2024-10-29
Assemblea senza Caltagirone e Delfin. Ripartono le tensioni su Mediobanca
All’assise ha partecipato il 48,75% del capitale: approvati bilancio, dividendo e politica di remunerazione. Assenti i due azionisti, probabilmente per le frizioni con l’istituto in vista del rinnovo del cda di Generali.L’assemblea di Mediobanca ieri ha approvato a maggioranza bulgara tutti i punti all’ordine del giorno: dal bilancio col sì del 99,92% del capitale presente, al dividendo (99,9%) alla politica di remunerazione (97,11%). La partecipazione all’appuntamento del 28 ottobre, che si è tenuto a porte chiuse, è stata del 48,75% del capitale con una presenza record del mercato ovvero degli investitori istituzionali.Però sono mancati all’appello due grandi soci: Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio presieduta da Francesco Milleri, che ha depositato il suo attuale 19,81% ma per la prima volta da quando è presente nel capitale di Mediobanca non ha partecipato all’assise, e Francesco Gaetano Caltagirone che non ha nemmeno depositato il suo 7,66% come già accaduto il 28 ottobre del 2022. Nessuna motivazione ufficiale per la doppia diserzione che, comunque, può essere riconducibile alle frizioni tra i due azionisti e i vertici di piazzetta Cuccia con un occhio all’imminente partita per il rinnovo del consiglio di amministrazione delle Generali fissato per l’inizio di maggio del 2025.In quell’occasione l’amministratore delegato del Leone, Philippe Donnet, cercherà il rinnovo nonostante l’opposizione dei due grandi azionisti ma forte, però, dell’appoggio del management di Mediobanca (azionista della compagnia triestina con circa il 13%) e anche di parte degli investitori istituzionali. Sullo sfondo, ci sono le regole del gioco stabilite dal diritto societario: con la nuova legge Capitali, il cda uscente non può più presentare la lista dei manager, auto perpetuandosi praticamente in eterno, se ci sono dei grandi soci nel capitale. Tuttavia, in sede di revisione del Testo unico della finanza, potrebbe esserci un nuovo intervento del legislatore sulla governance dei grandi gruppi, che avverrebbe entro l’assemblea di Trieste.Lo scorso 27 marzo è entrata in vigore la cosiddetta legge Capitali. Il percorso da compiere, però, non sarà breve. Approvato il disegno di legge, Mef e Parlamento sono poi delegati a provvedere, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del dl, ai decreti attuativi e anche alla modifica del Testo unico della finanza (Tuf) del 1998. L’ultima parola, a quel punto, spetterà al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La legge non può tornare in Aula. Ma se dal Quirinale verranno mossi dei rilievi, è prassi consolidata che vengano recepiti. Non è detto che Mattarella ne faccia, sia chiaro. Ma da qui a marzo 2025 al Colle potrebbe arrivare l’eco di altre voci dal mercato e dai fondi stranieri che tengono alta l’attenzione.Torniamo all’assemblea di Mediobanca di ieri. L’anno scorso - quando, però, sul tavolo c’era anche il rinnovo del cda - la quota dei presenti all’assemblea si attestò al 76,81% ma, senza contare Caltagirone e la holding dei Del Vecchio, si sarebbe fermata al 47,09%. Gli altri azionisti rilevanti di Mediobanca, ricordiamolo, sono Blackrock con una quota pressoché invariata del 4,23% (era al 4,15%) e Mediolanum, leggermente salita al 3,49% (dal 3,43%).Ieri sono stati approvati a larga maggioranza dei presenti di tutti i punti all’ordine del giorno: oltre il 99% di sì per utile, cedola e buyback, anche sulla politica di remunerazione disco verde da oltre il 97,1% dei votanti. Del resto, già la scorsa settimana i proxy advisor Iss e Glass Lewis avevano dato parere favorevole su tutte le voci all’ordine del giorno. Via libera, quindi, al bilancio e alla distribuzione di un dividendo lordo unitario pari a 1,07 euro per azione (di cui 0,51 euro erogato a titolo di acconto nel maggio scorso, mentre il saldo di 0,56 euro verrà messo in pagamento il 20 novembre prossimo con record date il 19 novembre e data stacco il 18). Sui profitti realizzati dall’istituto guidato da Alberto Nagel, quindi, Delfin incasserà 218 milioni di euro di dividendi e Caltagirone 85 milioni.Ok dell’assemblea anche all’acquisto di massime 37.500.000 azioni proprie (pari al 4,5% del capitale sociale corrente) e, comunque, per un controvalore massimo di 385 milioni, nonché all’utilizzo delle stesse, senza limiti o vincoli temporali, per eventuali operazioni straordinarie, esecuzione di piani di compensi a favore del personale del gruppo, vendita sul mercato e fuori mercato, nonché per annullamento. L’operazione è stata autorizzata nei giorni scorsi dalla Bce. Voto favorevole, in sede straordinari, anche al possibile annullamento delle azioni proprie eventualmente acquisite e non utilizzate in base alla delibera assembleare ordinaria, fino a un massimo di 30 milioni (con conseguente modifica dell’articolo 4 dello statuto sociale). Operazione di annullamento autorizzata sempre nei giorni scorsi da Francoforte.In Piazza Affari ieri il titolo Mediobanca ha chiuso la seduta con +0,55% a 15,43 euro. Nell’ultimo anno le azioni hanno registrato un rialzo del 44,48%.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
Continua a leggereRiduci