Arrestata la ragioniera di Panzeri. Dopo i nostri scoop sulle sue società

Nel Qatargate è finita in manette anche quella che abbiamo chiamato la «commercialista dei misteri» e che per molti giorni è stata una pista seguita solo da questo giornale. Ieri è stata arrestata la ragioniera di Opera Monica Rossana Bellini. Il mandato di arresto europeo è stato firmato dal giudice istruttore Michel Claise ed è stato diramato tramite il canale di cooperazione Sirene valido in ambito Schengen. A eseguirlo ieri la Guardia di finanza di Milano che ha individuato per prima l’obiettivo.
Sul sistema era inizialmente apparso un alert e poi, una volta individuata la destinataria della misura, l’autorità belga ha inserito il supplemento informazioni sulla piattaforma comune, il cosiddetto modello A.
Il documento, al contrario delle nostre monumentali ordinanze di custodia cautelare, è un asciutto schema di quattro pagine.
Le accuse contestate alla Bellini, che rischia fino a 10 anni di carcere, sono associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Reati che per la Procura di Bruxelles sarebbero stati commessi tra l’1 gennaio 2018 e, addirittura, il 26 dicembre 2022, quando lo scandalo era già scoppiato e la donna era stata già perquisita in veste di indagata.
Secondo la richiesta di arresto e di estradizione emessa il 16 gennaio, «la signora Bellini Monica Rossana sembra aver svolto un ruolo importante nel rimpatrio del contante dal Qatar creando, insieme a Silvia Panzeri, figlia di Pier Antonio, una struttura di società che desse al flusso di denaro una veste lecita».
Le accuse si basano su una dichiarazione resa da Francesco Giorgi, ex assistente al Parlamento di Bruxelles del già arrestato eurodeputato Pier Antonio Panzeri (i due sono stati entrambi arrestati e si trovano attualmente in carcere): «All'inizio del 2019, credo, Panzeri ha pensato che, invece, di prendere contanti sarebbe stato preferibile creare una struttura giuridica all’interno della quale avremmo potuto avere una partecipazione - principalmente lui, perché io avevo il mio lavoro - e quindi gestire il flusso di denaro in modo legale. Per questo Panzeri si è rivolto alla sua commercialista, Monica Bellini, che tra l’altro è andata in Qatar con Panzeri durante i mondiali (come già rivelato dalla Verità, ndr). Una società di consulenza, Equality, è stata fondata in Italia. Ha fornito servizi per una società con sede in Inghilterra». Qui torna d’attualità il ruolo di un misterioso «palestinese» e del suo gancio in Gran Bretagna, un certo Hakan. La catena di complici era stata rivelata sempre da Giorgi a dicembre. Il primo anello sarebbe stato un uomo che lavorava per il Qatar di nome Boudjellal e conosciuto come «l’algerino». Questi avrebbe spinto Panzeri a fondare la sua Ong, la Fight impunity. In Turchia avrebbe messo in contatto Giorgi con una persona «di origine palestinese». Quest’ultimo avrebbe consegnato, di volta in volta, numeri di telefono belgi di soggetti da chiamare «per avere i soldi».
Nel documento stilato il 16 gennaio dalle autorità belghe il racconto dell’ex assistente prosegue: «Fu il palestinese a suggerire di rivolgersi ad Hakan e alla sua compagnia in Inghilterra, di cui non ricordo il nome. Essendo stata coinvolta una società inglese, i documenti dovevano essere preparati in inglese. Il mio coinvolgimento è consistito nel mettere in contatto Panzeri, la sua commercialista Monica Bellini e sua figlia Silvia Panzeri (nessuna delle quali parlava inglese) con Hakan. Silvia ha preparato i casi come avvocato. Ho anche contribuito alla creazione di Equality sfruttando le mie conoscenze linguistiche. Per giustificare l’utilizzo di una società italiana da parte di una inglese, i servizi devono essere forniti in inglese. Pertanto, ho chiesto a conoscenti della mia famiglia che parlano inglese di fornire servizi concreti, senza che sapessero cosa stesse succedendo».
Dunque lo schermo per far girare i soldi sporchi provenienti da Qatar e Marocco sarebbe stata una srl che i nostri lettori conoscono bene. E per la partecipazione alla sua creazione la Bellini è finita in carcere.
La Verità aveva svelato per prima, il 17 dicembre, la perquisizione dello studio della ragioniera. Ma soprattutto, questo giornale aveva raccontato in esclusiva, il 19 dicembre, la genesi della Equality consultancy srl, costituita Il 28 dicembre 2018, cinque mesi prima delle elezioni europee del 2019, con sede legale a Opera, in provincia di Milano, proprio nello studio della commercialista. Ma nella compagine azionaria non compariva Panzeri bensì Luciano Giorgi, il babbo di Francesco. Il sessantaseienne originario di Abbiategrasso, di professione preside di scuola, deteneva il 70 per cento delle quote e faceva parte della compagine sociale insieme con il figlio minore Stefano (25 per cento) e con la Bellini (5) che era anche amministratrice della società insieme con Giorgi junior.
L’oggetto sociale della Equality consulting, che aveva un capitale di 10.000 euro, era praticamente quello di una Ong. Si proponeva, per esempio di «aiutare a rimuovere alcuni degli ostacoli alla collaborazione esistenti tra le culture differenti attraverso iniziative volte a promuovere e divulgare i diritti umani e la protezione delle libertà fondamentali». Un po’ la specialità della nascitura Fight impunity che Panzeri fonderà non appena lasciato il Parlamento europeo. Nel suo primo anno di attività la Equality ottiene risultati lusinghieri sebbene nessuno dei soci sembri avere competenze nel settore di attività. A fine 2019 il valore della produzione è di 240.000 euro e l’utile di esercizio è di 102.500 euro. Ma quando quel bilancio viene chiuso, i due Giorgi hanno già ceduto le loro quote, Lo hanno fatto il 23 luglio 2019, quando si è già svolta la prima assemblea plenaria del Parlamento europeo con Panzeri fuori dai giochi. Una fetta del 15 per cento era passato alla Bellini, mentre il 40% era andato a un barista di origine slovena, Manfred Forte. Quest’ultimo altri non era che il compagno della figlia di Panzeri, Silvia, recentemente estradata in Belgio.
Il 18 novembre 2020 la società, con i conti ormai in rosso, viene messa in liquidazione, compito affidato alla Bellini, e l’8 giugno del 2021 viene chiusa definitivamente.
Il 20 dicembre scorso abbiamo svelato il particolare curriculum della Bellini e i suoi incarichi in aziende pubbliche tutte probabilmente ottenute anche grazie ai suoi ottimi rapporti con la politica di centrosinistra (è stata pure assessore in una giunta a guida Pds).
Il giorno stesso i legali della Bellini inviano alla Verità (che aveva chiesto per iscritto alla donna chiarimenti sulle attività della Equality consultancy) una diffida, nella quale veniva affermato che la perquisizione nello studio della loro cliente era in realtà «unicamente a carico di terze persone» e che «la Rag. Bellini […] non risulta destinataria di alcun provvedimento dell’autorità giudiziaria straniera».
In realtà, come detto, la Bellini era stata perquisita in veste di indagata, su richiesta delle autorità belghe.
Nella diffida i legali ci assicurarono anche che la donna non avrebbe rilasciato interviste. Un’altra innocente bugia. Il giorno dopo ritrovammo le sue parole sul Corriere della Sera. La risposta alla domanda sulla Equality consultancy, però, non fu di quelle che aiutano a fare chiarezza: «Certo, il professor Giorgi non è che uno dei miei tanti clienti». Stop. L’inchiesta del Corriere si concluse così. Dopo pochi giorni, il 27 dicembre, rivelammo ai nostri lettori l’esistenza di una società gemella (e omonima) della Equality consultancy, fondata, però, in Estonia, il 6 settembre 2018.
Dopo le elezioni per il Parlamento di Bruxelles, il 18 giugno 2019, anche l’assemblea della ditta baltica deliberò lo scioglimento e il 15 aprile 2020 venne cancellata dal registro.
Infine, a fine dicembre, avevamo trovato la conferma del viaggio in Qatar della donna, che è atterrata a Malpensa il 28 novembre, proveniente da Doha. Viaggiava su un volo della compagnia statale, la Qatar airways. Adesso sappiamo che c’era anche Panzeri. Purtroppo per la signora la prossima trasferta, con ogni probabilità, sarà in Belgio.






