tecniche e ingegneristiche, delle scelte organizzative e gestionali. Lo sguardo si muove dalla prima rete nazionale all’introduzione dell’Alta Velocità fino ai cantieri attuali finanziati con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il secondo asse di lettura ha a che fare con l’identità, le istituzioni, la politica e l’economia, indagando le motivazioni, le strategie e gli effetti delle scelte attuate in relazione alle ferrovie in questi ambiti. L’infrastruttura ne emerge come strumento di unificazione, di modernizzazione e di governo del territorio, oltre che come fattore decisivo nello sviluppo produttivo ma anche misura delle contraddizioni del Paese, a cominciare dalla divaricazione tra campagna e città e tra Nord e Sud.
Il terzo asse di lettura affronta il tema in rapporto alla sfera sociale e antropologica, restituendo l’impatto delle ferrovie sulla vita quotidiana, sul lavoro e sul costume, la nascita di nuove professioni e la trasformazione dei ritmi e delle percezioni collettive: dall’apparizione di una nuova figura come quella del ferroviere fino al recente mutamento del concetto di distanza e all’avvento del pendolarismo di lungo raggio con l’introduzione dell’Alta Velocità.
Il quarto e ultimo asse della mostra indaga l’interpretazione delle ferrovie nelle arti, nella pittura, nella fotografia, nel cinema, nella poesia e nella letteratura. Gli artisti, prima e meglio di altri, hanno saputo cogliere la complessità del fenomeno, restituendone tanto la forza innovatrice quanto le ombre, le alienazioni e le contraddizioni: nelle loro opere il treno diventa simbolo della modernità e specchio delle sue ambivalenze, immagine di progresso e di perdita, di velocità e di lontananza, talvolta luogo di sperimentazione creativa o addirittura metafora esistenziale.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, con approfondimento e un completo apparato illustrativo di tutte le opere in mostra, e con testi a cura di Edith Gabrielli (Direttrice VIVE e curatrice della Mostra) e del Comitato scientifico formato dal prof. Francesco Benigno (Scuola Normale Superiore, Pisa), dal prof. Lorenzo Canova (Università degli Studi del Molise), dal prof. Andrea Giuntini (già Università degli Studi di Modena e Reggio) e dal prof. Stefano Maggi (Università degli Studi di Siena).
Per tutta la durata dell’esposizione il team didattico del VIVE propone un ricco programma di attività rivolte a bambini, famiglie, utenti con esigenze specifiche, scuole di ogni ordine e grado.
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Valeriy Zaluzhny (Ansa)
Gli investigatori tedeschi: dietro il raid su Nord Stream c’è Zaluzhny, già capo dell’esercito, ora ambasciatore in Uk. Il presunto sabotatore detenuto in Italia proclama lo sciopero della fame: «Violati i miei dritti umani».
Era il segreto di Pulcinella. Adesso lo ha svelato il Wall Street Journal, citando fonti della polizia e della Procura tedesche: a guidare l’attacco ai gasdotti Nord Stream nel Baltico, il 26 settembre 2022, sarebbe stato l’allora capo delle forze armate ucraine, il generale Valeriy Zaluzhny, oggi ambasciatore nel Regno Unito. Gli investigatori hanno indagato sulle società di noleggio delle barche coinvolte nel blitz, su telefoni e targhe, arrivando a emettere mandati d’arresto per tre soldati di un’unità speciale di Kiev e per quattro sommozzatori veterani.
Cristiano d'Arena (foto da Facebook)
È Cristiano D’Arena l’ultimo nome finito nell’inchiesta di Brescia: avrebbe venduto a Venditti e Mazza vetture a prezzi bassi in cambio di accordi per favorire un’altra sua società monopolista nel settore delle intercettazioni.
Il supporto tecnico per le intercettazioni, le auto in leasing per la Procura e il ristorante che era diventato il punto di ritrovo della «Squadretta» di investigatori che lavoravano a stretto contatto con l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, e con il sostituto Paolo Pietro Mazza (ora in servizio a Milano). Nell’inchiesta bresciana sulla presunta corruzione dei due magistrati ricorrono i nomi delle società del gruppo imprenditoriale riconducibile a Cristiano D’Arena, titolare della Esitel, monopolista, per molti anni, delle intercettazioni per la Procura di Pavia (comprese quelle del fascicolo del 2017 su Andrea Sempio per il delitto di Garlasco), alla guida della Cr Service che aveva fornito le vetture per le indagini e ospitale gestore del ristorante.













