2022-11-13
Arrestato il foreign fighter dell’Isis
Nel riquadro Samir Bougana (Ansa)
Nuove accuse per l’italomarocchino Samir Bougana: torturava e seviziava chi si rifiutava di combattere e convertirsi all’islam. Già in carcere, è stato riconosciuto da due vittime.Ieri mattina la polizia di Stato di Brescia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Sassari - emessa dal gip, su richiesta della Procura - nei confronti del ventottenne Samir Bougana, foreign fighter italiano di origini marocchine, accusato di «sequestro di persona e lesioni personali, aggravati dall’avere adoperato sevizie e agito con crudeltà, nonché dalla finalità di terrorismo e dell’odio razziale». Bougana, nato a Gavardo (Brescia), si sarebbe radicalizzato sul Web, prima in Italia e poi in Germania, dove si era trasferito a 16 anni con i familiari e da dove nel 2013 era partito per raggiungere il Siraq, come fatto da migliaia di altri foreign fighter. Lì si è poi sposato con una ragazza tedesca di origine turca da cui ha avuto tre figli, che vivono con la madre in Turchia. Conosciuto dagli apparati antiterrorismo di tutto il mondo, «perché ha partecipato all’organizzazione dello Stato islamico, l’Isis, allo scopo di commettere atti in territorio siriano e in Europa», era uno degli irriducibili che si erano arresi nell’agosto 2018 alle forze della coalizione internazionale. Poi nel 2019, mentre lo Stato islamico crollava come entità statuale con la battaglia di Baghouz (Siria), Bougana, dopo una complessa operazione condotta dall’Aise, dall’Fbi e dalle autorità siriane, era stato arrestato da funzionari della Digos di Brescia e della direzione centrale della Polizia di prevenzione, a Kobane (Siria) e portato in Italia. Il foreign fighter all’epoca era detenuto dalle Unità di protezione popolare curde. Un anno dopo, nel luglio del 2020, il tribunale di Brescia lo ha condannato a quattro anni di reclusione, sentenza poi confermata in Appello. Nonostante la condanna a quattro anni le autorità italiane, visto lo spessore criminale del soggetto, non hanno mai smesso di indagare sul suo passato e, dopo una lunga indagine condotta in collaborazione con le autorità tedesche, è emerso che il foreign fighter italomarocchino è stato riconosciuto da almeno due persone (tra cui un adolescente), oggi rifugiate a Dusseldorf (Renania Settentrionale-Vestfalia). Secondo le loro testimonianze, Bougana li avrebbe torturati e seviziati perché si erano rifiutati di combattere tra le file dell’Isis. A raccogliere le loro dichiarazioni, il pubblico ministero titolare delle indagini e i funzionari della direzione centrale della polizia di prevenzione e della Digos di Brescia. Secondo quanto è trapelato dalle indagini, uno dei due testimoni nel far vedere le cicatrici delle sevizie subite ha anche raccontato delle torture commesse con scariche elettriche nei confronti di detenuti curdi appartenenti alla minoranza yazida, al fine di obbligarli alla conversione all’islam. Quello di Bougana non è certo il primo caso di jihadista rientrato in Europa, magari attraverso la rotta dei migranti, oppure che si trova già in carcere e che viene accusato di sevizie e torture. Proprio un anno fa il tribunale di Francoforte (Germania) ha condannato all’ergastolo Taha Al Jumailly, militante dell’Isis, responsabile della morte per disidratazione di una bambina yazida di cinque anni, comprata come schiava e tenuta incatenata per ore sotto il sole a Falluja (Iraq) nel 2015. Sono decine i casi come questi sui quali si indaga tra mille difficoltà in Austria, Germania, Francia, Svezia, Inghilterra. Mentre scriviamo non si fermano le polemiche in Belgio dove il 10 novembre un estremista islamico identificato come Yassine M., schedato e ritenuto pericoloso, al grido di «Allah Akbar» («Allah è il più grande») ha attaccato armato di coltello due agenti di polizia in servizio in un quartiere di Bruxelles. Uno degli agenti è morto, mentre il collega è in gravi condizioni. Il fatto incredibile è che l’uomo aveva dichiarato i suoi propositi gridandoli fuori da un commissariato la stessa mattina, senza essere creduto.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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